BARI - Nell’ambito delle attività della Regione Puglia, è stata promossa una valutazione epidemiologica dello stato di salute delle persone residenti nei Comuni di Taranto, Massafra e Statte che ha visto la collaborazione del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, della ASL di Taranto, di ARPA Puglia e di AReS Puglia.
L’area è da anni oggetto di attenzione per le possibili ripercussioni sulla salute della popolazione delle emissioni ambientali derivanti dagli impianti industriali presenti, in particolare dell’impianto siderurgico ILVA.
Il rapporto, disponibile sul sito www.sanita.puglia.it, illustra i risultati dell’indagine epidemiologica condotta per valutare l’effetto delle sostanze tossiche di origine industriale, emesse dal complesso ILVA, sulla salute dei residenti. Tale possibile danno sulla salute è stato valutato considerando l’insorgenza di patologie, ovvero il loro aggravamento tale da comportare un ricovero ospedaliero o, addirittura, il decesso.
In questo studio sono stati valutati gli effetti delle esposizioni ambientali e occupazionali sulla mortalità/morbosità della popolazione residente utilizzando il disegno epidemiologico della coorte residenziale (la coorte, in epidemiologia, indica un insieme di individui di una popolazione predefinita, caratterizzati dall'aver sperimentato uno stesso condizione in un periodo definito e seguiti nel tempo).
La coorte in studio è costituita dalle 321,356 persone, residenti tra il 1 Gennaio 1998 ed il 31 Dicembre 2010 nei comuni di Taranto, Massafra e Statte. Sono stati utilizzati gli archivi anagrafici comunali per l’arruolamento delle coorti dei residenti, il Registro Regionale delle Cause di Morte, le Schede di Dimissione Ospedaliera e il Registro Tumori di popolazione. Tutti i soggetti sono stati seguiti fino al 31 Dicembre 2014, ovvero fino alla data di morte o di emigrazione.
Ad ogni individuo della coorte, sulla base dell’indirizzo di residenza, sono stati attribuiti gli indicatori della esposizione alla fonte di inquinamento presente nell’area utilizzando i risultati di modelli di dispersione in atmosfera degli inquinanti scelti come traccianti (PM10 ed SO2, ovvero polveri sottili e anidride solforosa). L’esposizione individuale dei soggetti della coorte è stata ricostruita a partire dal 1965 (anno di avvio dell’impianto siderurgico) al 2014 integrando i risultati del modello di dispersione con i dati effettivi di produttività ILVA, i dati quinquennali di emissioni dall’impianto (fonte ISPRA), e la storia residenziale individuale. Per ciascun soggetto della coorte si è resa dunque disponibile un’esposizione relativa a ciascun anno di residenza.
I dati derivanti dallo studio campionario PASSI sono stati utilizzati per verificare l’ipotesi che fattori di confondimento legati alle abitudini individuali (ad esempio il fumo di sigarette, l’alcol) potessero essere responsabili dei risultati ottenuti.
È stata infine analizzata la coorte di Taranto per il periodo 2008-2014 per verificare la relazione tra i cambiamenti temporali delle esposizioni ambientali e i cambiamenti temporali della mortalità.
In sintesi, lo studio ha fornito i seguenti risultati:
1. L’esposizione a PM10 e SO2 di origine industriale è associata a un aumento della mortalità per cause naturali, tumori, malattie cardiovascolari e renali dei residenti. All’aumento di 10µg/m3 del PM10 di origine industriale, a parità di età, genere, condizione socio-economica e occupazione, si è osservato un aumento del rischio di mortalità per cause naturali pari al 4%; per l’esposizione ad SO2 di origine industriale l’incremento di rischio è del 9%. Per entrambi gli inquinanti si è osservata anche una associazione con la mortalità per cause tumorali (es. il tumore del polmone +5% per il PM10 e + 17% per SO2) e per le malattie dell’apparato cardiovascolare, in particolare si è osservato un eccesso importante per gli eventi coronarici acuti (infarto del miocardio e angina instabile). Un aumento di rischio si è osservato anche per le malattie dell’apparato renale.
2. Tra i residenti nell’area di Taranto si è osservata una associazione tra gli stessi inquinanti e ricorso alle cure ospedaliere per molte delle patologie analizzate. In particolare, per effetto del PM10 e SO2 (per incrementi di 10 µg/m3 delle concentrazioni) sono stati osservati eccessi per malattie neurologiche, cardiache, infezioni respiratorie, malattie dell’apparato digerente e malattie renali. Le gravidanze con esito abortivo sono associate all’esposizione a SO2 delle donne residenti. Tra i bambini di età 0-14 si sono osservati eccessi importanti per le patologie respiratorie, in particolari tra i bambini residenti a Tamburi si osserva un eccesso di ricoveri pari al 24%, tra quelli di Paolo VI +26%.
