di FREDERIC PASCALI - L’idea di fare della propria vita una forma d’arte è sempre stato un pensiero ricorrente nella storia dell’uomo, una fonte d’ispirazione a cui non sembra voler rinunciare nemmeno Jason Bateman che, rifacendosi al romanzo scritto nel 2011 da Kevin Wilson, dirige un bel dramedy con lui stesso protagonista al fianco di Nicole Kidman, nell’occasione anche produttrice.
Nonostante la sceneggiatura di David Lindsay-Abaire fatichi un po’ a contenere i numerosi dialoghi, l’insieme della storia tiene bene lasciando inalterata la giusta tensione narrativa.
I fratelli Baxter e Annie Fang tornano a incrociare le loro vite a causa di uno stupido incidente di cui rimane vittima Baxter.
Rampolli di due famosi performer, artisti che creano eventi finti all’interno di situazioni della vita reale, fin da piccoli si sono ritrovati a essere parte integrante degli spettacoli dei loro genitori, Caleb e Camille. Diventati adulti, i Fang hanno intrapreso carriere proprie, Annie quella di attrice e Baxter quella di scrittore.
Con il coincidere delle loro personali crisi professionali, il caso vuole che si ritrovino di nuovo tutti insieme, forse per l’ultima volta.
“La famiglia Fang” è una specie di avventura alla riscoperta di quello che è stato, e che sarà , tra genitori e figli con sullo sfondo l’amore irresistibile per l’arte. Con estrema levità ci si inoltra nelle loro dinamiche relazionali e si assiste al complesso conflitto psicologico che accompagna il defluire dell’intera pellicola. Una contesa che funziona soprattutto grazie alla bravura degli interpreti, in primis il totem Christopher Walken, “Caleb”, perfetto per un ruolo che sembra scritto apposta per la sua magnetica espressività .
Non è da meno il duo Bateman – Kidman, “Baxter” e “Annie”, con quest’ultima che appare notevolmente a suo agio e in grado di mostrare la versatilità che nel tempo sembrava aver perso.
Non si sottraggono agli elogi i colori caldi della fotografia di Ken Seng e le musiche di Carter Burwell, in grande sintonia con i movimenti della macchina da presa.
Nonostante la sceneggiatura di David Lindsay-Abaire fatichi un po’ a contenere i numerosi dialoghi, l’insieme della storia tiene bene lasciando inalterata la giusta tensione narrativa.
I fratelli Baxter e Annie Fang tornano a incrociare le loro vite a causa di uno stupido incidente di cui rimane vittima Baxter.
Rampolli di due famosi performer, artisti che creano eventi finti all’interno di situazioni della vita reale, fin da piccoli si sono ritrovati a essere parte integrante degli spettacoli dei loro genitori, Caleb e Camille. Diventati adulti, i Fang hanno intrapreso carriere proprie, Annie quella di attrice e Baxter quella di scrittore.
Con il coincidere delle loro personali crisi professionali, il caso vuole che si ritrovino di nuovo tutti insieme, forse per l’ultima volta.
“La famiglia Fang” è una specie di avventura alla riscoperta di quello che è stato, e che sarà , tra genitori e figli con sullo sfondo l’amore irresistibile per l’arte. Con estrema levità ci si inoltra nelle loro dinamiche relazionali e si assiste al complesso conflitto psicologico che accompagna il defluire dell’intera pellicola. Una contesa che funziona soprattutto grazie alla bravura degli interpreti, in primis il totem Christopher Walken, “Caleb”, perfetto per un ruolo che sembra scritto apposta per la sua magnetica espressività .
Non è da meno il duo Bateman – Kidman, “Baxter” e “Annie”, con quest’ultima che appare notevolmente a suo agio e in grado di mostrare la versatilità che nel tempo sembrava aver perso.
Non si sottraggono agli elogi i colori caldi della fotografia di Ken Seng e le musiche di Carter Burwell, in grande sintonia con i movimenti della macchina da presa.