Bari, la musica colta e popolare e l’Auditorium 'Nino Rota'
di VITTORIO POLITO - La musica a Bari è stata sempre di casa, dal medioevo ai giorni nostri, come ricordano Dinko Fabris e Marco Renzi nel volume “La Musica a Bari” (Levante Editori), che ha colmato una lacuna della storiografia locale e nazionale, con una rassegna storica della vita musicale di Bari prima del Novecento (dal Liceo musicale al Conservatorio).
Sant’Agostino ha definito la musica «La scienza del bel suono», forse perché crea partecipazione, coralità, ascolto e comunicazione e, alla fine, suscita emozioni. Ed è una vera e propria emozione quella che si prova sfogliando la stupenda edizione dell’opera citata (datata 1993), presentata con una speciale attenzione ed una particolare cura. Un ricco corredo iconografico, che ha chiara funzione ornamentale, così come sono emblematici gli esempi musicali inseriti nel volume, in gran parte inediti e trascritti appositamente per l’occasione dalle fonti originali, che si propongono di contribuire alla rivalutazione di alcuni dei più importanti autori baresi. Insomma una edizione non solo per gli “addetti ai lavori”, ma anche per chi volesse saperne di più sulla musica a Bari e sul nostro Conservatorio.
Il Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, nella sua vita relativamente breve, ha prodotto risultati artistici e culturali tangibili scrive Marco Renzi - «sia incidendo a fondo nella realtà territoriale del sud, sia producendo professionisti della musica di indiscussa capacità e in molti casi di evidente talento. Il caso più emblematico e prestigioso di un ex allievo (sia pure per breve tempo) del “Piccinni” assurto alle vette estreme della carriera artistica e della fama internazionale è certamente quella di Riccardo Muti». Tra i prestigiosi direttori che si sono succeduti sono ricordati i maestri Pasquale La Rotella, Nino Rota, Pietro Argento ed Enrico Annoscia, i quali hanno anche donato all’Istituto le loro preziose biblioteche. Il volume si completa con un’intervista al maestro Riccardo Muti. Vanno inoltre ricordati due jazzisti di fama mondiale, laureati al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, che sono il sassofonista Roberto Ottaviano e il trombettista Pino Minafra. Roberto Ottaviano inoltre è direttore del Dipartimento di Musica Jazz dello stesso Conservatorio.
Ed a proposito del Conservatorio, chiuso dal 1991, pur pronto, ad oggi non è ancora fruibile per le tante beghe burocratiche che ne fanno una delle vergogne di Bari.
Questo giornale il 24 maggio scorso pubblicava una nota nella quale si leggeva la seguente dichiarazione del sindaco Decaro: «La struttura è pronta, il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca ha finanziato l’ultima tranche da 650mila euro alla ditta appaltatrice per completare il pagamento dei lavori, ora ci vorranno due settimane affinché il Ministero dell’Economia e Finanze trasferisca materialmente questi fondi. Oggi abbiamo tenuto un incontro con tutti i tecnici delle strutture coinvolte per capire i passaggi e i tempi necessari per ottenere l’agibilità della struttura. Entro luglio l’auditorium dovrebbe essere agibile e potremo finalmente aprirlo non solo alla città ma all’intera aerea metropolitana. I tecnici hanno preso degli impegni precisi con la presidente Dentamaro: consegnare la prossima settimana il certificato di collaudo e depositare il progetto alla Commissione di vigilanza e ai Vigili del fuoco affinché esprimano i pareri previsti.
Contemporaneamente, completate le verifiche e ottenute le certificazioni su tutta l’impiantistica realizzata, il progetto approvato, corredato dalle relative certificazioni, tornerà alla Commissione di vigilanza che nel giro di due settimane potrà rilasciare la cosiddetta licenza d’uso, vale a dire l’autorizzazione all’esercizio di pubblico spettacolo. È stato difficile arrivare fin qui perché, oltre alla questione dei fondi, un intreccio complicato di autorizzazioni, certificazioni e collaudi ha ulteriormente complicato una vicenda già di per sé complessa. Il nostro impegno è stato quello di supportare il Conservatorio nel districare una matassa ingarbugliata per riaprire un contenitore culturale da troppo tempo negato alla sua funzione e restituire alla città metropolitana di Bari un luogo che si presta naturalmente non solo alle attività del Conservatorio ma anche a possibili iniziative esterne. Ora il percorso per restituire alla nostra comunità uno dei luoghi fondamentali dedicati alla musica è finalmente chiaro» (?). “Tutti manterranno la parola data” - commentò la presidente del Conservatorio Marida Dentamaro. Sta di fatto che “la parola data”, le promesse delle amministrazioni e gli impegni dei tecnici, sono venuti meno, e le “due settimane” sono trascorse abbondantemente mentre la struttura, ad oggi, è ancora chiusa e indisponibile.
