Dario Fo, migliaia ai funerali a Milano
MILANO - In questa giornata "che celebriamo é meglio essere generosi che avari. Noi stapperemo le bottiglie, canteremo, balleremo, faremo l'amore, ritroveremo la gioia straordinaria di chiamarci compagni e compagne non solo perché condividiamo il pane, ma anche la gioia, la fraternità e questo nostro amore reciproco, senza cattiverie". Sono le parole del fondatore di Slowfood Carlin Petrini nell'orazione funebre in ricordo dell'amico fraterno di Dario Fo.
"Oggi - ha dichiarato - celebriamo il più grande tra di noi, che aveva la capacità di dileggiare i potenti con uno sberleffo. Allegri bisogna stare perché troppo piangere non rende onore ai nostri amici e perché celebriamo la vita".
Petrini ha evidenziato come nella sua vita arte e politica siano state inscindibili. "Molte persone oneste e sincere hanno tenuto a sottolineare la differenza tra artista, genio straordinario e la politica come se le due cose fossero inscindibili - ha detto - credo che sia impossibile e non sia giusto: e ben lo sapevano quei sovversivi dell'accademia svedese che gli assegnarono il Nobel con una sintesi perfetta 'dileggia il potere e restituisce dignità agli oppressi'. Dobbiamo riaffermare con forza - ha proseguito - questa simbiosi stretta tra l'arte di Dario Fo e il suo impegno politico guidato da suo senso civico. Pensare a Dario senza la politica corrisponde dalle mie parti a pensare ad un buon vino fatto senza uva".
A prendere subito dopo la parola Jacopo Fo, che ricordando l'insegnamento del padre, ha detto che "può succedere che la gente senza potere, che non ha nulla da perdere, il potere possa prenderlo. Nonostante quello che hanno fatto loro - ha ricordato - mio padre e mia madre non hanno mai piegato la testa. In scena c'era la loro vita, non era la semplice capacità istrionica. La gente amava Dario e Franca per questo, non perché erano bravi attori, ma perché hanno visto qualcuno che c'era veramente. Noi - ha detto ancora - siamo comunisti e atei però mio padre non ha mai smesso di parlare con mia madre e chiederle consiglio. Siamo anche un po' animisti, perché non è possibile morire veramente. Sono sicuro che adesso sono insieme e si fanno delle gran risate" .
"Oggi - ha dichiarato - celebriamo il più grande tra di noi, che aveva la capacità di dileggiare i potenti con uno sberleffo. Allegri bisogna stare perché troppo piangere non rende onore ai nostri amici e perché celebriamo la vita".
Petrini ha evidenziato come nella sua vita arte e politica siano state inscindibili. "Molte persone oneste e sincere hanno tenuto a sottolineare la differenza tra artista, genio straordinario e la politica come se le due cose fossero inscindibili - ha detto - credo che sia impossibile e non sia giusto: e ben lo sapevano quei sovversivi dell'accademia svedese che gli assegnarono il Nobel con una sintesi perfetta 'dileggia il potere e restituisce dignità agli oppressi'. Dobbiamo riaffermare con forza - ha proseguito - questa simbiosi stretta tra l'arte di Dario Fo e il suo impegno politico guidato da suo senso civico. Pensare a Dario senza la politica corrisponde dalle mie parti a pensare ad un buon vino fatto senza uva".
A prendere subito dopo la parola Jacopo Fo, che ricordando l'insegnamento del padre, ha detto che "può succedere che la gente senza potere, che non ha nulla da perdere, il potere possa prenderlo. Nonostante quello che hanno fatto loro - ha ricordato - mio padre e mia madre non hanno mai piegato la testa. In scena c'era la loro vita, non era la semplice capacità istrionica. La gente amava Dario e Franca per questo, non perché erano bravi attori, ma perché hanno visto qualcuno che c'era veramente. Noi - ha detto ancora - siamo comunisti e atei però mio padre non ha mai smesso di parlare con mia madre e chiederle consiglio. Siamo anche un po' animisti, perché non è possibile morire veramente. Sono sicuro che adesso sono insieme e si fanno delle gran risate" .
Saviano: "Fo mi ha insegnato a non essere mai cortigiano" - "Quando ha vinto il Nobel mezzo paese, per invidia o per dileggio, ha cercato di sminuirlo. E un Paese ingrato, ma c'è anche una parte autentica che lo ha sempre protetto e ascoltato" ha dichiarato lo scrittore Roberto Saviano ricordando l'amico Dario Fo.
"Mi ha insegnato a non essere mai cortigiano, a divertirsi nell'essere critici e a non prendersi mai troppo sul serio. Ha avuto sempre il coraggio, questa cosa preziosa e rara, di prendere posizione e di esserci sempre e questo lo ha portato a stare vicino agli ultimi. Mi mancheranno molto i suoi sms: me li inviava dopo ogni apparizione televisiva perché sapeva che ero insicuro".