L’esortazione latina di Tusiani nella traduzione di Stella Elia



di VITTORIO POLITO — La poesia che segue non è una delle tante che l’attivissimo poeta italo-americano Josep Tusiani ha composto e che ci invia a giorni alterni da New York, ma sono versi da primato: è la numero 66 scritta in latino da quando il Nostro Amico è stato colpito da un ictus, qualche anno fa.

Anch'io ho dovuto fronteggiare, quasi nello stesso periodo, un malanno che mi ha limitato, ma non privato della voglia di impegnare in maniera costruttiva le mie giornate.

Spero, con la pubblicazione del mio quinto libro, di dimostrare di esserci ancora con la testa e l'impegno di sempre. Non è facile, quando tutti ritengono che ormai il tuo cammino verso l’Alto abbia iniziato il percorso, dimostrare che in “basso” ci sei ancora con sufficiente energia e non resta che dimostrarlo con i fatti: alcuni poetici, altri esistenziali, ma tutti aventi l’unico intento di giustificare la presenza.

Oggi che la bella presenza è il modo più sicuro per esserci, non rimane, a coloro che sono per motivi anagrafici non più da copertina, che la voglia di conquistare la scena con gli strumenti che hanno segnato la loro esistenza.

Di Tusiani mi sono occupato a lungo e i nostri lettori, sempre più numerosi secondo i riscontri di contatti reali e non solo virtuali, hanno imparato a conoscerlo attraverso le molte pagine a lui dedicate dal giornale che il direttore Ferri dirige con professionalità e lungimiranza; della poetessa-scrittrice di Trinitapoli - una delle poche privilegiate che molto spesso sente dalla viva voce di Tusiani gli stati d'animo di un uomo che è grato all’America, ma è ancora più grato a quella Patria una volta considerata “ingrata” e oggi soltanto incommensurabilmente amata - i nostri lettori hanno imparato a conoscere la profonda cultura e la leggerezza di “penna” attraverso gli articoli pubblicati sul giornale; del sottoscritto si dice tutto il ...male possibile e si pensa di ignorarne la presenza - come fa l’editore amico, abituato a comandare con lo “sguardo” e pretendere con le parole, dimenticando che Vittorio non è irriconoscente, ma ritiene di aver meritato sul campo la giusta considerazione di cui gode oggi nell’ambiente e non può accettare più come panacea ‘ ti ho creato io ‘ - salvo poi ammettere che senza di lui si rischia il naufragio.

Dall’unione di giovani entusiasti come Grazia Stella Elia, Joseph Tusiani e Vittorio Polito parte questo regalo in latino: una smagliante esortazione a valutare un dono, la vita, e non fonte di disperazione come spesso finiamo per considerarla.

Tutte le esistenze hanno in comune due cose: la luce e le tenebre.

Voglio concludere questo mio sincero intervento con le parole adoperate dall’editore Gianni Cavalli per spiegare alla redazione del Giornale la necessità di pubblicare versi in latino: ‘ Questa vigorosa ‘esortazione’ è un pezzo di pane garganico per nutrire la nostra smarrita esistenza’. Buono come il pane, un pezzo di pane, dacci il nostro pane quotidiano …non sono solo frasi ispirate alla bontà, ma celano una cortese ‘esortazione’ a guardare verso …le meraviglie del Cielo.

EXHORTATIO
Cuncta locum inveniunt in mente hominis peregrina
Sed vacuum interea remanet cor, pauper et aegrum.
Quid mentem nostram tantum locupletat in horas
Et quid cor nostrum facit aridum, inops et inane?
Eheu, divitiae sunt falsae, quae mihi praebent
Irrita verba et conceptus, vento insidiatos.
Sursum, cor meum, et ad caeli convertere mira,
Sursum, et mentem anima donis quae sola necesse.

Iosephus Tusiani
Novi Eboraci, die XVIII Mensis Augusti MMXVI

Esortazione

Tutto trova posto nella mente peregrina dell’uomo
ma intanto il cuore rimane vuoto, povero e triste.
Cosa arricchisce tanto la nostra mente di ora in ora
e che cosa rende il nostro cuore arido, povero ed inane?
Ahimè, falsa è la ricchezza, che mi porta
parole vane e concetti, insidiati dal vento.
In alto, cuore mio, e guarda le meraviglie del cielo,
in alto, e vivifica la mente con i soli doni (naturali) che sono necessari.

(Traduzione di Grazia Stella Elia)