di FRANCESCO GRECO - La Rete surroga tutto. La realtà virtuale è ormai “la” realtà. Noialtri 2.0 siamo prima inquilini del web e poi di casa nostra, il palazzo, la strada, il quartiere, la metropoli, il paesello, il suk, il barrio, la suburra.
Da Bill Gates a Mark Zuckerberg, l'avevano pensato nella Silicon Valley. Ma il genio italico, “visionario”, si è arrampicato sulle spalle dei Titani e ha visto oltre l'orizzonte dei cluster e dei comuni mortali dando a questa “scoperta” una valenza politica, sociale, culturale, storica.
Sino a capire che la forma-partito era ormai un retaggio del Novecento, che occorreva rimodulare l'ontologia intima della politica per andare verso “la buona politica”, riscrivendone l'etimo: non più come casta intoccabile e corrotta abbuffata di benefit, ma nuovi modelli di governo trasparenti e sinceramente democratici, inclusivi, condivisi, tenendo presente l'onestà, la lealtà, il valore del bene comune.
L'aforisma è un genere difficilissimo, che cattura l'anima del proprio tempo per consegnarlo all'immortalità. Cristallizza in un flash un'intuizione, un sentimento, una riflessione acuta, un motto morale, estetico, filosofico, spirituale. I più grandi scrittori, filosofi, pensatori, uomini di arte e di scienza, sono stati anche dei magnifici aforisti.
Dalla classicità all'èra del pixel. Da Epicuro a Giovenale, Leonardo da Vinci e Montaigne, passando per La Rochefoucauld e Goethe, Oscar Wilde e Gibran, sino a Karl Kraus, Ezra Pound e D'Annunzio, senza scordare il grande, sublime Ennio Flaiano.
Questo sconfinato background che penetra il tempo distillando gocce di elisir di una saggezza immortale, universale, che si spalmano come balsamo sulle piaghe che ci procura la modernità, fa da canovaccio agli “Aforismi”, di Gianroberto Casaleggio, Chiarelettere editore, Milano 2016, pp. XVII-92, 8 euro, collana “Reverse” (a cura di Maurizio Benzi, dal 2004 socio della Casaleggio Associati).
Chi è stato Casaleggio (Milano, 14 agosto 1954-12 aprile 2016), un uomo che è già nella Storia, di cui si può dire che sia morto giovane perché caro agli dei? Posto che un uomo si possa decifrare al suo dna, gli aforismi aiutano, sebbene la sua parabola esistenziale si sia interrotta così bruscamente, forse proprio quando era al top delle intuizioni (“La memoria della Rete è eterna”, “Internet è una rivoluzione continua, per capirlo va studiata come tale”, “La Rete è libertà di pensiero e di espressione...”) e della creatività e con Beppe Grillo, dopo aver fondato il M5S, stavano per raccogliere i frutti del loro sogno: una rivoluzione pacifica e dolce (“il sogno di cambiare in meglio questo paese”, poiché “Al punto di non ritorno, gli italiani tirano sempre dritto”) iniziata col blog nato nel 2004, proseguita nel 2009 col “Vaffa Day” e col successo alle politiche del 2013 (25,5%).
A differenza del comico genovese, Casaleggio non amava i riflettori, li sopportava a fatica. Lo svela il figlio Davide autore della prefazione (l'orazione funebre in morte del padre nell'aprile scorso): “un padre fantastico. E' bello essere orgogliosi del proprio padre”. Era timido, introverso, appartato come tutti i “guru” a cui serve il silenzio per ascoltare l'eco dei propri pensieri, quelle che Eduardo chiamava “le voci di dentro”, come tutti i filosofi (“I mezzi sono il fine”).
“Aiutava le altre persone a tirar fuori il meglio di sè”, ricorda Benzi. Partito dall'Olivetti di Ivrea, nel 2004 fonda la “Casaleggio Associati”. Fu un cultore dell'Utopia, ma non vaga, indefinita, fine a se stessa, sterile: ma praticabile e nonviolenta. Figlio dell'Illuminismo e dell'Umanesimo, formazione culturale vasta e profonda: classicheggiante, tutto ciò riecheggia nei suoi aforismi: la visione del mondo, la scansione in positivo dell'uomo, la sua complessità barocca, l'estrema fiducia nella ragione (“Le persone diventano ciò che desiderano”, “Bisogna eliminare le cose che producono pensieri negativi”), la “fede” nella propria mission (“L'uomo è l'unico fautore del proprio destino”), la certezza di poterlo condurre in un labirinto da cui si può sortire vincitori se solo si osa con coraggio e nobiltà d'animo e si combatte per la bellezza e la giustizia, la libertà e la dignità, aspirazioni di tutti gli uomini di buona volontà.
Il Casaleggio-pensiero, il mainstream, la weltanschauung invita all'azione (“Non bisogna aspettare che finisca il petrolio, l'età della pietra non è finita perché sono finite le pietre”). Può aiutare, in tempi di relativismo e pessimismo cosmico, leopardiano, di fine della Storia, di rassegnazione e omologazione, di pensiero unico, a ritrovare il senso delle parole e delle cose, di noi stessi, del nostro essere al mondo, ectoplasmi indistinti, amebe confuse sperdute nel cuore insonne dell'Universo.