Ma ritorniamo alla musica per parlare di quella popolare o dialettale. Il dialetto barese, com’è noto, è molto espressivo e ricco di musicalità. Spesso parliamo e pensiamo in dialetto e la musica per alcuni è considerata uno strumento ideale per esprimere le proprie emozioni. Musica popolare come punto di partenza, dialetto come mezzo privilegiato di espressione e di comunicazione. Ed è così che anche Bari ha avuto il periodo della sua canzonetta dialettale, la sua “Piedigrotta”, le sue canzoni, le sue poesie musicate, i suoi interpreti che registriamo con alcune produzioni librarie, discografiche, ecc. Ricordo solo alcune realizzazioni, solo per dare un piccolo assaggio e ricordare qualche contributo in tal senso.
Lodevole iniziativa, quella di Cosimo Ventrella, che ha pubblicato per le Edizioni di Giuseppe Laterza di Bari, il volume “Piedigrotta Barese 1927-1929”, che si avvale della presentazione di Vito Antonio Melchiorre. Ventrella dopo un cenno alle più antiche radici della canzone popolare, si sofferma su antichi concorsi dedicati alle “Canzoni baresi” durante gli anni precedenti la prima guerra mondiale, abbandonati nel corso dell’evento bellico, per essere poi ripresi nel 1927, con un Festival della Piedigrotta Barese, sulla falsariga della omonima festa religiosa e canora napoletana proveniente da un antico rito pagano.
La versione barese della sagra, scrive Melchiorre, fu istituita soprattutto per iniziativa di Araldo di Crollalanza, podestà di Bari, e di Raffaele Gorjux, direttore della “Gazzetta di Puglia”. Tra i primi a classificarsi furono Nicola Macina, Edoardo Giannini, Giovanni Laricchia, Antonio Dell’Era, Davide Lopez, Andrea Corsini, Gaetano Granieri, Domenico Russo, Giuseppe Capriati, Gaetano Savelli, Antonio Muci, Nicola Esposito, il quale ha avuto figlio e nipote (Vincenzo e Nico), altrettanti eccellenti musicisti. Rimando comunque al volume citato per saperne di più sulla storia, i personaggi ed i versi delle più belle canzoni baresi del periodo presentato.
Vito Signorile, direttore artistico del Teatro Abeliano, ha presentato con l’Associazione Civitas di Bari, il CD musicale “Quando il lupo dorme”, nel quale presenta i canti della tradizione orale barese ed altre storie con le elaborazioni e gli arrangiamenti del musicista scenografo Gianni Giannotti. Rodolfo Ventrella (fratello di Cosimo), chitarrista e musicista, invece, ha pubblicato con la Compagnia di Musica Popolare “Baresità”, il CD musicale “L’altra faccia di Bari”, Maria D’Apolito Conese ha pubblicato il CD musicale di poesie in vernacolo barese “La vite me pìgghie pe mane”, con la recitazione di Franco Blasi e l’accompagnamento di Gianni Quadrelli alla chitarra. Da segnalare anche il CD di Gianni Ciardo “La zampana”, di Nico Salatino “Nico Salatino” e quello delle musiche dello spettacolo “Scèche Spirre” da “La fèmmene qualùngue” di Vito Carofiglio (Edizioni del Sud).
Più recentemente sono stati pubblicati i CD “Da San Catalde a Specchie” (allegato alla omonima pubblicazione della Gelsorosso editore), con Vito Signorile e Antonella Genga e “Bari sole & Cerase” con testi di Mario Piergiovanni, musicati da Gianni Giannotti, pure allegato all’omonima pubblicazione, (Ed. Associazione Culturale Terrae).