3. L’incidenza tumorale è associata nel periodo 2006-2011 all’esposizione agli inquinanti studiati. L’aumento del rischio raggiunge la significatività statistica per tumore del polmone (+29% per esposizione a PM10, + 42% per SO2).
4. Lo stato socioeconomico e i fattori di rischio individuali, come il fumo di sigarette e l’alcol non sono responsabili dei risultati riscontrati.
5. La produttività dell’ILVA ha avuto delle variazioni nel periodo 2008-2014 con un declino a seguito della crisi economica (2009), un successivo aumento negli anni 2010-2012, e un declino nel 2013-2014. All’andamento produttivo, e quindi alla variazione delle emissioni, ha corrisposto un effetto sui livelli di inquinamento in prossimità dell’impianto e nei quartieri limitrofi. L’andamento della mortalità ha seguito in modo speculare l’andamento della produttività e l’inquinamento nei quartieri Tamburi e Borgo. Si è assistito a variazioni positive nei tassi di mortalità fino al 2012, a seguito di incrementi del PM10 di origine industriale, per poi osservare una riduzione sia dell’inquinamento che della mortalità nel 2013-2014.
In sintesi, l’indagine epidemiologica conferma i risultati degli studi precedenti rafforzandone le conclusioni, estende l’ambito di osservazione a diversi esiti sanitari, e considera diversi aspetti metodologici. La lettura dei risultati, anche alla luce della letteratura più recente sugli effetti nocivi dell’inquinamento ambientale di origine industriale, depone a favore dell’esistenza di una relazione di causa-effetto tra emissioni industriali e danno sanitario nell’area di Taranto. La latenza temporale tra esposizione ed esiti sanitari appare breve, ad indicare la possibilità di un guadagno sanitario immediato a seguito di interventi di prevenzione ambientale. Lo studio è stato possibile grazie al grande sforzo delle istituzioni collaboranti e alla qualità nella raccolta e disponibilità di dati ambientali e sanitari.
M5S: DATI REGIONE GIA' NOTI, ORA EMILIANO PORTI CARTE IN PROCURA. ILVA VA CHIUSA - Benvenuto governatore Emiliano. Ben arrivato. Accogliamo oggi, con malinconica soddisfazione, l’iscrizione di Michele Emiliano al partito dei cittadini realisti, movimento largo che attraversa i pugliesi svegli, consapevoli, documentati, tra i quali si annoverano anche i malati oncologici una cui delegazione Emiliano ha incontrato a Taranto la scorsa settimana.
Benvenuto tra noi, governatore della Puglia, tra quelli che da anni ripetono, mostrano, denunciano, indicano questi numeri e parlano di nesso di causalità tra produzione di acciaio e malattia che in tanti casi significa morte!
Stavolta è la Regione che parla. Stavolta nemmeno il sindaco di Taranto può far finta di nulla, chiedendo il conforto delle autorità e della scienza.
La Regione cita fonti autorevoli e giunge a supporto di altri studi, altre rilevazioni, altre denunce. Anzi, in taluni casi rincara anche la dose certificando un dato vero e inquietante, per chi ancora dovesse far finta di nulla: Ilva produce meno e inquina lo stesso anche se in misura inferiore.
Ilva produce e avvelena, è incontrovertibile.
Ambiente Svenduto è ormai un processo storico rispetto alla denuncia che giunge stamane da Bari.
Emiliano sia adesso conseguenziale e fermi la fabbrica per i poteri che all’improvviso ha scoperto di avere. E porti queste carte in Procura, a Taranto. Così come il sindaco della città ionica, e perché no anche quelli di Massafra e Statte, fermino gli altiforni con una ordinanza coraggiosa e opportuna.
Quel ferro vecchio va rottamato. Gli operai potrebbero occuparsi della bonifica dell’area, esistono fondi europei da mettere a sistema. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo oggi, pochi minuti dopo aver accolto il governatore della Puglia nella pattuglia dei cittadini realisti.
Che si chiuda, però. Che non si continui a giocare con le parole, non si usi questa storia maledetta per fare la guerra a Renzi e magari scalare il Pd.
Soprattutto, non sia il viatico verso l’idea strampalata chiamata “decarbonizzazione”.