Da Bill Gates a Mark Zuckerberg, l'avevano pensato nella Silicon Valley. Ma il genio italico, “visionario”, si è arrampicato sulle spalle dei Titani e ha visto oltre l'orizzonte dei cluster e dei comuni mortali dando a questa “scoperta” una valenza politica, sociale, culturale, storica.
Sino a capire che la forma-partito era ormai un retaggio del Novecento, che occorreva rimodulare l'ontologia intima della politica per andare verso “la buona politica”, riscrivendone l'etimo: non più come casta intoccabile e corrotta abbuffata di benefit, ma nuovi modelli di governo trasparenti e sinceramente democratici, inclusivi, condivisi, tenendo presente l'onestà, la lealtà, il valore del bene comune.
L'aforisma è un genere difficilissimo, che cattura l'anima del proprio tempo per consegnarlo all'immortalità. Cristallizza in un flash un'intuizione, un sentimento, una riflessione acuta, un motto morale, estetico, filosofico, spirituale. I più grandi scrittori, filosofi, pensatori, uomini di arte e di scienza, sono stati anche dei magnifici aforisti.
Dalla classicità all'èra del pixel. Da Epicuro a Giovenale, Leonardo da Vinci e Montaigne, passando per La Rochefoucauld e Goethe, Oscar Wilde e Gibran, sino a Karl Kraus, Ezra Pound e D'Annunzio, senza scordare il grande, sublime Ennio Flaiano.
Questo sconfinato background che penetra il tempo distillando gocce di elisir di una saggezza immortale, universale, che si spalmano come balsamo sulle piaghe che ci procura la modernità, fa da canovaccio agli “Aforismi”, di Gianroberto Casaleggio, Chiarelettere editore, Milano 2016, pp. XVII-92, 8 euro, collana “Reverse” (a cura di Maurizio Benzi, dal 2004 socio della Casaleggio Associati).
Chi è stato Casaleggio (Milano, 14 agosto 1954-12 aprile 2016), un uomo che è già nella Storia, di cui si può dire che sia morto giovane perché caro agli dei? Posto che un uomo si possa decifrare al suo dna, gli aforismi aiutano, sebbene la sua parabola esistenziale si sia interrotta così bruscamente, forse proprio quando era al top delle intuizioni (“La memoria della Rete è eterna”, “Internet è una rivoluzione continua, per capirlo va studiata come tale”, “La Rete è libertà di pensiero e di espressione...”) e della creatività e con Beppe Grillo, dopo aver fondato il M5S, stavano per raccogliere i frutti del loro sogno: una rivoluzione pacifica e dolce (“il sogno di cambiare in meglio questo paese”, poiché “Al punto di non ritorno, gli italiani tirano sempre dritto”) iniziata col blog nato nel 2004, proseguita nel 2009 col “Vaffa Day” e col successo alle politiche del 2013 (25,5%).
A differenza del comico genovese, Casaleggio non amava i riflettori, li sopportava a fatica. Lo svela il figlio Davide autore della prefazione (l'orazione funebre in morte del padre nell'aprile scorso): “un padre fantastico. E' bello essere orgogliosi del proprio padre”. Era timido, introverso, appartato come tutti i “guru” a cui serve il silenzio per ascoltare l'eco dei propri pensieri, quelle che Eduardo chiamava “le voci di dentro”, come tutti i filosofi (“I mezzi sono il fine”).
“Aiutava le altre persone a tirar fuori il meglio di sè”, ricorda Benzi. Partito dall'Olivetti di Ivrea, nel 2004 fonda la “Casaleggio Associati”. Fu un cultore dell'Utopia, ma non vaga, indefinita, fine a se stessa, sterile: ma praticabile e nonviolenta. Figlio dell'Illuminismo e dell'Umanesimo, formazione culturale vasta e profonda: classicheggiante, tutto ciò riecheggia nei suoi aforismi: la visione del mondo, la scansione in positivo dell'uomo, la sua complessità barocca, l'estrema fiducia nella ragione (“Le persone diventano ciò che desiderano”, “Bisogna eliminare le cose che producono pensieri negativi”), la “fede” nella propria mission (“L'uomo è l'unico fautore del proprio destino”), la certezza di poterlo condurre in un labirinto da cui si può sortire vincitori se solo si osa con coraggio e nobiltà d'animo e si combatte per la bellezza e la giustizia, la libertà e la dignità, aspirazioni di tutti gli uomini di buona volontà.
Il Casaleggio-pensiero, il mainstream, la weltanschauung invita all'azione (“Non bisogna aspettare che finisca il petrolio, l'età della pietra non è finita perché sono finite le pietre”). Può aiutare, in tempi di relativismo e pessimismo cosmico, leopardiano, di fine della Storia, di rassegnazione e omologazione, di pensiero unico, a ritrovare il senso delle parole e delle cose, di noi stessi, del nostro essere al mondo, ectoplasmi indistinti, amebe confuse sperdute nel cuore insonne dell'Universo.