Ovviamente la rassegna non è esaustiva di tutte le pubblicazioni, ma mi sono limitato a citare quelle di cui ho notizia o che sono in mio possesso.
Sant’Agostino ha definito la musica «La scienza del bel suono», forse perché crea partecipazione, coralità, ascolto e comunicazione e, alla fine, suscita emozioni. Ed è una vera e propria emozione quella che si prova sfogliando la stupenda edizione dell’opera citata (datata 1993), presentata con una speciale attenzione ed una particolare cura. Un ricco corredo iconografico, che ha chiara funzione ornamentale, così come sono emblematici gli esempi musicali inseriti nel volume, in gran parte inediti e trascritti appositamente per l’occasione dalle fonti originali, che si propongono di contribuire alla rivalutazione di alcuni dei più importanti autori baresi. Insomma una edizione non solo per gli “addetti ai lavori”, ma anche per chi volesse saperne di più sulla musica a Bari e sul nostro Conservatorio.
Il Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, nella sua vita relativamente breve, ha prodotto risultati artistici e culturali tangibili scrive Marco Renzi - «sia incidendo a fondo nella realtà territoriale del sud, sia producendo professionisti della musica di indiscussa capacità e in molti casi di evidente talento. Il caso più emblematico e prestigioso di un ex allievo (sia pure per breve tempo) del “Piccinni” assurto alle vette estreme della carriera artistica e della fama internazionale è certamente quella di Riccardo Muti». Tra i prestigiosi direttori che si sono succeduti sono ricordati i maestri Pasquale La Rotella, Nino Rota, Pietro Argento ed Enrico Annoscia, i quali hanno anche donato all’Istituto le loro preziose biblioteche. Il volume si completa con un’intervista al maestro Riccardo Muti. Vanno inoltre ricordati due jazzisti di fama mondiale, laureati al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, che sono il sassofonista Roberto Ottaviano e il trombettista Pino Minafra. Roberto Ottaviano inoltre è direttore del Dipartimento di Musica Jazz dello stesso Conservatorio.
Ed a proposito del Conservatorio, chiuso dal 1991, pur pronto, ad oggi non è ancora fruibile per le tante beghe burocratiche che ne fanno una delle vergogne di Bari.
Questo giornale il 24 maggio scorso pubblicava una nota nella quale si leggeva la seguente dichiarazione del sindaco Decaro: «La struttura è pronta, il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca ha finanziato l’ultima tranche da 650mila euro alla ditta appaltatrice per completare il pagamento dei lavori, ora ci vorranno due settimane affinché il Ministero dell’Economia e Finanze trasferisca materialmente questi fondi. Oggi abbiamo tenuto un incontro con tutti i tecnici delle strutture coinvolte per capire i passaggi e i tempi necessari per ottenere l’agibilità della struttura. Entro luglio l’auditorium dovrebbe essere agibile e potremo finalmente aprirlo non solo alla città ma all’intera aerea metropolitana. I tecnici hanno preso degli impegni precisi con la presidente Dentamaro: consegnare la prossima settimana il certificato di collaudo e depositare il progetto alla Commissione di vigilanza e ai Vigili del fuoco affinché esprimano i pareri previsti.
Contemporaneamente, completate le verifiche e ottenute le certificazioni su tutta l’impiantistica realizzata, il progetto approvato, corredato dalle relative certificazioni, tornerà alla Commissione di vigilanza che nel giro di due settimane potrà rilasciare la cosiddetta licenza d’uso, vale a dire l’autorizzazione all’esercizio di pubblico spettacolo. È stato difficile arrivare fin qui perché, oltre alla questione dei fondi, un intreccio complicato di autorizzazioni, certificazioni e collaudi ha ulteriormente complicato una vicenda già di per sé complessa. Il nostro impegno è stato quello di supportare il Conservatorio nel districare una matassa ingarbugliata per riaprire un contenitore culturale da troppo tempo negato alla sua funzione e restituire alla città metropolitana di Bari un luogo che si presta naturalmente non solo alle attività del Conservatorio ma anche a possibili iniziative esterne. Ora il percorso per restituire alla nostra comunità uno dei luoghi fondamentali dedicati alla musica è finalmente chiaro» (?). “Tutti manterranno la parola data” - commentò la presidente del Conservatorio Marida Dentamaro. Sta di fatto che “la parola data”, le promesse delle amministrazioni e gli impegni dei tecnici, sono venuti meno, e le “due settimane” sono trascorse abbondantemente mentre la struttura, ad oggi, è ancora chiusa e indisponibile.
