INTERVISTA. Gian Paolo Cugno: "Nel film 'I Cantastorie' racconto una Sicilia non stereotipata e non folcloristica"
di NICOLA RICCHITELLI - Nelle sale dal prossimo 10 novembre - distribuito da Project i Production – nel film 'I Cantastorie' c’è la grande sfida del regista siciliano Gian Paolo Cugno di raccontare la crisi economica, ma soprattutto la Sicilia attraverso altri punti di vista, così come lo stesso Cugno tiene a sottolineare: «Non sopporto lo sfruttare mafia, antimafia e affini per scopi artistici guadagnandoci sopra. Troppo facile, e poi un film con dentro i Cantastorie non è stato mai realizzato».
Un cast di tutto rispetto che vede protagonisti David Coco, Tiziana Lodato, per la prima volta sullo schermo la giovanissima Maria Teresa Esposito e Giovanni Virgadavola, considerato uno tra gli ultimi 'cuntastorie' siciliani ancora in vita, nativo del paese ragusano di Vittoria: «…altri ce ne sono bravissimi in Sicilia, tutti da valorizzare, da portare alla ribalta. Spero che questo film possa essere a sostegno di ciò»..
In sintesi la trama, Angelo (David Coco), impresario di successo a Roma e la moglie Anna (Tiziana Lodato), giovane avvocato in carriera, devono fare i conti con la crisi economica che attanaglia l'Italia, causando la perdita del lavoro dell'uomo - che finisce col fare il manovale alle dipendenze di un suo ex operaio - e anche la fine del loro amore. Anna lascia Angelo e lui decide di ritornare in Sicilia, dopo trent'anni di assenza, con la figlia Maria Teresa (M.T. Esposito), che lo segue nell’avventura. Fino a quando un furgone e un anziano cantastorie gli cambiano la vita…
D: Gian Paolo, in questi ultimi anni, cinema e televisione hanno raccontato in lungo e largo la crisi economica con tutti gli effetti e le conseguenze che essa ha comportato. Cosa racconta il film 'I Cantastorie' che fin qui non sia stato detto?
R: «Infatti il film non racconta la crisi economica, ma che anche attraverso una cosa folle si può trovare una via d' uscita (in questo caso provare a fare il cantastorie senza averlo mai fatto, sapendo di non averne il talento) per rimescolare le carte della vita e provare ad essere attraverso ciò traghettati sulle sponde di una nuova possibilità».
D: Soprattutto vi è un qualche lato o immagine della tua Sicilia che fin qui non è stata raccontata?
R:«Certamente un'immagine non stereotipata e non folclorista che poco sopporto. Come non sopporto lo sfruttare mafia, antimafia affini per scopi artistici guadagnandoci sopra. Troppo facile, e poi un film con dentro i cantastorie non è stato mai realizzato».
D: Da David Coco a Tiziana Lodato - entrambi nativi di Catania – mi sembra che anche la scelta del cast di attori ha avuto la sua importanza?
R:«Non perché' siciliani ma perché' sono bravi attori».
D: Quali sono gli elementi e il messaggio che il pubblico in sala deve cogliere durante la visione del tuo lavoro?
R:«Deve godere della narrazione. Se trovano messaggi meglio così. Non ho messaggi da dare, altri ne hanno la presunzione, io no. Io racconto storie».
D: Aspetto interessante è il voler raccontare il mondo dei cantastorie – nel film la presenza Giovanni Virgadavola, considerato uno degli ultimi cantastorie siciliani – da dove nasce questa esigenza?
R:«Giovanni è un cuntastorie, poiché non canta. Altri ce ne sono bravissimi in Sicilia, tutti da valorizzare, da portare alla ribalta. Spero che questo film possa essere a sostegno di ciò».
D: Gian Paolo, quanta è stata lunga la strada che ti ha condotto fin dietro una macchina da presa?
R:«Tutta una vita di apprendistato con grandi maestri. Non sono un comico che fa presto a fare il regista, ma del resto non girerei mai le loro storie. Non vedo Chaplin o Keaton in giro».
D: Quali sono le responsabilità che una macchina da presa comporta?
R:«Un tempo il consumo della pellicola, come nei miei precedenti due film prodotti da Disney e Medusa e vincitrici di applausi e premi in tutto il mondo. Oggi si gira in digitale, la responsabilità quindi è solo di carattere psicologico sugli attori quando si gira se vuoi catturare emozioni. Se vuoi fagli dire cazzate comiche, allora è diverso, non vi è alcuna responsabilità tanto c’è il doppiaggio».