Ilva va chiusa. Taranto è ancora in tempo per programmare un futuro senza acciaio: riconvertire si deve! Emiliano dimostri che andare sino in fondo si può. Senza tanti giri di parole. Così in una nota Rosa D'Amato, portavoce M5S al Parlamento europeo.
L’area è da anni oggetto di attenzione per le possibili ripercussioni sulla salute della popolazione delle emissioni ambientali derivanti dagli impianti industriali presenti, in particolare dell’impianto siderurgico ILVA.
Il rapporto, disponibile sul sito www.sanita.puglia.it, illustra i risultati dell’indagine epidemiologica condotta per valutare l’effetto delle sostanze tossiche di origine industriale, emesse dal complesso ILVA, sulla salute dei residenti. Tale possibile danno sulla salute è stato valutato considerando l’insorgenza di patologie, ovvero il loro aggravamento tale da comportare un ricovero ospedaliero o, addirittura, il decesso.
In questo studio sono stati valutati gli effetti delle esposizioni ambientali e occupazionali sulla mortalità/morbosità della popolazione residente utilizzando il disegno epidemiologico della coorte residenziale (la coorte, in epidemiologia, indica un insieme di individui di una popolazione predefinita, caratterizzati dall'aver sperimentato uno stesso condizione in un periodo definito e seguiti nel tempo).
La coorte in studio è costituita dalle 321,356 persone, residenti tra il 1 Gennaio 1998 ed il 31 Dicembre 2010 nei comuni di Taranto, Massafra e Statte. Sono stati utilizzati gli archivi anagrafici comunali per l’arruolamento delle coorti dei residenti, il Registro Regionale delle Cause di Morte, le Schede di Dimissione Ospedaliera e il Registro Tumori di popolazione. Tutti i soggetti sono stati seguiti fino al 31 Dicembre 2014, ovvero fino alla data di morte o di emigrazione.
Ad ogni individuo della coorte, sulla base dell’indirizzo di residenza, sono stati attribuiti gli indicatori della esposizione alla fonte di inquinamento presente nell’area utilizzando i risultati di modelli di dispersione in atmosfera degli inquinanti scelti come traccianti (PM10 ed SO2, ovvero polveri sottili e anidride solforosa). L’esposizione individuale dei soggetti della coorte è stata ricostruita a partire dal 1965 (anno di avvio dell’impianto siderurgico) al 2014 integrando i risultati del modello di dispersione con i dati effettivi di produttività ILVA, i dati quinquennali di emissioni dall’impianto (fonte ISPRA), e la storia residenziale individuale. Per ciascun soggetto della coorte si è resa dunque disponibile un’esposizione relativa a ciascun anno di residenza.
I dati derivanti dallo studio campionario PASSI sono stati utilizzati per verificare l’ipotesi che fattori di confondimento legati alle abitudini individuali (ad esempio il fumo di sigarette, l’alcol) potessero essere responsabili dei risultati ottenuti.
È stata infine analizzata la coorte di Taranto per il periodo 2008-2014 per verificare la relazione tra i cambiamenti temporali delle esposizioni ambientali e i cambiamenti temporali della mortalità.
In sintesi, lo studio ha fornito i seguenti risultati:
1. L’esposizione a PM10 e SO2 di origine industriale è associata a un aumento della mortalità per cause naturali, tumori, malattie cardiovascolari e renali dei residenti. All’aumento di 10µg/m3 del PM10 di origine industriale, a parità di età, genere, condizione socio-economica e occupazione, si è osservato un aumento del rischio di mortalità per cause naturali pari al 4%; per l’esposizione ad SO2 di origine industriale l’incremento di rischio è del 9%. Per entrambi gli inquinanti si è osservata anche una associazione con la mortalità per cause tumorali (es. il tumore del polmone +5% per il PM10 e + 17% per SO2) e per le malattie dell’apparato cardiovascolare, in particolare si è osservato un eccesso importante per gli eventi coronarici acuti (infarto del miocardio e angina instabile). Un aumento di rischio si è osservato anche per le malattie dell’apparato renale.
2. Tra i residenti nell’area di Taranto si è osservata una associazione tra gli stessi inquinanti e ricorso alle cure ospedaliere per molte delle patologie analizzate. In particolare, per effetto del PM10 e SO2 (per incrementi di 10 µg/m3 delle concentrazioni) sono stati osservati eccessi per malattie neurologiche, cardiache, infezioni respiratorie, malattie dell’apparato digerente e malattie renali. Le gravidanze con esito abortivo sono associate all’esposizione a SO2 delle donne residenti. Tra i bambini di età 0-14 si sono osservati eccessi importanti per le patologie respiratorie, in particolari tra i bambini residenti a Tamburi si osserva un eccesso di ricoveri pari al 24%, tra quelli di Paolo VI +26%.
