Charlie Hebdo, Cassano: la satira si fermi davanti all’orrore

BARI - “Stereotipi e luoghi comuni sull’Italia, un pizzico di arroganza e l’ombra del razzismo. Soprattutto l’assoluta mancanza di rispetto per le 300 vittime, le centinaia di feriti e le migliaia di persone che hanno perso tutto. Per questi motivi a me le vignette pubblicate dal settimanale satirico francese Charlie Hebdo non sono piaciute. E concordo con lo scrittore Daniel Pennac: non sono divertenti, non fanno ridere nessuno se non chi le ha concepite, non meritano forse neanche il nostro sdegno". Così in una nota il Sen. Massimo Cassano, Sottosegretario al Lavoro, interviene sulla vicenda.

“Il sisma che ha devastato il Lazio e le Marche – spiega Cassano – si è abbattuto su popolazioni inermi lasciando dietro di sé una infinita scia di lutti e dolore. E’ vero, la prevenzione in questo Paese ha ancora troppe ombre, ma questo è un dramma che si aggiunge alla tragedia. E in casi come questi il rispetto totale e la reazione forte e immediata del Paese devono essere le uniche risposte. Motivi di satira, onestamente non ne vedo. Anzi, l’emergenza ha mostrato il volto eccezionalmente positivo di una protezione civile che - assieme ai vigili del fuoco, agli uomini della forze dell’ordine, ai volontari - ha portato i soccorsi con una capacità e una professionalità di un tale livello di efficienza che forse mai si è visto nel resto d’Europa anche in recenti drammatiche occasioni. Così come non si può non sottolineare la gigantesca macchina della solidarietà e dell’umanità che ha abbracciato quelle regioni del Centro Italia. Bene ha fatto l’ambasciata francese a puntualizzare che quelle vignette non rappresentano assolutamente la posizione della Paese transalpino. Resta però forte un senso di sdegno contro chi, rivendicando sempre e comunque il pur sacrosanto diritto di Satira, gioca con la morte degli altri. Io, nonostante tutto, continuo a condividere il Je suis Charlie che nel mondo si è unito alla redazione del settimanale dopo il vile attacco terroristico. Adesso però Io sono di Amatrice, di Arquata, di Pescara del Tronto”.

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