di LIVALCA - Sono passati oltre sei lustri dalla pubblicazione di una FRAGILE rivista che ha contributo a marcare un’epoca non solo per i prestigiosi intellettuali chiamati a collaborare, ma anche per il modo inusuale, distribuzione gratuita e già allora INOLTRE, di presentarsi ad un pubblico assetato di sapere, frutto di una scolarizzazione di massa, che generava tanta scuola e poco lavoro produttivo (La disoccupazione giovanile non è una gioiosa scoperta dei nostri giorni!).
Faceva notare Manlio Rossi Doria in un’intervista rilasciata a FRAGILE “…la scolarizzazione è un fenomeno positivo e chi volesse negarlo sbaglierebbe, però …il fatto di aver portato una parte dei giovani, negli anni più importanti della loro formazione, ad essere impegnati soltanto nella scuola e non nel lavoro come avveniva prima… La disoccupazione giovanile è un fenomeno che affligge non solo l’Italia, ma Inghilterra, Francia, Germania, America, quindi c’è da affrontare tutto un processo di revisione dei processi scolastici che portino a combinare attività di lavoro e di studio negli anni compresi tra i tredici e i venti anni”. Stiamo parlando del 1983 (Vuoi vedere che la gioiosa macchina da guerra ha antenati illustri?). Sulla stessa rivista Nigro intervistando Rafael Alberti chiedeva, con finto stupore ed ingenuo candore lucano, lumi su un fatto inusuale: “Perché ha rifiutato il posto in Parlamento?”
Prima di riportarvi integralmente la risposta del grande poeta andaluso mi limito a riflettere che avrebbero potuto fare la stessa cosa i tanti nostri ‘vip’ che hanno ‘scaldato’ per anni il loro posto.
“Io non ho rifiutato. Sono stato deputato per cinque mesi, però poi ho pensato che ero il solo deputato per la provincia di Cadice e che c’erano troppi problemi da risolvere, soprattutto problemi per le campagne, per i contadini, i muratori, gli olivicoltori, tante cose che conoscevo male, perché sono stato trentanove anni fuori dalla Spagna e ho pensato che per un solo deputato la mia presenza non era efficace, e allora il mio posto l’ho ceduto ad un contadino che conosceva i problemi meglio di me e sono tornato a fare il poeta di strada, meglio che stare in un Parlamento seduto”.
Fragile nacque dalla collaborazione fra Lino Angiuli, Michele Lastilla e Raffaele Nigro – in rigoroso ordine alfabetico - e grazie alla disponibilità del sottoscritto che fungeva da direttore responsabile. FRAGILE in seguito INOLTRE e poi INCROCI ha visto schierata “la meglio gioventù editoriale” dell’epoca: Levante, Schena e Adda. Su FRAGILE Angiuli ha pubblicato, fra i tanti, uno scritto intelligente, impertinente e ‘stravagante’ sotto il titolo “Lettera a Vittorio Bodini e per conoscenza a Giuseppe Zagarrio e Vittore Fiore” che si concludeva in questo modo: “Che c’è dopo la luna? E chi lo sa. Spero tanto ci sia la patria degli ulivi parlanti dei campanili in tufo radicato. Ora non posso dirti arrivederci al tuo grande funerale, giacché non solo non sei morto in Puglia ma neppure altrove: quelli come te non riescono a morire. Post scriptum: sentiamoci più spesso; li innaffio io stasera i tuoi gerani rococò color geranio”.
Va detto che questo articolo è stato pubblicato grazie al sottoscritto, come anche quelli di: DELL’AQUILA, CAMPIONE, ROSSANO, DE MARTINO, CATALANO, SAPONARO, MARCONE, D’AMARO e altri. Il motivo era che Nigro era attratto dai nomi altisonanti: CAMON, ALBERTI, PAMPALONI, ROSSI DORIA, FINZI, LUNETTA ecc., ma la cosa ‘fastidiosa’ era che la ‘colpa’ era sempre e solo mia e il ‘merito’, non ci conviene entrare nel merito del discorso, rigorosamente Suo. Vi sarà un piccolo libro che svelerà quanto sia FRAGILE il nesso fra il volere e non potere, cosa diversa da credere è possibile, non credere è impossibile.
Questa breve parentesi-premessa serve per attestare in libertà quanto sia FRAGILE il rapporto fra questi ‘Scatti di poesia’, ideati dall’alleanza Angiuli-Pavone, e il mondo di Livalca.
Premesso che l’alleanza non è mai creativa, ma è sempre frutto di un accordo, che spesso diventa intesa dopo estenuanti trattative in cui vengono divisi equamente onori e oneri, bisogna prendere atto che se il progetto giunge alla terza edizione vuol dire che il proposito era condivisibile e valido.
La Mostra, che si terrà dal 29 luglio all’11 settembre 2016 presso il Castello di Monopoli, è sostenuta dal Mibact, dalla Regione Puglia e dal Comune interessato ed è una splendida iniziativa tesa a valorizzare il territorio e di questo bisogna dare atto ai curatori, ma anche a chi dimostra di essere lungimirante (cosa che non sempre le nostre Istituzioni riescono a percepire) perché solo eventi spostano gente e leciti affari.
