Isis, Sirte liberata al 70%

TRIPOLI - Le forze libiche supportate da quelle statunitensi "hanno liberato il 70%" di Sirte dalle mani dell'Isis. Lo dichiara il sindaco della città, Mokhtar Khalifa, all'Associated Press. Il primo cittadino sostiene che i quartieri meridionali e occidentali della città libica, considerata la roccaforte dell'Isis in Nord Africa, sono sotto il controllo dei combattenti fedeli al governo sostenuto dalle Nazioni Unite.

Intanto sono almeno 30 le persone, tra miliziani dell'Isis e civili, morti in bombardamenti dell'aviazione russa a Raqqa, la 'capitale' dello Stato islamico in Siria. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). La ong parla di una decina di attacchi che hanno provocato anche circa 70 feriti.

In precedenza la Russia aveva dato notizia dei raid compiuti da 6 bombardieri strategici che hanno preso di mira una fabbrica per la produzione di "munizioni chimiche". 

Negli attacchi sono stati uccisi "un gran numero di jihadisti".

GENTILONI, RIAPRIREMO AMBASCIATA ITALIANA A TRIPOLI - "Presto l’Italia potrebbe riaprire la sua ambasciata a Tripoli, chiusa nel febbraio 2015. Il nostro governo ha nominato ambasciatore Giuseppe Perrone" ha dichiarato, in un'intervista al Corriere della Sera, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, augurandosi che "sia il sigillo a un grande sforzo di cooperazione. Il nostro impegno non deve stupire: contribuire a stabilizzare la Libia è una priorità nazionale, dalla sicurezza all’immigrazione. Sul piano militare stiamo fornendo alle operazioni antiterrorismo un sostegno logistico. Se ci saranno richieste ulteriori attività di addestramento della guardia presidenziale e di sostegno alla guardia costiera le valuteremo. Serraj ci ha fatto avere la lettera della quale avevamo parlato giorni fa, quando mi aveva chiesto una presenza della nostra Sanità militare. Ma oltre ad avere risvolti militari e umanitari, la collaborazione ne ha di economici e anche culturali. Serraj vorrebbe dall’Italia una protezione dei siti archeologici. Qui non si sta parlando di invio di truppe, ma di operazioni umanitarie. Quanto all’iniziale interesse manifestato dal governo libico per una protezione e valorizzazione dei beni culturali vedremo di che cosa si tratta. Non abbiamo missioni militari in Libia. Se le avremo saranno autorizzate dal Parlamento. Il governo egiziano conferma in tutte le sedi di lavorare per una Libia unita".

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