Tricase, è nato il 'Teatro dell'Argo': la sfida di Giustina De Iaco

di FRANCESCO GRECO - TRICASE (LE)- “Teatro dell'Argo”: il nome scelto per la compagnia è pregno di semantica, ricco di allegorie scagliate nel tempo futuro. Argo era il fedele cane di Ulisse, il solo che a corte lo riconosce quando l'eroe torna dopo dieci anni di avventure intorno al mondo, e per la gioia muore.

Un animale che prova emozioni, sentimenti, ha memoria. Proprio come intende trasfigurarsi il teatro di Giustina De Iaco per la compagnia che muove i primi passi. L'attrice pugliese è uno dei talenti naturali più promettenti del teatro italiano. Ha solo 27 anni ma è una “veterana” del palcoscenico, recita da quando ne aveva appena 11, in lingua, dialetto e anche inglese, in una sfida continua con se stessa.

Solidi studi classici (laurea in Lettere Classiche all'Università del Salento), consentono all'attrice di Depressa di Tricase di spaziare nel tempo: da Euripide e Sofocle a Molière e Oscar Wilde, passando per Walt Withman, Eduardo De Filippo, Achille Campanile, Totò, Natalia Ginsburg. Frequenti incursioni nel teatro sperimentale, d'avanguardia, di ricerca. E il musical (“Hair”).

Una bravura impressionante, un vero “animale” da teatro, istinto puro. Il personaggio le aderisce come un'altra pelle. Non c'è una piega, una discrepanza fra ruolo e interprete: impossibile distinguerli. La sua recitazione piacerebbe un sacco a Eugenio Barba, ma anche a Strehler. In “Ti ho sposato per allegria” (Ginsburg), per esempio, interpretando una Giuliana vaga e vanesia, tiene la scena per un'ora e mezza cambiando di continuo registro nella recitazione.

Ha lavorato con varie compagnie, fra cui la “Busacca” di Francesco Piccolo e “Salve in scena” di Antonella Oceano. E adesso, dopo un periodo intenso di perfezionamento a Roma con Augusto Zucchi è pronta per la grande avventura in cui avrà il duplice ruolo di regista e protagonista.

DOMANDA: Emozionata?
RISPOSTA: Io e i miei collaboratori siamo molto emozionati, molto presi alla vigilia di questa avventura. C'e' tantissimo ancora da fare. E' uno step molto importante per la nostra associazione "Teatro dell'Argo". Siamo un gruppo di giovani, tra attori, cantanti, scenografi, tutti provenienti da un percorso di studi professionale: non si finisce mai di studiare. E io lo so bene.
Finalmente si concretizza un sogno. Vogliamo raccontare al pubblico tante storie attraverso altrettanti linguaggi espressivi. Il filo conduttore di questa rassegna è la donna.
Vogliamo consegnare al pubblico dei ritratti. Cerchiamo di rappresentarla da più angolazioni, e fortunatamente queste storie non si prestano a una sola lettura. quindi assistere agli spettacoli sarà sicuramente stimolante per gli spettatori. Partiamo con “Christmas Dream”, l'11 e 12 dicembre: uno show natalizio (benaugurante si spera); alla luce di quanto accade ai nostri giorni. L'idea è quella di trovare una formula per trasmettere la speranza del Natale cristiano pure ai laici.
Anche qui la donna avrà un ruolo centrale. Si prosegue con una tra le più grandi figure femminili della letteratura universale, “Medea” di Euripide, il 21 e 22 gennaio 2017 (non mi sbilancio... non voglio anticipare nulla...). Poi una grande novità: 11 e 12 febbraio, debuttiamo con un'opera lirica, "La serva padrona", opera buffa di G. B. Pergolesi, che ha per protagonista il mio insostituibile braccio destro, il cantante e attore Adolfo Corrado.
Il cartellone poi prevede per l'8 e 9 aprile “Clitennestra o del crimine”, di Marguerite Yourcenar (monologo drammatico) e il 20 e 21 maggio, “Epica;Mente”, di Bertolt Brecht.
Siamo stati i primi a credere nel progetto e nella nascita addirittura di questa associazione. L'abbiamo voluta entrambi e vogliamo vederla crescere. E poi, poi... la rassegna prevede altri appuntamenti con grandi personaggi femminili e non solo. Il finale sarà davvero scoppiettante! Alcuni di questi spettacoli si fregiano della collaborazione di grandi musicisti e interpreti: penso allo straordinario Luigi Ferilli, indispensabile, un caro amico, un grande musicista; al meraviglioso soprano Simona Gubello, alla altrettanto meravigliosa pianista Vanessa Sotgiu.
E’ un’avventura davvero impegnativa, ma siamo molto concentrati. Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che ci sostengono e credono nel nostro progetto. Penso a Don Oronzo della Parrocchia S. Michele Arcangelo di Supersano che ha patrocinato questa stagione teatrale e che ha fortemente voluto, dimostrando grande lungimiranza e passione, nel corso degli ultimi tre anni la realizzazione di laboratori teatrali per ragazzi all’interno del Teatro dell'Oratorio Monsignor De Vitis di Supersano, che ospiterà gli spettacoli. E' una capiente e ben strutturata risorsa, purtroppo sconosciuta, all’interno del nostro territorio: l’abbiamo preso davvero a cuore. Vogliamo farlo conoscere e apprezzare non solo dalla comunità di Supersano e dei comuni limitrofi, ma anche altrove.
Ringrazio anche la prof. Maria Antonietta Bondanese, un “faro”, un’impareggiabile “bussola” per me.

