BARI - Con un valore della pesca illegale pari a oltre 25 milioni di euro, il M5S chiede che non si verifichino nuovamente le storture già messe in pratica nel comparto del tonno rosso, a tutela della pesca sostenibile e dei piccoli e medi pescherecci
“Il pesce spada del Mediterraneo è un caso urgente in cui la drammatica situazione dello stock richiede un’azione correttiva immediata”. A dichiararlo è il commissario europeo per l’ambiente e gli affari marittimi il maltese Karmenu Vella, il quale ha richiesto nel Consiglio dei ministri dell’agricoltura e pesca in Lussemburgo appoggio ai governi Ue per “una proposta per l’introduzione e la progressiva riduzione di un totale ammissibile di catture (TAC) del pesce spada nel Mediterraneo, in linea con le conoscenze scientifiche”. Anche per il pesce spada, dunque, ci si ritrova a ricorrere nuovamente al “male estremo” del sistema delle quote già applicato al tonno rosso.
“Ci troviamo a constatare che il Governo, nonostante sapesse che si andava in questa direzione, non ha avuto la lungimiranza per agire in tempo ma lo ha fatto solo in extremis sotto pressione dell’ICCAT (Commissione internazionale per i tunnidi) – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – Chiediamo al ministro Maurizio Martina che, almeno per la gestione della pesca del pesce spada, venga evitata la creazione di un vero e proprio monopolio del sistema delle quote, come accaduto per il tonno dove tutto è nelle mani di pochi grandi armatori a scapito dei piccoli e medi pescherecci, principali attori di una pesca sostenibile. Ad oggi il Governo, dopo l’apposito decreto dello scorso 29 settembre, ha reso pubblica una sola misura, buona ma del tutto insufficiente, come appunto l’estensione del fermo biologico autunnale alla pesca all’alalunga".
"Resta ancora tanto da fare – prosegue L’Abbate (M5S) – Oltre all’introduzione del sistema di quote per il pesce spada, tra le altre misure fondamentali proposte dal M5S ci sono: la priorità nell’assegnazione delle quote a sistemi di pesca sostenibili e che sono in grado di dare un contributo alle economie locali; ottimizzare la tracciabilità delle catture e il loro controllo attraverso l’istituzione di un certificato e la disponibilità dei dati scientifici sulle catture storiche nazionali, per valutare l’entità della pesca illegale che per il pesce spada rappresenta un valore di oltre 25 milioni di euro l’anno; escludere, per un determinato periodo di tempo, dalla lista delle imbarcazioni autorizzate, quelle precedentemente sanzionate per pesca illegale”.
Il sottosegretario alle politiche agricole Giuseppe Castiglione, che ha rappresentato l’Italia nel Consiglio in Lussemburgo, ha dichiarato di essere “non pregiudizialmente contrario” alla proposta della Commissione di fissa un totale ammissibile di catture sul pesce spada nel Mediterraneo, la cui decisione finale sarà presa nella prossima riunione in programma a metà novembre in Portogallo. Il nostro Paese chiederà, infine, anche un aumento del 20% della quota tonno oltre quella già autorizzata nel 2017.
“Il pesce spada del Mediterraneo è un caso urgente in cui la drammatica situazione dello stock richiede un’azione correttiva immediata”. A dichiararlo è il commissario europeo per l’ambiente e gli affari marittimi il maltese Karmenu Vella, il quale ha richiesto nel Consiglio dei ministri dell’agricoltura e pesca in Lussemburgo appoggio ai governi Ue per “una proposta per l’introduzione e la progressiva riduzione di un totale ammissibile di catture (TAC) del pesce spada nel Mediterraneo, in linea con le conoscenze scientifiche”. Anche per il pesce spada, dunque, ci si ritrova a ricorrere nuovamente al “male estremo” del sistema delle quote già applicato al tonno rosso.
“Ci troviamo a constatare che il Governo, nonostante sapesse che si andava in questa direzione, non ha avuto la lungimiranza per agire in tempo ma lo ha fatto solo in extremis sotto pressione dell’ICCAT (Commissione internazionale per i tunnidi) – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – Chiediamo al ministro Maurizio Martina che, almeno per la gestione della pesca del pesce spada, venga evitata la creazione di un vero e proprio monopolio del sistema delle quote, come accaduto per il tonno dove tutto è nelle mani di pochi grandi armatori a scapito dei piccoli e medi pescherecci, principali attori di una pesca sostenibile. Ad oggi il Governo, dopo l’apposito decreto dello scorso 29 settembre, ha reso pubblica una sola misura, buona ma del tutto insufficiente, come appunto l’estensione del fermo biologico autunnale alla pesca all’alalunga".
"Resta ancora tanto da fare – prosegue L’Abbate (M5S) – Oltre all’introduzione del sistema di quote per il pesce spada, tra le altre misure fondamentali proposte dal M5S ci sono: la priorità nell’assegnazione delle quote a sistemi di pesca sostenibili e che sono in grado di dare un contributo alle economie locali; ottimizzare la tracciabilità delle catture e il loro controllo attraverso l’istituzione di un certificato e la disponibilità dei dati scientifici sulle catture storiche nazionali, per valutare l’entità della pesca illegale che per il pesce spada rappresenta un valore di oltre 25 milioni di euro l’anno; escludere, per un determinato periodo di tempo, dalla lista delle imbarcazioni autorizzate, quelle precedentemente sanzionate per pesca illegale”.
Il sottosegretario alle politiche agricole Giuseppe Castiglione, che ha rappresentato l’Italia nel Consiglio in Lussemburgo, ha dichiarato di essere “non pregiudizialmente contrario” alla proposta della Commissione di fissa un totale ammissibile di catture sul pesce spada nel Mediterraneo, la cui decisione finale sarà presa nella prossima riunione in programma a metà novembre in Portogallo. Il nostro Paese chiederà, infine, anche un aumento del 20% della quota tonno oltre quella già autorizzata nel 2017.