Ma ritorniamo alla musica per parlare di quella popolare o dialettale. Il dialetto barese, com’è noto, è molto espressivo e ricco di musicalità. Spesso parliamo e pensiamo in dialetto e la musica per alcuni è considerata uno strumento ideale per esprimere le proprie emozioni. Musica popolare come punto di partenza, dialetto come mezzo privilegiato di espressione e di comunicazione. Ed è così che anche Bari ha avuto il periodo della sua canzonetta dialettale, la sua “Piedigrotta”, le sue canzoni, le sue poesie musicate, i suoi interpreti che registriamo con alcune produzioni librarie, discografiche, ecc. Ricordo solo alcune realizzazioni, solo per dare un piccolo assaggio e ricordare qualche contributo in tal senso.
Lodevole iniziativa, quella di Cosimo Ventrella, che ha pubblicato per le Edizioni di Giuseppe Laterza di Bari, il volume “Piedigrotta Barese 1927-1929”, che si avvale della presentazione di Vito Antonio Melchiorre. Ventrella dopo un cenno alle più antiche radici della canzone popolare, si sofferma su antichi concorsi dedicati alle “Canzoni baresi” durante gli anni precedenti la prima guerra mondiale, abbandonati nel corso dell’evento bellico, per essere poi ripresi nel 1927, con un Festival della Piedigrotta Barese, sulla falsariga della omonima festa religiosa e canora napoletana proveniente da un antico rito pagano.
La versione barese della sagra, scrive Melchiorre, fu istituita soprattutto per iniziativa di Araldo di Crollalanza, podestà di Bari, e di Raffaele Gorjux, direttore della “Gazzetta di Puglia”. Tra i primi a classificarsi furono Nicola Macina, Edoardo Giannini, Giovanni Laricchia, Antonio Dell’Era, Davide Lopez, Andrea Corsini, Gaetano Granieri, Domenico Russo, Giuseppe Capriati, Gaetano Savelli, Antonio Muci, Nicola Esposito, il quale ha avuto figlio e nipote (Vincenzo e Nico), altrettanti eccellenti musicisti. Rimando comunque al volume citato per saperne di più sulla storia, i personaggi ed i versi delle più belle canzoni baresi del periodo presentato.
Vito Signorile, direttore artistico del Teatro Abeliano, ha presentato con l’Associazione Civitas di Bari, il CD musicale “Quando il lupo dorme”, nel quale presenta i canti della tradizione orale barese ed altre storie con le elaborazioni e gli arrangiamenti del musicista scenografo Gianni Giannotti. Rodolfo Ventrella (fratello di Cosimo), chitarrista e musicista, invece, ha pubblicato con la Compagnia di Musica Popolare “Baresità”, il CD musicale “L’altra faccia di Bari”, Maria D’Apolito Conese ha pubblicato il CD musicale di poesie in vernacolo barese “La vite me pìgghie pe mane”, con la recitazione di Franco Blasi e l’accompagnamento di Gianni Quadrelli alla chitarra. Da segnalare anche il CD di Gianni Ciardo “La zampana”, di Nico Salatino “Nico Salatino” e quello delle musiche dello spettacolo “Scèche Spirre” da “La fèmmene qualùngue” di Vito Carofiglio (Edizioni del Sud).
Più recentemente sono stati pubblicati i CD “Da San Catalde a Specchie” (allegato alla omonima pubblicazione della Gelsorosso editore), con Vito Signorile e Antonella Genga e “Bari sole & Cerase” con testi di Mario Piergiovanni, musicati da Gianni Giannotti, pure allegato all’omonima pubblicazione, (Ed. Associazione Culturale Terrae).
Ovviamente la rassegna non è esaustiva di tutte le pubblicazioni, ma mi sono limitato a citare quelle di cui ho notizia o che sono in mio possesso.