STORIE. “Brexit? A Londra noi italiani lavoriamo tranquilli...”

di FRANCESCO GRECO. LONDRA – Cameron ha lasciato il 10 di Downing Street, il nuovo primo ministro, la signora Theresa May, ne è certa: la Brexit? Un'opportunità. Gli inglesi sono virali: dal Bardo a Dickens, da Oscar Wilde ai Pink Floyd, il loro motto è “just at time”.

Cose impossibili per noi italianuzzi perduti nelle sciocche liturgie del tempo da sciupare, del gettone di presenza, fra burocrazia e corruzione, senso dello stato esiguo e le istituzioni di cui ci serviamo invece di servire.

A poche settimane dalla Brexit, cos'è cambiato per gli italiani a Londra, una folta comunità che sfiora quota 400mila? Per la serie “cervelli in fuga”, giriamo la question all'ing. Mattia Sergi (pugliese, la madre è di Acquarica, lavora alle PT di Novara, il padre di Presicce, prof. in pensione, oltre che grande artista (fino al 15 agosto espone a Santa Maria di Leuca, Villa La Meridiana, con un altro grande, Vito Russo), che da un anno vive e lavora a Londra.

Domanda: Com'è cambiata la vostra vita?
Risposta: Dopo un primo momento di delusione (ha votato per Brexit solo il countryside, Londra voleva restare nell'UE), c'è stata un'ondata di ottimismo che è riuscito a bloccare la discesa della sterlina. Ora come ora non conviene trasformare i soldi da sterlina in euro, anche se il valore della sterlina è superiore, ma in un futuro prossimo le cose potranno cambiare e se il nuovo primo ministro, la signora May, riuscirà a ben negoziare con l'UE, perfino migliorare.
Anche se non crediamo che l'UE abbia tanta voglia di negoziare a favore della Gran Bretagna in quanto sinora Londra ha bloccato la crescita dell'UE attingendo finanziamenti dalle finanze europee. Anche nel mio campo, l'edilizia, Londra è centrale per l'UE e lo sarà nei prossimi due anni fino all'uscita definitiva.

D. Quindi per gli italiani non ci saranno conseguenze?
R. La Brexit non influenzerà tanto i professionisti quanto la maggior parte degli italiani che lavora qui. Tanti arrivano sull'isola senza una laurea, per fare i lavori “scomodi”. Per loro sarà un grosso problema, poiché i datori di lavoro non daranno mai una sponsorship per fare i lavori che possono fare tutti.
Ciò che era un punto di forza di Londra ora è diventato un punto di debolezza. Così la maggior parte degli italiani ha paura, anche se lavoreranno tranquilli per i prossimi due anni.

D. Da quanto tempo vive in riva al Tamigi?
R. Da circa un anno. Sono qui per seguire la fase di realizzazione di “Wilkinson Eyre Architets”, un progetto di alta ingegneria italiana, con Frener & Reifer, impresa sudtirolese.

D. In cosa consiste?
R. Nell'erigere tre edifici, con un cortile centrale all'interno. Questi edifici sono connessi da due ballatoi, uno al quinto e l'altro all'ottavo piano. Sono inoltre circondati da una frame esterna in acciaio. In passato sono stati adibiti a “Gasholder”, da qui il nome del progetto “Gasholder Triplets”.

D. Che compito ha F&R?
R. E' in carica per la fase di progettazione, fabbricazione e installazione della facciata, compreso rain screen & folding shutters, balconi, balaustre a vetro, ballatoi, atrium rooflights, penthouse con soffitti in vetro motorizzato, pareti vetrate tagliafuoco, ecc.

D. Dove si trova esattamente il palazzo?
R. Dietro la stazione ferroviaria di King Cross.

D. Un progetto scagliato nel futuro...
R. E' uno dei più “illuminati” attualmente sul palcoscenico inglese. Tutti guardano a questo progetto con curiosità, come d'altronde tutti i progetti intorno a “Gasholder Triplets” e all'area che stiamo per riqualificare a Londra.

D. F&R si occupa di facciate complesse?
R. E' specializzata in questo settore. Niente a che vedere con facciate di grattacieli facili e ripetitive, facciamo solo progetti di un certo valore e complessità architettonica, lavorando con architetti come Renzo Piano, Zaha Hadid, Wilkinson Eyre, Chair & Morel, ecc.

D. Com'è capitato a Londra?
R. Dopo essermi laureato in Ingegneria Edile e specializzato in Ingegneria Strutturale al Politecnico di Milano, mi sono trasferito a Dublino, dove ho lavorato un anno come QE Engineer per poi lasciare e prendere un post master alla Dublin Business School in Project Management.
Poi a Udine ho lavorato per oltre un anno per la “Danieli” di Buttrio come Junior Project Manager.
Circa un anno e mezzo fa mi sono trasferito a Brixen (Bressanone) dove sono rimasto 6 mesi lavorando come assistente al Senior Project Manager per questo progetto.
A settembre mi è stata data l'occasione di venire a Londra per imparare la figura di Logistics Manager sul sito.
Sono in carica per tutta la logistica di F&R in cantiere, dal delivery all'amministrazione e stoccaggio dei materiali. Sono in contatto con una moltitudine di fornitori, inglesi e stranieri. Pianifico con due settimane di anticipo i materiali che serviranno all'Installation Team. Sotto la mia posizione c'è un Logistic Supervisor, che è il mio contatto diretto con quello che succede sul cantiere e oltre 15 operai.
Un'esperienza affascinante che all'inizio non è stata facile data la mia giovane età (sono nato a Magenta, ho 29 anni) e senza grandi esperienze nel campo delle facciate complesse, ma grazie alla mia curiosità di sapere, sono riuscito a superare quel primo momento di difficoltà.
Ora mi trovo bene, sono a mio agio in tutti gli aspetti della logistica, riesco a gestire due profili differenti: uno ai meeting con i clienti e l'altro con colleghi e operai.

D. Prossimo step?
R. F&R ha uffici in tutto il mondo: dall'Italia alla Germania, da Londra a Parigi, dalla Cina all'America. E proprio grazie a questa internazionalizzazione aziendale potrò chiedere un possibile trasferimento a New York. Mi piacerebbe fare ancora un anno di esperienza qui a Londra e poi andare negli Usa dove potrò arricchire il mio cv, continuare a crescere e conoscere aspetti che mi potranno far diventare un Senior Project Manager nel campo delle facciate complesse.

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