La sua missione lo vedrà infiltrarsi nella ‘Ndrina che controlla il porto di Gioia Tauro, il più grande snodo per i traffici illeciti nel Mediterraneo. Il suo nome in codice è Solo. Le scelte per non far scoprire la sua vera identità lo condurranno in una zona d’ombra dove svanisce il confine tra bene e male. L’infiltrazione di Marco nella potente famiglia Corona sarà un rischio non solo per la sua vita, ma anche per la sua anima.
«Solo è un poliziesco – racconta il regista Michele Alhaique – con una struttura narrativa apparentemente classica. Ma lo scopo del racconto è quello di esplorare le dinamiche umane di un uomo pronto a rischiare tutto per raggiungere il suo obiettivo. Un uomo ossessionato dal suo lavoro, dalla sua missione, unico scopo della sua vita. Sta in questa traccia la ragione per cui ho deciso di affrontare questi quattro film, nel tentativo di raccontare questa storia con la mia visione. Mi ha colpito da subito come gli intenti (del produttore e degli autori) fossero quelli di raccontare le vicende umane dei protagonisti di questa storia fino a rendere quasi invisibile il plot poliziesco. E in questa struttura c’è quindi lo spazio per alternare con equilibrio l’azione con la rarefazione, la tensione con la tenerezza. C’è infatti una specie di triangolo amoroso all’interno della storia che caratterizza il percorso dell’infiltrato pronto a costruirsi una nuova vita, rischiando di allontanarsi per sempre dalla sua donna (Diane Fleri) per salvare quella che ha tutte le carte in regola per diventare una vittima innocente della sua stessa famiglia: Agata, la figlia del boss (Carlotta Antonelli)».