OPINIONI. Trump 1 e 2: sarà un Obama bianco

di FRANCESCO GRECO - Le mail che una sventata Hillary Clinton ha scritto dal suo account personale come la dodicenne di Cemak ai primi rossori? Cavoli suoi! L'Obamacure che ha esteso i benefici sanitari a 25 milioni di americani nerd (sfigati)? Resterà com'è. La Nato? E chi pensa di cambiarne le funzioni in senso guerrafondaio affinché torni il gendarme del mondo (“nation builder”)? Con questi chiari di luna, poi... Tanto è ridotta a entità sociologica, e non da oggi, e solo i paesi ex Urss (Ucraina in testa) pensano che ha una funzione di ancoraggio ai valori delle democrazie occidentali. In realtà è anni ormai che è un convitato di pietra che fa scena muta sulle grandi emergenze mondiali: i flussi migratori dai sud del mondo, per dire.

I dazi doganali a protezione del made in USA dal tarocco cinese? Gli americani hanno gusto, capiscono da soli dov'è la qualità e l'affidabilità. L'accordo sulla moratoria nucleare con l'Iran? Va bene così, a patto che Teheran la pianti col doppio gioco e non finanzi i terroristi. E poi, se J. C. Juncker dice che non sa niente dell'Europa, forse the president ignora anche la babilonia del Medioriente, le mille tribù, il coacervo di interessi (inclusi quelli USA).

Il muro al confine degli States col Messico? Ce n'è già uno che corre per mille km, opera futurista di Bill Clinton, anno domini 1994: solo i cronisti embedded e i partigiani lo ignoravano, o lo credevano politically correct e comunque non ci sarebbe lo spazio materiale per farne un altro. I clandestini? Dormano pure sonni tranquilli: se li cacciasse davvero il Pil USA andrebbe in default: chi raccoglierebbe i pomodori della Florida e laverebbe i piatti nei ristoranti a 5 stelle, incluso l'Alfredo Cento gestito da una ragazza italiana (di Cuneo: vedi i vantaggi d'aver fatto 3 anni di soldato da quelle parti)? Resteranno dove sono, a patto che lascino le strade e tornino sul posto di lavoro. Copy 21? E chi lo vuole smontare? Basta che non danneggi le nostre aziende e non porti disoccupazione. Aria e acqua pulite ok, ma non diamoci la zappa sui piedi. Great America, aziende che tornano in patria, 25 milioni di posti di lavoro è protezionismo? Quale madre non pensa ai suoi figli? Le donne? Mi amano, e allora? Cercano il macho old style. Sessista? Ma ne ho chiamate due, per adesso, una di origine indiana, Nikki Haley (ambasciatrice ONU) e Betsy DeVos (all'Istruzione). Razzista io? Un nero sarà ministro e magari ne chiamo un altro. Forse anche un/a gay e, chissà, un ebreo, una star del cinema (Clint Eastwood), del pop (Alicia Keys), del romanzo (Sophie Kinsella)... Steve Bannon primatista? Malignità della stampa. Breitbart sito pericoloso? Suvvia, avrà una dozzina di followers. Si diverte così, è ancora un ragazzo, bisogna capirlo, non oscuratelo... Obama? Ora siamo amici, mi dà saggi consigli, come quelli della coppia Clinton: l'America prima di tutto.

Trump one e two: la metamorfosi è quotidiana, virale, quasi antropologica, genetica, tant'è che il mondo basito si chiede: quello fino all'8 novembre 2016 chi cavolo era, un marziano? Alla fine Donald Trump sarà un Barack Obama bianco.

E ciò che disse in campagna elettorale, un secolo fa? Acqua passata, scordatevelo: parole dal sen sfuggite. Un lontano ricordo: rumori di scena utili a solleticare i basic istint del popolo sovrano per mandarlo ai seggi. Una cosa è il candidato, un'altra, sideralmente lontana, il presidente di tutti gli americani.

E poi, se Trump parlò di clandestini, la Clinton usò la parola “apocalisse”, la buttò sull'etica, fece baluginare una sua superiorità: un terreno scivoloso assai. Come viscido è il consiglio del folletto impertinente di far ricontare le schede nel New Hampshire, poi South Carolina, Alabama, Arizona, Wisconsin, Florida, Maine, Iowa... Gli dèi accecano chi vogliono perdere.

Fino al 20 gennaio 2017 (insediamento) chissà quante sorprese avremo ancora in questa “transition” che è diventata una batteria di fuochi d'artificio. Le ideologie sono in crisi anche negli USA, mica abbiamo il copyright: il programma di Trump era un po' più patriottico di quello di Hillary, più sociale: ma perfettamente intercambiabili, integrabili, assimilabili. Chi ancora si attarda a definire tutto questo populismo, o antipolitica, è fuori dal mondo e fuori di senno. La non-ideologia è un passo avanti. Il Novecento, quando c'era la politica con la “p” maiuscola, ci ha dato le dittature sanguinarie. L'antipolitica al massimo ci regala qualche parolaccia irriferibile.

Trump ha rinunciato all'appannaggio (400mila $ annui, ma è quasi passato sotto silenzio) e ha persino mandato a quel paese il Ku-Klux-Klan che millantava contiguità ideologiche imbarazzanti. Può farlo perché ha vinto non solo contro la competitor ma anche contro il suo stesso partito, i cui capi ora implorano Google di formattare gli outing più virulenti.

La metamorfosi è compiuta: Trump ha visitato la “Grey Lady” (”New York Times”), ha consigliato meno partigianeria se non vogliono fallire e andare a fare i ghostwriter sotto i ponti. Ha promesso persino la pace fra Israele e Palestina, dove Clinton fallì (ma non per colpa sua). Basta pietre, basta muri, c'è terra per tutti per chi vuole lavorare.

Nessuno glielo ha chiesto, ma gli americani sanno quel che c'è da fare: il blind trust. Lui dice che avrebbe energie per fare il tycoon e il presidente (è un magnifico 70enne, giugno 1946), ma la legge è la legge: si separerà dalle sue aziende. Qui abbiamo qualche esile dubbio: se è vero che a settembre ha visto Berlusconi alla Trump Tower, forse Sua Emittenza lo avrà smaliziato sul blind trust all'italiana, fatto con astuzia levantina: come fece lui da premier, anni Novanta. Come B. anche il tycoon ha una famiglia patriarcale (3 mogli, 5 figli, 8 nipoti). Ma Trump ha un'etica luterana (viene dal paese di Kant: “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”) e col blind trust darà una lezione morale anche ai nostri leader furbetti di periferia che le leggi le interpretano per se stessi e al nemico le applicano e si inventano l'inganno ancora prima di fare la legge.

Trump non è ideologico come Bill Clinton, non ha messaggi da comunicare né “visioni” da imporre al mondo come Obama, esportare come i Bush. Parte fra lo scetticismo di Reagan (edonismo reganiano) e i sospetti che aleggiavano attorno a Jimmy Carter.

E mentre aspettiamo una parola sulla lotta al terrorismo religioso, su una cosa possiamo metterci l'anima in pace: da presidente degli USA avrà un altro algoritmo e d'ora in poi vedremo in azione il Trump two: un Obama bianco o, se si preferisce, un Gattopardo che ha intuito che per cambiare davvero occorre lasciare tutto com'è. Format di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Italians Do It Better!