ROMA - Fuori fuori? I leopoldini possono risparmiarsi il fiato, vanno già fuori parte dei nostri. Io sto cercando di tenerli dentro, ma se segretario dice fuori fuori bisognerà rassegnarsi. Ho provato una grande amarezza. Vedo un partito che sta camminando su due gambe, l'arroganza e la sudditanza. Cosi non si va da nessuna parte": commenta così Pierluigi Bersani i cori di ieri alla Leopolda.
"Sul tema della Costituzione - aggiunge - non esiste una disciplina di partito. Il segretario deve dare indicazione poi ognuno sceglie con propria testa. Un partito che è al governo e ha la maggioranza in Parlamento e pone la fiducia sull'Italicum non può certo cavarsela con un foglietto fumoso. Penso che Renzi voglia tenersi mano libere, altrimenti ci sarebbe stato qualcosa di serio. Il 'no' al referendum è un modo per far saltare l'Italicum, il resto sono chiacchiere. Su quel foglietto c'è scritto stai sereno, ma io voto no".
"Mi preoccupa -spiega Bersani - l'incrocio tra il referendum e l'Italicum, con un 'governo del capo' e parte del Parlamento nominato. Non sto parlando di noccioline. Non posso tollerare questo rischio con conseguenze gravissime, mi spiace. Al congresso del Pd - conclude Bersani - porro' il problema della separazione della leadership del partito con la guida del governo".
RENZI ESCLUDE GOVERNO TECNICO - Intanto Matteo Renzi tuona contro la possibilità di un governo tecnico alla Leopolda di Firenze e oggi è toccato a Carlo Calenda, ministro dello sviluppo e tra i più vicini al premier ribadire il concetto.
"Credo e spero che la stagione dei governi tecnici sia finita. Lo dice uno che è tecnico, ma la guida del governo deve essere politica in frangenti difficili", ha spiegato il ministro con un passato da manager.
Ieri alla Leopolda di Firenze Renzi aveva bollato l'ipotesi di un governo tecnico come di un "governicchio" che a suo dire si troverebbe a gestire gli importanti appuntamenti del 2017, dall'anniversario dei Trattati di Roma al G7, se il no vincesse.
I sondaggi danno ancora in vantaggio i no al referendum sulla riforma della Costituzione, anche se il numero degli indecisi resta molto alto.
"Sul tema della Costituzione - aggiunge - non esiste una disciplina di partito. Il segretario deve dare indicazione poi ognuno sceglie con propria testa. Un partito che è al governo e ha la maggioranza in Parlamento e pone la fiducia sull'Italicum non può certo cavarsela con un foglietto fumoso. Penso che Renzi voglia tenersi mano libere, altrimenti ci sarebbe stato qualcosa di serio. Il 'no' al referendum è un modo per far saltare l'Italicum, il resto sono chiacchiere. Su quel foglietto c'è scritto stai sereno, ma io voto no".
"Mi preoccupa -spiega Bersani - l'incrocio tra il referendum e l'Italicum, con un 'governo del capo' e parte del Parlamento nominato. Non sto parlando di noccioline. Non posso tollerare questo rischio con conseguenze gravissime, mi spiace. Al congresso del Pd - conclude Bersani - porro' il problema della separazione della leadership del partito con la guida del governo".
RENZI ESCLUDE GOVERNO TECNICO - Intanto Matteo Renzi tuona contro la possibilità di un governo tecnico alla Leopolda di Firenze e oggi è toccato a Carlo Calenda, ministro dello sviluppo e tra i più vicini al premier ribadire il concetto.
"Credo e spero che la stagione dei governi tecnici sia finita. Lo dice uno che è tecnico, ma la guida del governo deve essere politica in frangenti difficili", ha spiegato il ministro con un passato da manager.
Ieri alla Leopolda di Firenze Renzi aveva bollato l'ipotesi di un governo tecnico come di un "governicchio" che a suo dire si troverebbe a gestire gli importanti appuntamenti del 2017, dall'anniversario dei Trattati di Roma al G7, se il no vincesse.
I sondaggi danno ancora in vantaggio i no al referendum sulla riforma della Costituzione, anche se il numero degli indecisi resta molto alto.