Puglia, assunzioni a tempo indeterminato crollano del 34%

BARI - Le assunzioni a tempo indeterminato, in Puglia, crollano del 34 per cento, mentre l’utilizzo dei voucher aumenta del 33,2 per cento. Seppur non correlati tra loro, questi dati confermano quanto stia diventando sempre più precario il lavoro in Puglia.
E’ quanto emerge da uno studio realizzato congiuntamente dall’Osservatorio Economico di Confartigianato Imprese Lecce, diretto da Davide Stasi e dall’Università del Salento.

In particolare, nei primi otto mesi di quest’anno – da gennaio ad agosto – il numero dei nuovi contratti di lavoro, stipulati in Puglia, è calato dell’8,8 per cento, soprattutto a causa del forte crollo delle assunzioni a tempo indeterminato, che sono diminuite del 34 per cento, ovvero 26.707 in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (dai 78.528 contratti del 2015 si scende ai 51.821 del 2016).
Diminuiscono anche i contratti stagionali del 7,2 per cento (da 26.474 a 24.569), nonostante, proprio nei mesi di luglio e di agosto, questa tipologia di contratto sia la più utilizzata.

Crescono, invece, i contratti a termine del 4,3 per cento (da 131.581 a 137.286) e quelli di apprendistato del 39,3 per cento (da 4.485 a 6.248).

In pratica, da gennaio ad agosto, su cento nuovi contratti avviati appena 24 sono a tempo indeterminato, mentre l’anno scorso erano quasi dieci in più. Quelli a termine, invece, sono 62 ogni cento (contro i 55 ogni cento del 2015).

Calano le trasformazioni a tempo indeterminato dei contratti a termine del 28,2 per cento (da 13.507 a 9.694). Analogo discorso per le trasformazioni dei contratti di apprendistato in contratti a tempo indeterminato, che scendono del 4,1 per cento (da 1.982 a 1.901). Le trasformazioni sono state, in tutto, 11.595, contro le 15.489 del 2015. Pari a una flessione del 25,1 per cento.

Senza sosta, anche in Puglia, l’utilizzo dei buoni lavoro. Da gennaio ad agosto, sono stati venduti oltre quattro milioni e mezzo di voucher (4.652.023, per la precisione). Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso si registra un’impennata del 33,2 per cento (da gennaio ad agosto 2015 ne erano stati distribuiti 3.492.457, che già quasi raddoppiavano il numero di voucher del 2014 (1.853.961).
Sono sempre di più, dunque, i lavoratori remunerati attraverso i buoni lavoro. Basti pensare che nel 2008, in Puglia, ne furono «staccati» 2.443, l’anno successivo 24.573, nel 2010 furono 196.432, l’anno dopo 271.620, nel 2012 furono distribuiti 606.146 voucher, l’anno successivo 1.343.660, l’anno dopo ancora 3.014.066 e nel 2015 ben 5.425.961. In costante crescita anche il numero dei lavoratori interessati.

«Il voucher nasce con motivazioni validissime» spiega Antonio Costa, docente di Economia aziendale all’Università del Salento. «Prova ne sia la larga diffusione dello strumento. Ma gli imprenditori e i professionisti che ricorrono al lavoro accessorio devono inviare, almeno 60 minuti prima dell’inizio di ciascuna prestazione, un sms o un messaggio di posta elettronica all’Ispettorato nazionale del lavoro; l’omessa comunicazione da parte del datore di lavoro, prima dell’inizio della prestazione, sarà sanzionata. La novità contenuta nel decreto legislativo 185/2016, correttivo del Jobs act, è già in vigore. L’abuso che si è fatto negli ultimi tempi – sottolinea il docente – ha spinto il legislatore ad immaginare restrizioni a comportamenti truffaldini. Poteva accadere infatti che il voucher veniva utilizzato per giustificare a posteriori la presenza in azienda di un lavoratore privo di regolare contratto. L’obbligo di comunicare prima dell’inizio della prestazione (luogo, giorno, ora di inizio e fine, dati anagrafici o codice fiscale del lavoratore) inviando un sms o un’e-mail rappresenta senza dubbio – chiosa Costa – un rimedio naturale».

«In sostanza – spiega Davide Stasi – l’occupazione, quella vera, è cresciuta, con una certa intensità solo nel 2015, grazie agli incentivi concessi dal Governo, al fine di sostenere il cosiddetto ciclo ovvero una ritrovata propensione delle imprese a stabilizzare la forza lavoro che prima veniva impiegata ricorrendo a tutti gli strumenti della flessibilità. Non appena, però, questi incentivi sono stati ridotti, la tendenza a stipulare contratti a tempo indeterminato si è invertita.
Basti pensare che le assunzioni a tempo indeterminato, instaurate grazie alla fruizione dell’esonero contributivo previsto dalla legge 190/2014 sono state, nel periodo gennaio-agosto 2015, ben 42.914, mentre quelle instaurate, nel periodo gennaio-agosto 2016, con l’esonero contributivo della legge 208/2015 sono state solo 19.569.

E’, dunque, probabile che nei prossimi mesi assisteremo, purtroppo, ad un nuovo calo dell’occupazione e non ad una forte ripresa – conclude Stasi – come, invece, ci si auspicava».

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