di FRANCESCO GRECO. Se capitate a Los Angeles o a San Francisco, e vi verrà la sciagurata idea di dare una caramella a un bambino che incontrate nel parco, non fatelo. Il giorno dopo vi ritroverete in prima pagina come mostri seriali, pedofili che da una vita adescano bambini, pervertiti in cura dallo strizzacervelli.
Gli americani sono ossessionati dal sesso. Sarà perché sono un popolo giovane, quindi ancora non ha imparato a controllare i suoi istinti nature. Ma lasciamo queste dissertazioni accademiche agli antropologi e ai genetisti.
Mena scandalo il candidato alla Casa Bianca Donald Trump, tycoon miliardario allergico alle tasse, che sulle donne si esprime come noialtri al bar dello sport o i personaggi di Brancati nella Sicilia Anni Cinquanta di “Paolo il caldo”. Lo scandalo è montato ad arte dai media morbosi quanto immemori.
Premesso che il terreno dell'eros è il più scivoloso che esista, e che ogni morale non può che essere soggettiva e posticcia, basta frugare un attimino nella storia degli Usa per scoprire che Trump è una regola, non un'eccezione.
Senza andare tanto lontano nel tempo, durante i due suoi mandati Bill Clinton riceveva regolarmente stagiste alla Casa Bianca. La stampa progressista usò per lui il termine di “erotomane”, quella più scandalistica e trush di “puttaniere”. La più famosa, anche perché fu sventata andando a raccontarlo in giro come una liceale di provincia, fu Monica Lewinsky, che conservava in frigo i trofei delle sue sveltine.
Su Youtube potete poi trovare il video del maggio 1960, quando una morbida e appetitosa Marilyn Monroe, fasciata da un vestito tutto lustrini che le fu cucito addosso e che non lasciava niente alla fantasia, cantava: “Happy Birthday, Mr. President...”. Dall'Atlantico al Pacifico, tutti sapevano che John Kennedy sdegnava il talamo di Jacqueline Onassis per quello più caldo della celebre attrice, a cui fra le lenzuola forse rivelò segreti di Stato, tanto da obbligare i servizi americani, forse a sua insaputa, a “suicidarla”. Almeno questa è l'ipotesi più probabile sulla morte della star, il 5 agosto 1962 (Kennedy fu assassinato il 22 novembre 1963).
Anche i giornali europei, modulati sul moralismo da vagone di terza classe, rimestano nel torbido. Memoria caduca anche la loro. Abbiamo già scordato un arzillo Francois Hollande che in scooter Piaggio (W l'Italia!) lascia momentaneamente gli affari di Stato all'Eliseo per occuparsi di altri affari, correndo nel traffico di Parigi verso le braccia dell'attrice Julie Gayet?
Noi italiani poi dovremmo tacere. Nel nostro album di famiglia abbiamo pontefici gaudenti, corrotti, pervertiti, gay. Ma senza andare tanto lontano, c'è ancora in giro un leader politico che manteneva un quartiere intero a luci rosse, le Olgettine, a libro-paga, si faceva fotografare con le ragazzine sulle ginocchia e si accompagna a una signorina che potrebbe essere sua nipote. La sua ex moglie Veronica Lario dichiarò: “E' malato, curatelo”.
Forse non c'è nulla di nobile nel dover scegliere fra un candidato politically scorrect che ama le donne e lo dice (“Se sei vip puoi fare con le donne quello che vuoi...”) e un'ipocrita come Hillary Clinton che, arsa dall'ambizione, ha silenziato le faccende del marito con le stagiste per usarlo come testimonial per l'ascesa alla Casa Bianca.
Ma questa tattica da sciampista sarebbe normale per chi nutre ambizioni alte, se la Rodham, da segretario di Stato, non avesse usato l'account personale di posta elettronica per spargere urbi et orbi i segreti dell'America. Fatto gravissimo, che al tempo di Weakiliks, gli hackers e di Yahoo! che avrebbe trafficato con i nostri account, mette a rischio non solo gli Usa, ma l'intero pianeta.
Ma questi sono cavoli degli americani e dicono che il degrado della politica è planetario: noi stessi siamo precipitati da Moro e Craxi a Renzi.
Per cui, se vivessimo nell'Ohio, nel Maine o a Kansas City, fossimo afro, ispanici o ebrei, gay, lesbiche o trans, working o upper class, ci sentiremmo più protetti da uno che cerca le donne e lo dice anziché da un'oca giuliva con scarso senso dello Stato e delle istituzioni, peraltro di salute cagionevole e ricattabile dai destinatari delle sue e-mail.
