BARI - Centinaia di nastrini rossi sotto il porticato della Regione anche oggi per ribadire l’amore per la Puglia, la Scuola e la Famiglia e dire “no” al piano di “deportazione” dei docenti pugliesi, a momento più di 1700 assegnati in ambiti territoriali del centro nord Italia.
La calda estate della scuola continua, anche in pieno agosto in contemporanea con la Basilicata e la Sicilia, per continuare a ribadire il dissenso contro le modalità imposte dalla legge che attraverso un non chiaro algoritmo del Miur vede docenti che hanno sempre lavorato nelle proprie province di appartenenza ( Gae, le graduatorie ad esaurimento), spostati coattivamente perché, altrimenti, il rischio di non lavorare permanendo in Gae sarebbe stato troppo forte. La legge infatti ha velatamente costretto questi docenti a produrre domanda di assunzione al piano straordinario, pena la disoccupazione dopo tanti anni a rincorrere il ruolo (come recita l’art 1 comma 131 della legge 107/2015).
È importante tenere alta l’attenzione su questo problema perché la Puglia è prossima ad una vera a e propria emergenza sociale, culturale ed economica. A dovere andare via infatti saranno per lo più donne con un’età media di 45 anni, docenti che hanno costruito la propria vita e famiglia nel territorio pugliese e che costrette adesso a lasciare la Puglia dovranno rimodulare economie ed equilibri familiari di difficile concertazione.
Le donne pugliesi infatti non sono solo docenti ma dei veri e propri caregiver, forze del Sud essenziali per sostenere il tessuto sociale ed economico della Regione. E i “nastrini rossi” sono forti delle proprie motivazioni grazie alla mozione la “buna scuola” la cui approvazione, già avvenuta in consiglio regionale e portata mercoledì in IX commissione a Roma, è in corso anche nei Consigli comunali del territorio.
Il documento, che ha come primo firmatario il presidente della VI Commissione regionale Alfonso Pisicchio, chiede il rientro dei docenti neoassunti con il piano straordinario attraverso la riapertura degli organici dell’autonomia , oggi contingente del tutto insufficiente per il normale svolgimento delle attività ordinarie delle scuole.
I docenti del gruppo pugliese inoltre hanno anche ottenuto con settimane di anticipo il contingente numerico delle assegnazioni provvisorie (emendamento Puglisi art. 1 comma 108 legge 107/2015 e art 3 comma 1 del Ccn ), i posti dell’organico di fatto, dall’Usr, ma continuano ad essere compatti sotto la Regione e consapevoli che la battaglia del Sud si può vincere solo con la coalizione di tutte le forze politiche, sindacali e istituzionali.
I “Nastrini rossi” nell’incontro tenutosi prima in Regione con l’assessore Sebastiano Leo e il presidente della VI Commissione Alfonso Pisicchio e dopo all’Usr, hanno ribadito l’importanza di riaprire gli organici dell’autonomia come già esplicitato nella mozione, quale unico elemento risolutivo che contrasterebbe i mali della scuola pugliese risolvibili con l’autorizzazione di un organico di fatto 2016/17 che dia seguito a tutte le richieste di sdoppiamento di classi avanzate da numerose scuole della regione, come elemento che agevoli la didattica, deroga al vincolo triennale per permettere ai docenti oggi assegnati a cattedre fuori regione di rientrare e giocarsi la possibilità di rientrare occupando i posti dei pensionamenti previsti nel prossimo triennio. Inoltre, forti del caos determinato dalla fumosità dell’algoritmo, sarebbe opportuno che tutti i docenti rientrassero nel primo ambito di appartenenza e qualora non ve ne fosse disponibilità siano permessi i trasferimenti in tutta la provincia, o a disposizione per la dotazione organica provinciale Dop.
La protesta dei nastrini rossi continua fino a quando tutti i docenti pugliesi non avranno ottenuto giustizia.
La calda estate della scuola continua, anche in pieno agosto in contemporanea con la Basilicata e la Sicilia, per continuare a ribadire il dissenso contro le modalità imposte dalla legge che attraverso un non chiaro algoritmo del Miur vede docenti che hanno sempre lavorato nelle proprie province di appartenenza ( Gae, le graduatorie ad esaurimento), spostati coattivamente perché, altrimenti, il rischio di non lavorare permanendo in Gae sarebbe stato troppo forte. La legge infatti ha velatamente costretto questi docenti a produrre domanda di assunzione al piano straordinario, pena la disoccupazione dopo tanti anni a rincorrere il ruolo (come recita l’art 1 comma 131 della legge 107/2015).
È importante tenere alta l’attenzione su questo problema perché la Puglia è prossima ad una vera a e propria emergenza sociale, culturale ed economica. A dovere andare via infatti saranno per lo più donne con un’età media di 45 anni, docenti che hanno costruito la propria vita e famiglia nel territorio pugliese e che costrette adesso a lasciare la Puglia dovranno rimodulare economie ed equilibri familiari di difficile concertazione.
Le donne pugliesi infatti non sono solo docenti ma dei veri e propri caregiver, forze del Sud essenziali per sostenere il tessuto sociale ed economico della Regione. E i “nastrini rossi” sono forti delle proprie motivazioni grazie alla mozione la “buna scuola” la cui approvazione, già avvenuta in consiglio regionale e portata mercoledì in IX commissione a Roma, è in corso anche nei Consigli comunali del territorio.
Il documento, che ha come primo firmatario il presidente della VI Commissione regionale Alfonso Pisicchio, chiede il rientro dei docenti neoassunti con il piano straordinario attraverso la riapertura degli organici dell’autonomia , oggi contingente del tutto insufficiente per il normale svolgimento delle attività ordinarie delle scuole.
I docenti del gruppo pugliese inoltre hanno anche ottenuto con settimane di anticipo il contingente numerico delle assegnazioni provvisorie (emendamento Puglisi art. 1 comma 108 legge 107/2015 e art 3 comma 1 del Ccn ), i posti dell’organico di fatto, dall’Usr, ma continuano ad essere compatti sotto la Regione e consapevoli che la battaglia del Sud si può vincere solo con la coalizione di tutte le forze politiche, sindacali e istituzionali.
I “Nastrini rossi” nell’incontro tenutosi prima in Regione con l’assessore Sebastiano Leo e il presidente della VI Commissione Alfonso Pisicchio e dopo all’Usr, hanno ribadito l’importanza di riaprire gli organici dell’autonomia come già esplicitato nella mozione, quale unico elemento risolutivo che contrasterebbe i mali della scuola pugliese risolvibili con l’autorizzazione di un organico di fatto 2016/17 che dia seguito a tutte le richieste di sdoppiamento di classi avanzate da numerose scuole della regione, come elemento che agevoli la didattica, deroga al vincolo triennale per permettere ai docenti oggi assegnati a cattedre fuori regione di rientrare e giocarsi la possibilità di rientrare occupando i posti dei pensionamenti previsti nel prossimo triennio. Inoltre, forti del caos determinato dalla fumosità dell’algoritmo, sarebbe opportuno che tutti i docenti rientrassero nel primo ambito di appartenenza e qualora non ve ne fosse disponibilità siano permessi i trasferimenti in tutta la provincia, o a disposizione per la dotazione organica provinciale Dop.
La protesta dei nastrini rossi continua fino a quando tutti i docenti pugliesi non avranno ottenuto giustizia.