D: Quando è previsto il prossimo ciak e quindi quali saranno i tuoi prossimi impegni?
R:«All' estero. Un grosso film, in Italia non è per ora tempo di grandi emozioni».
Un cast di tutto rispetto che vede protagonisti David Coco, Tiziana Lodato, per la prima volta sullo schermo la giovanissima Maria Teresa Esposito e Giovanni Virgadavola, considerato uno tra gli ultimi 'cuntastorie' siciliani ancora in vita, nativo del paese ragusano di Vittoria: «…altri ce ne sono bravissimi in Sicilia, tutti da valorizzare, da portare alla ribalta. Spero che questo film possa essere a sostegno di ciò»..
In sintesi la trama, Angelo (David Coco), impresario di successo a Roma e la moglie Anna (Tiziana Lodato), giovane avvocato in carriera, devono fare i conti con la crisi economica che attanaglia l'Italia, causando la perdita del lavoro dell'uomo - che finisce col fare il manovale alle dipendenze di un suo ex operaio - e anche la fine del loro amore. Anna lascia Angelo e lui decide di ritornare in Sicilia, dopo trent'anni di assenza, con la figlia Maria Teresa (M.T. Esposito), che lo segue nell’avventura. Fino a quando un furgone e un anziano cantastorie gli cambiano la vita…
D: Gian Paolo, in questi ultimi anni, cinema e televisione hanno raccontato in lungo e largo la crisi economica con tutti gli effetti e le conseguenze che essa ha comportato. Cosa racconta il film 'I Cantastorie' che fin qui non sia stato detto?
R: «Infatti il film non racconta la crisi economica, ma che anche attraverso una cosa folle si può trovare una via d' uscita (in questo caso provare a fare il cantastorie senza averlo mai fatto, sapendo di non averne il talento) per rimescolare le carte della vita e provare ad essere attraverso ciò traghettati sulle sponde di una nuova possibilità».
D: Soprattutto vi è un qualche lato o immagine della tua Sicilia che fin qui non è stata raccontata?
R:«Certamente un'immagine non stereotipata e non folclorista che poco sopporto. Come non sopporto lo sfruttare mafia, antimafia affini per scopi artistici guadagnandoci sopra. Troppo facile, e poi un film con dentro i cantastorie non è stato mai realizzato».
D: Da David Coco a Tiziana Lodato - entrambi nativi di Catania – mi sembra che anche la scelta del cast di attori ha avuto la sua importanza?
R:«Non perché' siciliani ma perché' sono bravi attori».
D: Quali sono gli elementi e il messaggio che il pubblico in sala deve cogliere durante la visione del tuo lavoro?
R:«Deve godere della narrazione. Se trovano messaggi meglio così. Non ho messaggi da dare, altri ne hanno la presunzione, io no. Io racconto storie».
D: Aspetto interessante è il voler raccontare il mondo dei cantastorie – nel film la presenza Giovanni Virgadavola, considerato uno degli ultimi cantastorie siciliani – da dove nasce questa esigenza?
R:«Giovanni è un cuntastorie, poiché non canta. Altri ce ne sono bravissimi in Sicilia, tutti da valorizzare, da portare alla ribalta. Spero che questo film possa essere a sostegno di ciò».
D: Gian Paolo, quanta è stata lunga la strada che ti ha condotto fin dietro una macchina da presa?
R:«Tutta una vita di apprendistato con grandi maestri. Non sono un comico che fa presto a fare il regista, ma del resto non girerei mai le loro storie. Non vedo Chaplin o Keaton in giro».
D: Quali sono le responsabilità che una macchina da presa comporta?
R:«Un tempo il consumo della pellicola, come nei miei precedenti due film prodotti da Disney e Medusa e vincitrici di applausi e premi in tutto il mondo. Oggi si gira in digitale, la responsabilità quindi è solo di carattere psicologico sugli attori quando si gira se vuoi catturare emozioni. Se vuoi fagli dire cazzate comiche, allora è diverso, non vi è alcuna responsabilità tanto c’è il doppiaggio».
D: Quando è previsto il prossimo ciak e quindi quali saranno i tuoi prossimi impegni?
R:«All' estero. Un grosso film, in Italia non è per ora tempo di grandi emozioni».