3. L’incidenza tumorale è associata nel periodo 2006-2011 all’esposizione agli inquinanti studiati. L’aumento del rischio raggiunge la significatività statistica per tumore del polmone (+29% per esposizione a PM10, + 42% per SO2).
4. Lo stato socioeconomico e i fattori di rischio individuali, come il fumo di sigarette e l’alcol non sono responsabili dei risultati riscontrati.
5. La produttività dell’ILVA ha avuto delle variazioni nel periodo 2008-2014 con un declino a seguito della crisi economica (2009), un successivo aumento negli anni 2010-2012, e un declino nel 2013-2014. All’andamento produttivo, e quindi alla variazione delle emissioni, ha corrisposto un effetto sui livelli di inquinamento in prossimità dell’impianto e nei quartieri limitrofi. L’andamento della mortalità ha seguito in modo speculare l’andamento della produttività e l’inquinamento nei quartieri Tamburi e Borgo. Si è assistito a variazioni positive nei tassi di mortalità fino al 2012, a seguito di incrementi del PM10 di origine industriale, per poi osservare una riduzione sia dell’inquinamento che della mortalità nel 2013-2014.
In sintesi, l’indagine epidemiologica conferma i risultati degli studi precedenti rafforzandone le conclusioni, estende l’ambito di osservazione a diversi esiti sanitari, e considera diversi aspetti metodologici. La lettura dei risultati, anche alla luce della letteratura più recente sugli effetti nocivi dell’inquinamento ambientale di origine industriale, depone a favore dell’esistenza di una relazione di causa-effetto tra emissioni industriali e danno sanitario nell’area di Taranto. La latenza temporale tra esposizione ed esiti sanitari appare breve, ad indicare la possibilità di un guadagno sanitario immediato a seguito di interventi di prevenzione ambientale. Lo studio è stato possibile grazie al grande sforzo delle istituzioni collaboranti e alla qualità nella raccolta e disponibilità di dati ambientali e sanitari.
M5S: DATI REGIONE GIA' NOTI, ORA EMILIANO PORTI CARTE IN PROCURA. ILVA VA CHIUSA - Benvenuto governatore Emiliano. Ben arrivato. Accogliamo oggi, con malinconica soddisfazione, l’iscrizione di Michele Emiliano al partito dei cittadini realisti, movimento largo che attraversa i pugliesi svegli, consapevoli, documentati, tra i quali si annoverano anche i malati oncologici una cui delegazione Emiliano ha incontrato a Taranto la scorsa settimana.
Benvenuto tra noi, governatore della Puglia, tra quelli che da anni ripetono, mostrano, denunciano, indicano questi numeri e parlano di nesso di causalità tra produzione di acciaio e malattia che in tanti casi significa morte!
Stavolta è la Regione che parla. Stavolta nemmeno il sindaco di Taranto può far finta di nulla, chiedendo il conforto delle autorità e della scienza.
La Regione cita fonti autorevoli e giunge a supporto di altri studi, altre rilevazioni, altre denunce. Anzi, in taluni casi rincara anche la dose certificando un dato vero e inquietante, per chi ancora dovesse far finta di nulla: Ilva produce meno e inquina lo stesso anche se in misura inferiore.
Ilva produce e avvelena, è incontrovertibile.
Ambiente Svenduto è ormai un processo storico rispetto alla denuncia che giunge stamane da Bari.
Emiliano sia adesso conseguenziale e fermi la fabbrica per i poteri che all’improvviso ha scoperto di avere. E porti queste carte in Procura, a Taranto. Così come il sindaco della città ionica, e perché no anche quelli di Massafra e Statte, fermino gli altiforni con una ordinanza coraggiosa e opportuna.
Quel ferro vecchio va rottamato. Gli operai potrebbero occuparsi della bonifica dell’area, esistono fondi europei da mettere a sistema. Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo oggi, pochi minuti dopo aver accolto il governatore della Puglia nella pattuglia dei cittadini realisti.
Che si chiuda, però. Che non si continui a giocare con le parole, non si usi questa storia maledetta per fare la guerra a Renzi e magari scalare il Pd.
Soprattutto, non sia il viatico verso l’idea strampalata chiamata “decarbonizzazione”.
Ilva va chiusa. Taranto è ancora in tempo per programmare un futuro senza acciaio: riconvertire si deve! Emiliano dimostri che andare sino in fondo si può. Senza tanti giri di parole. Così in una nota Rosa D'Amato, portavoce M5S al Parlamento europeo.