PeaceLink, "I tarantini hanno diritto a curarsi. Negare cure sanitarie è razzismo ambientale"
"A Taranto e provincia - prosegue la nota - ci si ammala di più e si muore di più. A Taranto vi è un +54% di bambini malati di cancro rispetto alla media regionale. Taranto da anni è priva di servizi necessari a causa dell’emergenza sanitaria già conosciuta e del picco di tumori che gli epidemiologi paventano per gli anni a venire. A Taranto è difficile curarsi perché vi è un gap di posti letto in relazione ai residenti rispetto alle altre province pugliesi. La Regione è stata commissariata in materia di sanità ed è costretta a tagliare ospedali e spesa sanitaria. L’emendamento bocciato aveva lo scopo di riequilibrare l’offerta di servizi ospedalieri. Era in fondo un semplice atto di giustizia verso un territorio così martoriato. Cinquanta milioni di euro erano in fondo poca cosa rispetto a quanto servirebbe. Ma anche quello è stato negato".
"La giustificazione con cui è stato tolto di mezzo l’emendamento per migliorare la sanità a Taranto - spiega la nota - è che “non era stato autorizzato da Palazzo Chigi”. Quindi i tarantini non sono autorizzati da Palazzo Chigi a ricevere cure migliori nel ben mezzo di un disastro ambientale e sanitario. Tutto questo ha un nome e una definizione: razzismo ambientale. In un'altra città italiana non avrebbe osato tanto. Lo fa sapendo di avere di fronte una città in ginocchio. Il governo di copre di ignominia e di vergogna privando i suoi cittadini di cure adeguate. Negare le cure sanitarie significa negare un aiuto umanitario. Non viene neppure alleviato un danno creato da governi di vario orientamento in anni e anni di incuria se non addirittura di complicità. I tarantini da tempo non sono considerati cittadini ma sudditi privi di tutela. Devono tenersi l’inquinamento e in più non possono curarsi. E’ inaccettabile che l’emendamento a firma (si badi bene) di parlamentari Pd non abbia avuto il benestare del loro stesso governo. E’ possibile che il Senato corregga il tiro se ci sarà un’adeguata pressione popolare. Invitiamo i tarantini a far sentire la loro voce. Invitiamo i senatori a non ratificare un provvedimento punitivo. Infine ricordiamo che se non si elimina la fonte dell’inquinamento, non si tutela la salute dei tarantini. Urgono soluzioni rapide e definitive: la messa in sicurezza della falda, la chiusura dell’ILVA e un piano B di riconversione che parta dalle bonifiche dei terreni contaminati, conclude la nota di PeaceLink.