STRASBURGO - Aumentare gli investimenti e favorire l'accesso al credito. Semplificare la burocrazia, in particolare per quel che riguarda i fondi strutturali e gli strumenti finanziari dell'Ue, e migliorare la trasparenza negli appalti pubblici. E poi ancora: ridurre i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione e potenziare l'economia circolare. Sono questi i punti principali del report 'Promuovere la competitività delle Piccole e medie imprese', redatto dall'eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Rosa D'Amato, e approvato oggi dal Parlamento europeo nel corso della sessione plenaria a Strasburgo. Nel report, si riconosce che la crisi delle piccole e medie imprese europee è stata causata anche dalle 'politiche di austerità attuate dagli Stati membri e dall'Unione europea', politiche che 'hanno soffocato la domanda interna'.
“In sostanza – dice D'Amato – il Parlamento ha riconosciuto il fallimento delle politiche del rigore. e chiede all'Ue e ai suoi Stati di aumentare decisamente gli investimenti a favore delle piccole e medie imprese, favorendone la competitività e l'accesso al credito e rimuovendo gli ostacoli burocratici. Le Pmi rappresentano la vera forza motrice della nostra economia e danno un contributo fondamentale allo sviluppo, alla coesione sociale, all'innovazione e alla creazione di occupazione di alta qualità, garantendo oltre 100 milioni di posti di lavoro. L'Europa del rigore e delle multinazionali ha fallito. Adesso si volti pagina”.
“Il report indica la strada verso la quale muoversi – continua l'eurodeputata M5S – Parole chiave sono un'internazionalizzazione socialmente responsabile e un processo integrato di politica regionale e politica europea che si concentri su settori specifici come il manifatturiero, le nuove tecnologie, le costruzioni sostenibili, i veicoli verdi e le smart grids. Il fronte della sostenibilità è centrale: occorre velocizzare la transizione verso l'economia circolare e, dato che le imprese europee hanno il costo dell'energia più alto del mondo, avviare un deciso processo di decarbonizzazione e autoproduzione dell'energia a favore delle fonti rinnovabili, cosi' come indicato dalla Cop21 di Parigi”.
“Sono felice che il report sia giunto al traguardo mantenendo i pilastri su cui ci siamo battuti in questi mesi – conclude D'Amato – Sono gli stessi pilastri condivisi dai cittadini che hanno partecipato alla stesura di questo testo. Da tarantina, infine, un pensiero al caso dell'Ilva. Dicono che per la mia città non sia possibile un futuro senza questa acciaieria vetusta, improduttiva ed inquinante. La mia risposta è in questo report: un futuro senza l'Ilva è possibile attraverso la promozione di un tessuto produttivo fatto di Pmi e incentrato sulle vocazioni del territorio, come agricoltura e turismo, favorendo un'imprenditorialità diffusa che colga le opportunità dell'economia circolare”.
“In sostanza – dice D'Amato – il Parlamento ha riconosciuto il fallimento delle politiche del rigore. e chiede all'Ue e ai suoi Stati di aumentare decisamente gli investimenti a favore delle piccole e medie imprese, favorendone la competitività e l'accesso al credito e rimuovendo gli ostacoli burocratici. Le Pmi rappresentano la vera forza motrice della nostra economia e danno un contributo fondamentale allo sviluppo, alla coesione sociale, all'innovazione e alla creazione di occupazione di alta qualità, garantendo oltre 100 milioni di posti di lavoro. L'Europa del rigore e delle multinazionali ha fallito. Adesso si volti pagina”.
“Il report indica la strada verso la quale muoversi – continua l'eurodeputata M5S – Parole chiave sono un'internazionalizzazione socialmente responsabile e un processo integrato di politica regionale e politica europea che si concentri su settori specifici come il manifatturiero, le nuove tecnologie, le costruzioni sostenibili, i veicoli verdi e le smart grids. Il fronte della sostenibilità è centrale: occorre velocizzare la transizione verso l'economia circolare e, dato che le imprese europee hanno il costo dell'energia più alto del mondo, avviare un deciso processo di decarbonizzazione e autoproduzione dell'energia a favore delle fonti rinnovabili, cosi' come indicato dalla Cop21 di Parigi”.
“Sono felice che il report sia giunto al traguardo mantenendo i pilastri su cui ci siamo battuti in questi mesi – conclude D'Amato – Sono gli stessi pilastri condivisi dai cittadini che hanno partecipato alla stesura di questo testo. Da tarantina, infine, un pensiero al caso dell'Ilva. Dicono che per la mia città non sia possibile un futuro senza questa acciaieria vetusta, improduttiva ed inquinante. La mia risposta è in questo report: un futuro senza l'Ilva è possibile attraverso la promozione di un tessuto produttivo fatto di Pmi e incentrato sulle vocazioni del territorio, come agricoltura e turismo, favorendo un'imprenditorialità diffusa che colga le opportunità dell'economia circolare”.