(Da sinistra: Matteo Coco, Raffaele Cera e Sergio D'Amaro) |
Non poteva dunque mancare un incontro dedicato a questo scrittore di 92 anni ancora molto attivo nel campo della letteratura. Giovedì 15 settembre l’ultima sua pubblicazione, intitolata “In una casa un’altra casa trovo. Autobiografia di un poeta di due terre” a cura di Raffaele Cera e Cosma Siani, è stata presentata da tre suoi conterranei, il preside Raffaele Cera, Matteo Coco e Sergio D’Amaro, lui stesso raffinato scrittore, poeta e intellettuale. Alla manifestazione erano presenti anche il sindaco di San Marco in Lamis, Michele Merla, e una schiera di lettori e concittadini del prolifico scrittore.
L’edizione della Bompiani presentata alla Fiera è una versione abbreviata, riveduta e corretta di tre imponenti volumi autobiografici (circa 1000 pagine) scritti anni fa da Tusiani, e già allora in italiano, pubblicati per l’editore Schena di Fasano. In questa nuova versione sono stati condensati gli episodi, le emozioni e le difficoltà di una vita che ricorda quella di tantissimi italiani che hanno attraversato l’oceano in cerca di fortuna. Si tratta in realtà di un fenomeno mai terminato e anzi la vicenda di Tusiani sembra aver anticipato la tendenza dei nostri giorni, quando a dover emigrare sono proprio “i cervelli” con maggiore formazione e capacità intellettuali.
Come ha ricordato D’Amaro anzi, nel caso di Tusiani si trattò di una forma di emigrazione non di primo grado ma di secondo grado perché il padre era partito per il nuovo mondo quando lui non era ancora nato e il primo viaggio che fece a New York era finalizzato a conoscere il genitore. La parola difficile a cui alludeva la prima parte dell’autobiografia era proprio quella di “papà” che l’allora Giuseppe Tusiani non riusciva a pronunciare davanti a un uomo che aveva conosciuto solo per lettera.
Una chicca dell’incontro è stata la lettura dell’originale della prima lettera inviata dall’America da Tusiani, in cui raccontava tutte le difficoltà materiali e linguistiche della vita oltreoceano e che riassume il volto di un’intera comunità di emigranti che vive in una sorta di limbo tra le forti tradizioni italiane e l’enorme differenza culturale dell’America di metà Novecento. In questo contesto Tusiani è riuscito a valorizzare la cultura italiana in generale ma allo stesso tempo anche la lingua e la cultura pugliese. Un gustoso episodio raccontato nell’autobiografia ma ricorrente nella sua scrittura riguarda il fratello Michael, il cui professore di italiano, dopo aver appreso che era di origini pugliesi, lo canzonò: «Ah pugliese eh? Voi pugliesi siete barbari; non sono io a dirlo: lo ha detto Dante Alighieri, ragazzo mio». Michael chiese a Joseph di trovargli il libro in cui Dante chiama barbari i pugliesi. Si trattava del “De Vulgari Eloquentia” e in particolare delle parole «Apuli turpiter barbarizant». Tusiani del resto è sempre riuscito a legare il più importante poeta italiano alla Puglia come accade nei suoi romanzi “Dante in licenza” ed “Envoy from Heaven”. Piace scoprire oltreoceano un difensore dei dialetti, un alleato illustre e competente del nostro paladino dei dialetti: Vittorio Polito.
L’incontro è stato dunque l’occasione per rivivere le emozioni di una vita che diventa metafora di un’intera epoca e che si propone anche come modello per le generazioni future. Dalla Puglia e dalla Fiera del Levante le presentazioni di “In una casa un’altra casa trovo. Autobiografia di un poeta di due terre” seguiranno lo stesso percorso del suo autore dalla Puglia a New York, dove si terrà l’ultimo incontro dedicato a questa autobiografia di una vita dal respiro davvero globale.
Concludo con un pensiero di Erasmo che non vuole essere un ‘Elogio della follia’, ma un richiamo a quell’impegno nei riguardi della vita cui nessuno può sentirsi esentato: “La vita non è un dono gratuito della natura, è invece e soprattutto un compito da soddisfare, una missione da compiere e, se conferisce dei diritti, impone dei doveri”.