GENI. Quando Leonardo si fermò a Galatone

(ph M. Mariano)
di FRANCESCO GRECO. GALATONE (Le) - “Usa il tempo!”. Sul letto di morte, Leonardo da Vinci dettò al mondo quella che era stata la sua massima di vita, attuale anche oggi che è divenuto virale, rapsodico: il tempo che ci è concesso non è infinito, facciamone perciò un uso razionale, non sciupiamolo inutilmente, correndo dietro a surrogati e pseudo-valori, inseguiamo utopie, non fantasmi.

Terra di tesori d'arte nascosti, segreti, al visitatore che si perde nelle contrade polverose, fra gli ulivi secolari dove canta la cicala e i gechi vi osservano dalle fresche tane nell'ulivo e dalle volte a stella delle vecchie case di cocci e terra rossa, antiche masserie e pietre misteriose, il Salento all'improvviso offre Palazzo Belmonte-Pignatelli, nel cuore antico di Galatone (unto dal sale dello Jonio portato dal gallipolino), di fronte allo splendore barocco del Santuario del Crocefisso.

Qui Giuseppe Manisco, genius loci che lavora da ingegnere all'Enel, e l'intera famiglia (Jenny insegna inglese, Catia fa la restauratrice ai Musei Vaticani, Donato organizza eventi, Sara si sta specializzando in pittura e moda: la madre Carla coordina tutti), hanno riempito i saloni con tutte le macchine ideate da Leonardo nella sua lunga e feconda vita e realizzate in scala 1 a 1.
In un anno e mezzo sono venuti da tutto il mondo (lo si osserva dai post-it lasciati sul brogliaccio) 20mila visitatori. Un record, su cui si possono costruire altri successi.

Fra Leonardo e Manisco, quelle che Goethe chiamava “affinità elettive”. Un omaggio al genio toscano, che hanno avuto la brillante idea di intrecciare a un altro grande dell'umanità: Antonio de Ferrariis, detto il Galateo (di recente gli studiosi hanno accettato il Galateo come effettivo cognome che il de Ferrariis assunse, tanto che lo portano anche i figli, ndr) nato proprio in questi vicoli colmi di luce verticale con le case abitate dagli arabi e nei cortili ombrosi risuonano le voci dei loro bambini. Inshallah!

Manisco è un personaggio impossibile da descrivere, bisogna conoscerlo: la sua modestia vi conquisterà. E' un erudito, un filosofo, uno scienziato, un artigiano, un inventore: un genio. Il transfert col “maestro” è riuscito perfettamente. Gli piace parlare, condivide con i forestieri le sue emozioni e la sua sapienza.

Il 5 gennaio 2014 da qui è passato Vittorio Sgarbi che ha lasciato scritto: “A Palazzo Belmonte Leonardo ritrova se stesso”. Manisco ha anche uno spessore pedagogico: le scolaresche che non ascoltano le loro maestre, sostano in religioso silenzio davanti a questo uomo piccolo e magro, che con passione spiega il funzionamento delle macchine.

Oltre a teorizzare e filosofare (il dna greco emerge nei salentini), Manisco lavora: si arma di chiodi e martello, asce e compassi e ha mani callose.

Fa da cicerone, le mostra una a una, perfettamente funzionanti. Ha la voce esile, parla lentamente, riflette le parole, sa della loro importanza. L'altro giorno sono venuti 120 studenti da Melissano, anche se le scuole sono chiuse. Su un grande tavolo alcune ciotole. Spiega: “Gli alunni possono fare il sapone, l'argilla, la carta, e volendo anche stampare un giornale...”.

Un'altra sua passione sono le macchine tipografiche, le vecchie linotype dai caratteri di piombo fuso dell'altro secolo: tra quelle in suo possesso, anche una con cui i comunisti leccesi nel dopoguerra hanno stampato volantini propagandistici: erano gli anni dell'on. Giorgio Casalino, la deputata Cristina Conchiglia-Calasso, femminista ante-litteram, ecc.

Poi arrivarono Marco Carrai e Luca Lotti: o tempora, o mores!

Usciamo confusi nell'immenso cortile (la piazza d'armi) ed ecco l'ariete, con cui si sfondavano muraglie di pietre e coccio pesto molto spesse e all'entrata la gogna: così 5 secoli fa si punivano i malandrini (oggi un buon avvocato e la fanno franca). Vogliamo provarla? Meglio di no, non abbiamo poi commesso stupidaggini così gravi...

(ph M.Mariano)
Al culto per Leonardo e il Galateo (c'è anche la sua laurea fra Bari e Napoli), i Manisco hanno poi contaminato una serie di elementi d'epoca mutati in eventi di grande appeal popolare.

Il 20 gennaio di ogni anno, per esempio, si festeggia San Sebastiano, che salvò la città dalle peste. Galatone si riempie di folle richiamate davanti al Crocefisso dal rito della freccia che, azionata da razzi, percorre 300 metri agganciata a un cavo d'acciaio a 16 metri da terra e se riesce a raggiungere la campana della torre e regalare il suo suono argentino, è letto come un buon auspicio per l'anno ai suoi primi vagiti.

5mila persone da tutto il mondo poi ogni anno assistono al Palio armate di tablet: quest'anno è fissato domenica 4 settembre: 120 spade, raffinati costumi d'epoca e altre sorprese che i turisti troveranno, insieme ai sapori ritrovati di gustose ricette del Rinascimento: il castagnaccio, la pizza di farina gialla, le frittelle di castagne, le panelle di ceci. ecc. Sarà la cucina del Palio.

In questi anni a Galatone hanno messo in scena anche la celebre disfida di Barletta tra Ettore Fieramosca e Guy de la Motte: quando al Sud avevano coraggio, astuzia, attributi. Manisco ha poi realizzato, servendosi solo di sabbia, il plastico degli scavi archeologici condotti in Egitto dall'Università del Salento, che si può ammirare al Museo Papirologico di Lecce, dov'è esposta anche la Macchina del Piaggio per lo srotolamento dei papiri carbonizzati di Pompei ed Ercolano, il quarto prototipo esistente in tutto il mondo.

Il Sud delle eccellenze, il genius loci, la bellezza nascosta che ti sorprende e che può fare Pil. Che per crescere e aprirsi al mondo come fu per un tempo lunghissimo (quello del Galateo, con cui si entrò nella modernità, ma anche dei Borboni con le loro corti di intellettuali e pensatori) ha solo bisogno di maggiore autostima.

Ci diamo appuntamento al Palio per assaggiare le gustose e panelle di ceci. Ciao Galatone, arrivederci Leonardo e Galateo, qua la mano famiglia Manisco: continuate a crederci, a lavorare, a ottimizzare il tempo: purtroppo non è infinito come i mondi immaginati da Giordano Bruno e Stephen Hawking, ma, se ben usato, con sapienza e generosità, può donarci l'immortalità e lo stupore dei posteri. Aprirci un varco nel tempo.

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