Gli americani sono ossessionati dal sesso. Sarà perché sono un popolo giovane, quindi ancora non ha imparato a controllare i suoi istinti nature. Ma lasciamo queste dissertazioni accademiche agli antropologi e ai genetisti.
Mena scandalo il candidato alla Casa Bianca Donald Trump, tycoon miliardario allergico alle tasse, che sulle donne si esprime come noialtri al bar dello sport o i personaggi di Brancati nella Sicilia Anni Cinquanta di “Paolo il caldo”. Lo scandalo è montato ad arte dai media morbosi quanto immemori.
Premesso che il terreno dell'eros è il più scivoloso che esista, e che ogni morale non può che essere soggettiva e posticcia, basta frugare un attimino nella storia degli Usa per scoprire che Trump è una regola, non un'eccezione.
Senza andare tanto lontano nel tempo, durante i due suoi mandati Bill Clinton riceveva regolarmente stagiste alla Casa Bianca. La stampa progressista usò per lui il termine di “erotomane”, quella più scandalistica e trush di “puttaniere”. La più famosa, anche perché fu sventata andando a raccontarlo in giro come una liceale di provincia, fu Monica Lewinsky, che conservava in frigo i trofei delle sue sveltine.
Su Youtube potete poi trovare il video del maggio 1960, quando una morbida e appetitosa Marilyn Monroe, fasciata da un vestito tutto lustrini che le fu cucito addosso e che non lasciava niente alla fantasia, cantava: “Happy Birthday, Mr. President...”. Dall'Atlantico al Pacifico, tutti sapevano che John Kennedy sdegnava il talamo di Jacqueline Onassis per quello più caldo della celebre attrice, a cui fra le lenzuola forse rivelò segreti di Stato, tanto da obbligare i servizi americani, forse a sua insaputa, a “suicidarla”. Almeno questa è l'ipotesi più probabile sulla morte della star, il 5 agosto 1962 (Kennedy fu assassinato il 22 novembre 1963).
Anche i giornali europei, modulati sul moralismo da vagone di terza classe, rimestano nel torbido. Memoria caduca anche la loro. Abbiamo già scordato un arzillo Francois Hollande che in scooter Piaggio (W l'Italia!) lascia momentaneamente gli affari di Stato all'Eliseo per occuparsi di altri affari, correndo nel traffico di Parigi verso le braccia dell'attrice Julie Gayet?
Noi italiani poi dovremmo tacere. Nel nostro album di famiglia abbiamo pontefici gaudenti, corrotti, pervertiti, gay. Ma senza andare tanto lontano, c'è ancora in giro un leader politico che manteneva un quartiere intero a luci rosse, le Olgettine, a libro-paga, si faceva fotografare con le ragazzine sulle ginocchia e si accompagna a una signorina che potrebbe essere sua nipote. La sua ex moglie Veronica Lario dichiarò: “E' malato, curatelo”.
Forse non c'è nulla di nobile nel dover scegliere fra un candidato politically scorrect che ama le donne e lo dice (“Se sei vip puoi fare con le donne quello che vuoi...”) e un'ipocrita come Hillary Clinton che, arsa dall'ambizione, ha silenziato le faccende del marito con le stagiste per usarlo come testimonial per l'ascesa alla Casa Bianca.
Ma questa tattica da sciampista sarebbe normale per chi nutre ambizioni alte, se la Rodham, da segretario di Stato, non avesse usato l'account personale di posta elettronica per spargere urbi et orbi i segreti dell'America. Fatto gravissimo, che al tempo di Weakiliks, gli hackers e di Yahoo! che avrebbe trafficato con i nostri account, mette a rischio non solo gli Usa, ma l'intero pianeta.
Ma questi sono cavoli degli americani e dicono che il degrado della politica è planetario: noi stessi siamo precipitati da Moro e Craxi a Renzi.
Per cui, se vivessimo nell'Ohio, nel Maine o a Kansas City, fossimo afro, ispanici o ebrei, gay, lesbiche o trans, working o upper class, ci sentiremmo più protetti da uno che cerca le donne e lo dice anziché da un'oca giuliva con scarso senso dello Stato e delle istituzioni, peraltro di salute cagionevole e ricattabile dai destinatari delle sue e-mail.