BARI - Riconvertire le realtà industriali inquinate di Taranto, Brindisi, Manfredonia si può e si deve. E’ questo il messaggio della conferenza stampa tenuta dal M5S in Consiglio regionale, che ha preannunciato una campagna ad hoc incentrata su una serie di conferenze, eventi e forum alla presenza di relatori nazionali e internazionali, tesa a dimostrare che andare oltre realtà industriali come l’Ilva o la centrale Enel di Cerano è già realtà in diverse parti del mondo, puntando su turismo, cultura, agricoltura, etc.
Primo appuntamento il 18 settembre alla Fiera del Levante a Bari in cui vi saranno rappresentanti della Ruhr (Germania), di Lodz (Polonia) e Bilbao (Spagna), tre aree industriali fortemente degradate che sono state oggetto di riconversione.
“L’iniziativa – ha detto Antonella Laricchia – è frutto di una serie di contatti con ambasciate e consolati in corso da mesi. I relatori che interverranno (che saranno condotti il giorno prima dell’evento nella aree pugliesi interessate) illustreranno la metodologia operativa adottata nei loro territori che ha consentito la riconversione e il rilancio degli stessi senza perdita di posti di lavoro”. “Noi intendiamo mutuare queste esperienze – ha aggiunto la consigliera M5S – e scrivere un piano di riconversione a più mani (con le università, le associazioni, i cittadini), ovviamente adattandolo alle caratteristiche dei territori”.
Gianluca Bozzetti ha evidenziato che mentre per Taranto si è aperto uno squarcio di luce dopo l’intervento della Magistratura, non altrettanto si è verificato per Brindisi, che registra la presenza, oltre che della centrale Enel di Cerano, anche di alcune centrali termoelettriche e di un forte polo petrolchimico. Il consigliere M5S ha anticipato qualche dato epidemiologico presentato recentemente a Roma da cui è risultato, tra l’altro, che su un campione di 300.000 abitanti sottoposti a esposizione a PM10 è stato registrato un incremento della mortalità per tumori dell’8% nel periodo 2001-2013. Bozzetti ha citato anche il sito di Manfredonia che risulta al primo posto in Italia tra i tre interessati per quel che riguarda le malformazioni neonatali. Ha sottolineato che la tutela dei livelli occupazionali per il M5S è una priorità assoluta che può essere contemperata anche con i piani di riconversione, sia pure con un processo più lungo ma non impossibile.
L’aspetto epidemiologico è stato richiamato anche da Marco Galante, con riferimento alla situazione di Taranto : PM 10, PCB, diossina. Quest’ultima rilevata anche nel cuoio cappelluto di diversi cittadini di Taranto insieme a piombo, metalli pesanti, etc. Le conseguenze non si manifestano solo in termini di aumento delle neoplasie, ma anche di patologie dall’apparato respiratorio, urinario, etc. Galante ha ricordato il sacrificio occupazionale conseguente al forte degrado ambientale dell’area con riferimento agli operatori della militicoltura e dell’agroalimentare, senza considerare tutti i capi di bestiame abbattuto per via della presenza delle diossina.
“L’Ilva presenta ad oggi un debito di quasi 4 miliardi. Qualcuno – ha puntualizzato il consigliere M5S – dice che viene tenuta in vita per consentire alla banche di rientrare nel credito di 2 miliardi che vantano. Di qui la necessità del cambiamento, assecondando le vocazioni naturali dei territori, che consentirà di mantenere i livelli occupazionali, con una sfida alla politica e ai sindacati che sono consapevoli degli attuali costi economici, ambientali e sanitari”.
Primo appuntamento il 18 settembre alla Fiera del Levante a Bari in cui vi saranno rappresentanti della Ruhr (Germania), di Lodz (Polonia) e Bilbao (Spagna), tre aree industriali fortemente degradate che sono state oggetto di riconversione.
“L’iniziativa – ha detto Antonella Laricchia – è frutto di una serie di contatti con ambasciate e consolati in corso da mesi. I relatori che interverranno (che saranno condotti il giorno prima dell’evento nella aree pugliesi interessate) illustreranno la metodologia operativa adottata nei loro territori che ha consentito la riconversione e il rilancio degli stessi senza perdita di posti di lavoro”. “Noi intendiamo mutuare queste esperienze – ha aggiunto la consigliera M5S – e scrivere un piano di riconversione a più mani (con le università, le associazioni, i cittadini), ovviamente adattandolo alle caratteristiche dei territori”.
Gianluca Bozzetti ha evidenziato che mentre per Taranto si è aperto uno squarcio di luce dopo l’intervento della Magistratura, non altrettanto si è verificato per Brindisi, che registra la presenza, oltre che della centrale Enel di Cerano, anche di alcune centrali termoelettriche e di un forte polo petrolchimico. Il consigliere M5S ha anticipato qualche dato epidemiologico presentato recentemente a Roma da cui è risultato, tra l’altro, che su un campione di 300.000 abitanti sottoposti a esposizione a PM10 è stato registrato un incremento della mortalità per tumori dell’8% nel periodo 2001-2013. Bozzetti ha citato anche il sito di Manfredonia che risulta al primo posto in Italia tra i tre interessati per quel che riguarda le malformazioni neonatali. Ha sottolineato che la tutela dei livelli occupazionali per il M5S è una priorità assoluta che può essere contemperata anche con i piani di riconversione, sia pure con un processo più lungo ma non impossibile.
L’aspetto epidemiologico è stato richiamato anche da Marco Galante, con riferimento alla situazione di Taranto : PM 10, PCB, diossina. Quest’ultima rilevata anche nel cuoio cappelluto di diversi cittadini di Taranto insieme a piombo, metalli pesanti, etc. Le conseguenze non si manifestano solo in termini di aumento delle neoplasie, ma anche di patologie dall’apparato respiratorio, urinario, etc. Galante ha ricordato il sacrificio occupazionale conseguente al forte degrado ambientale dell’area con riferimento agli operatori della militicoltura e dell’agroalimentare, senza considerare tutti i capi di bestiame abbattuto per via della presenza delle diossina.
“L’Ilva presenta ad oggi un debito di quasi 4 miliardi. Qualcuno – ha puntualizzato il consigliere M5S – dice che viene tenuta in vita per consentire alla banche di rientrare nel credito di 2 miliardi che vantano. Di qui la necessità del cambiamento, assecondando le vocazioni naturali dei territori, che consentirà di mantenere i livelli occupazionali, con una sfida alla politica e ai sindacati che sono consapevoli degli attuali costi economici, ambientali e sanitari”.