Per l’umanità non vi è fortuna più grande di una poesia che fotografi uno stato d’animo e di una foto in grado di raccontare senza parole. Dal connubio di queste verità scaturiscono tredici foto e tredici poesie che ci dimostrano che quando negli occhi di chi guarda vi è la bellezza per la bellezza, quasi sempre la bellezza regna in ogni dove. Parafrasando Napoleone e la sua Parte Bona: una foto bella piace allo sguardo, una poesia proba al cuore, quello un gioiello, questa un tesoro. Come sempre sono stato chiaro nello schierarmi, senza diplomazia, e con ‘bona’ pace di tutti.
I poeti che hanno dato lustro all’iniziativa sono, sempre tenendo presente l’a, b, c, Alesin, Anelli, Angiuli, D’Amaro, Farabbi, Ferramosca, Fontanella, Granatiero, Langella, Montanari, Pacilio, Verri, Tusiani.Avendo raccomandato Tusiani all’Angiuli non posso parlare dell’Amico italo-americano, ma lui sa che io so che gli altri non sanno. Molti si staranno chiedendo come mai il granitico-garganico Joseph Tusiani avesse bisogno di una ‘raccomandata’ in tempi di posta celere: lo ‘scatto’ è scatto e la foto dal cellulare è ‘bella senz’anima’, ma l’anima, come il ricordo, va alimentata (Non basta fare il bene, bisogna farlo bene).
Scriveva sempre su FRAGILE nel periodo sopra richiamato Sergio D’Amaro: “Io vivo nel Sud, precisamente in Capitanata, ancor più precisamente pendolo tra Foggia, che è al centro del Tavoliere e che è una città ormai vivace e moderna, e un paese del Gargano interno che ha dei problemi di sviluppo bloccato… Analizziamo bene quel che è stato il ’68, estraendo da quella data simbolo il messaggio più profondo…”. Sul ’68 si continua ancora a dissertare (che se poi togli una esse ti rendi conto che il termine ‘disertare’ è quello più rispondente alla realtà), ma D’Amaro non sa che per pubblicare quell’articolo ci fu bisogno di una raccomandazione di un suo concittadino, lo stesso per cui in seguito ebbi dei problemi con la redazione di FRAGILE. (Il cristianesimo ha fatto molto per l’amore… facendone un peccato…).
Per anni la Puglia ha avuto come emblema l’ulivo e la vite, dimenticando il nobile carrubo: albero dal tronco tortuoso che raggiunge i 13 metri di altezza ed è molto longevo; i suoi frutti sono grossi legumi con polpa dolce, usati anche nell’alimentazione umana - cura disturbi intestinali - e di cui ero ghiotto da ragazzino in quel di San Nicandro Garganico e, dal momento che serviva per nutrire anche il bestiame, i cavalli in particolar modo, dava ai miei cugini l’appiglio giusto per canzonarmi e procurarmi “scatti d’ira poetica non consoni all’età e all’educazione ricevuta”.
Sergio D’Amaro con dei versi compatti saldi duri incrollabili irremovibili ci regala un FRAGILE ‘quadro d’ un carrubo’.
Quelle forme che si agitano nel campo
E la spada dell’agave che fischia nel vento
Sono specchio d’un rischio, di una corsa
Nata dall’intimo seme d’un dubbio.
Forse è un corpo, un grido vegetale
Che ignoto s’alza da un’arcaica notte.
Si affaccia all’alba marina, a queste conchiglie
Lasciate dal tempo nel suo sonno costante,
Sul tronco azzurro d’aria e di nubi.
Ha luci diverse sul ramo contorto
E vene riempite di vita
Come se stesse per muoversi
Per dire interi i suoi secoli
E le radici impregnate di terra.
Ne colgo una linea, un ingenuo disegno,
Fino alla fine del giorno, fino a che sempre
Il sole ritorni a colpirci.
E per far si che ‘il sole ritorni a colpirci’ mi sembra doveroso citare i Maestri della fotografia Asmirko, Basile, Bevilacqua, Di Palma, De Lonti, De Napoli, Fazio, Lupoli, Pavone, Raimondo, Stallo, Taranto e Tomassini, quest’ultimo cultore di Federico II omaggiato con una mostra nel 2011 nello stesso castello di Monopoli. Trattandosi di Puglia con le foto e i versi non poteva mancare la Musica che sarà a cura dei Conservatori di Matera e Monopoli. Il 7 settembre Vincenzo Velati terrà una conversazione su ‘Cronaca e Mito’ per cui mi permetto di ricordargli che se mi viene a trovare posso donargli alcuni libri sull’argomento che possono rendere più brillante la sua ‘performance’. Apprendo con sincera ammirazione che fa parte del cast anche il famoso italianista Daniele Maria Pegorari che farà da apripista e guiderà le letture poetiche di Lino di Turi (Con un giusto, forbito e accessibile linguaggio si può stimolare e far diventare piacevole una lettura di poesie che, spesso, è riservata solo agli addetti… alle parole!).
A Lino Angiuli si può imputare la folta capigliatura, la foga poetica, l’indiscussa preparazione e meticolosità con cui prepara gli ‘scatti’, la sua passata passione per il gelso rosso di Puglia, ma non si può negare la piena assoluzione quando mette a nudo la sua FRAGILE anima di peccatore (per le penitenze lo ‘scatto’ non è alla mia portata) che ci restituisce l’uomo e lascia le luci della ribalta al poeta.
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