D. Pensa che il teatro andrebbe insegnato a scuola, come nei secoli passato?
R. E' oltremodo stimolante, divertente e appagante insegnare il teatro ai ragazzi. Trovo che sia indispensabile. Io vengo da un percorso scolastico di stampo umanistico al quale ho sempre affiancato, fin da bambina, validi percorsi teatrali. Credo che sia saggio promuovere nelle scuole l’insegnamento teatrale. Per innumerevoli motivi, legati a una crescita indubbia del ragazzo, del bambino sotto il profilo non solo culturale ma soprattutto umano.
Il teatro è vita vera, reale; il teatro è verità ed è fatto di carne e anima. E’ uno scambio continuo di energie, emozioni senza filtri (se non quello della finzione scenica che finta davvero non è). E poi è un percorso privilegiato per la conoscenza di se stessi e dei propri limiti e delle proprie peculiarità. Il teatro aiuta davvero. Invita alla collaborazione, all’umiltà; abbatte le barriere. Il teatro è umano e divino allo stesso tempo. E’ l’esempio tangibile della fragilità dell’essere umano e al contempo della sua immortalità, non della sua onnipotenza. Teatro, arte e musica credo che debbano avere molto più spazio all’interno delle scuole se vogliamo crescere generazioni che possano salvare questa umanità.

D. Le istituzioni fanno abbastanza per promuovere il teatro?
R. Credo che possano fare di più. Diciamo che molto è stato fatto. Sta crescendo una certa sensibilità da parte di chi può patrocinare e appoggiare in vari modi le attività teatrali sul territorio. Ma non basta. C’è ancora tanta cecità nei confronti del mondo artistico, tanti pregiudizi. Perché tutto è calcolato in moneta sonante. La maggior parte delle persone è purtroppo annichilita dal mondo che la circonda. E la condivisone diventa sempre più social e sempre meno umana. Stiamo perdendo le nostre radici. E le istituzioni in questo senso non aiutano. Non promuovono. Non riconoscono. Non tutelano. Mi riferisco all’Italia intera. Purtroppo il teatro e l’attore di teatro pare non abbiano molta rilevanza sotto ogni aspetto della vita civile. Dunque, allarghiamo i nostri orizzonti e volgiamo un po’ lo sguardo indietro, quando il teatro, l’arte della rappresentazione, della libertà espressiva dei giullari, la letteratura erano la voce per dare valore alle tante voci. Oggi si parla tanto, ma pare sia solo chiasso. Le istituzioni dovrebbero cogliere l’opportunità di aggregare le comunità che presiedono a tutti i livelli. E farlo col teatro credo sia uno dei modi più efficaci.

(Info abbonamenti e prenotazioni: 340-6065935 oppure 320-7529540. email: teatrodellargo@gmail.com, www.facebook.com/teatrodellargo)

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