Vito Matera e il ‘Dittico’ esposto a Miami Beach
di LIVALCA - Appena rientrato da una ‘defatigante vacanza’ mi sono imbattuto in email che mi hanno ricordato che gli assenti hanno sempre torto e che i presenti fanno di tutto per essere dalla parte del…torto (obtorto collo?). Per fortuna il messaggio dell’artista VITO MATERA ha destato il mio stupore: di solito Vito ti invia il suo avviso accompagnato da un secco, asciutto, segaligno, sterile ‘…per condividere’. Condividere letteralmente significa “dividere materialmente o moralmente con altri’ secondo la formula più accreditata, ma è anche un modo di esplicitare se ‘condividete bene, altrimenti…” (Odi profanum vulgus!).
Nel caso specifico il messaggio di Matera era formale-amichevole: ‘Nel contesto di Art Basel, dal 30 novembre al 4 dicembre, partecipo alla esposizione d’arte contemporanea ‘MIAMI MEETS MILANO’ 2016. Propongo le opere ‘Dittico’ e ‘Oltre il grano’ presso l’Hotel Victor 1144 Ocean Drive-Miami Beach’.
Preoccupato che qualche amico andando a Miami potesse avere difficoltà ad orientarsi si è fatto carico di inserire anche l’indirizzo per la serie ‘l’unico modo di avere un amico presente è essere un presente amico’.
Con Vito Matera, purtroppo, non ci siamo quasi mai incontrati ‘professionalmente’, la qual cosa data da quel lontano 1981, anno in cui Raffaele Nigro ci comunicò che Matera - per onestà devo dire che anche altri artisti del giro ‘nigrano’ furono messi in preallarme - stava elaborando un disegno per la copertina del volume ‘Basilicata tra umanesimo e barocco’. In verità avevamo meno di due settimane di tempo per stampare il libro che doveva partecipare al premio Basilicata, poi vinto, e lo stesso eroico professore Michele Dell’Aquila, che stilò la presentazione del volume in pochi giorni, non mancò di precisare con queste parole : ‘ Nigro…mira a salvare materiale deperibile, senza azzardarsi in un giudizio di valore, con l’animo un po’ trepido di chi tenta di scampare più oggetti che può da un diluvio incombente da secoli…Nigro saprà tornare su questo materiale che ora offre con generosità…’. Dell’Aquila con maestria dipinse la velocità con cui si varò il progetto - che solo il Levante di allora poteva realizzare in tempi ‘menneiani’- e mise in evidenza eventuali mancanze strutturali e formali. Mi vidi costretto a convocare l’amico designer di Trani Michele Schiralli e mettemmo in cantiere una copertina innovativa per l’epoca in poche ore: oggi quella vista mi ricorda lontanamente le opere dell’artista Vito Matera (Perdonami Vito mi è sembrato un modo dignitoso di dare ‘spazio’ alla tua Mater(i)a e non confonderla con sassi e pietre che tra lanci e ritiri di mano…annebbiano i ricordi).
Matera chiaramente, come gli altri artisti del gruppo Nigro, non ebbe il tempo neanche di pensare ad un eventuale bozzetto, come Raffaele del resto che corresse ‘a macchina’ le bozze come si usava dire, ma il tutto servì allo scopo perché, il Presidente Tommaso Pedìo e la giuria, vollero premiare quel testo che coraggiosamente riproponeva i tre libri di ‘Rime sacre’ di Antonio Caracciolo, aristocratico di Melfi e vescovo in Troyes, vissuto a metà Cinquecento tra Francia e Italia. Levante, sarebbe meglio dire Mario Cavalli, tenne fede alla parola data ed editò i cinque volumi della Storia della Basilicata - anche in quell’occasione vi era l’idea di ricorrere all’arte di Vito Matera - degna opera per un più che degno Maestro e per giunta sarebbe stata una simbiosi-fusione di intenti di grande efficacia - ma il Tommaso lucano non volle nessuna immagine in copertina.
Queste mie tarde puntualizzazioni - preciso una volta per tutte che non vado su face-book oggi e neppure domani, non mi interessano i 'siti', leggo libri e consulto solo la mia memoria...per cui quando fa acqua e frutto di mia esclusiva depurazione - mirano a ristabilire con l’amico Matera quell’intesa dialettica che ci ricorda che “Oltre il grano" (Graminacee, appartenenti al gruppo dei cereali, coltivati fin dal neolitico), quel suo magnifico acrilico 60x90 è la dimostrazione più evidente che lo spettacolo giornaliero della natura ci ripaga e consola di ogni sforzo. Dal momento che critici internazionali si sono occupati delle tue opere lascio a loro le parole tecniche, frutto di studio e riflessione, e ti parlerò della grande attinenza tra grano e carta. Prima cosa i nostri nipoti non sanno che frumento e grano sono sinonimi. Le famose infiorescenze in spighe hanno foglie lineari e producono frutti chiamati cariossidi che, macinati, danno la farina. La paglia che resta serve a produrre cellulosa per fabbricare carta: come vedi andare “Oltre il grano” è una necessità anche per Livalca.
Anni fa in una tua casetta a mare, mentre ammiravo una tua splendida scultura posta all’ingresso come benvenuto, mi venne l’infelice battuta ‘ il nostro Fidia di Matera’ e la tua onnipresente, vigile e preparatissima consorte Giovanna mi fece intendere che i tuoi lavori non sono vere e proprie sculture, ma leggere parole affidate al vento e, quindi, soggette ai vari cambi climatici. Il calcio di mia moglie sullo stinco destro - per giunta indossava gli zoccoli - mi fece capire che Fidia e tibia al cospetto delle ’stelle’ non sono arbitri imparziali. A distanza di tempo voglio precisare alla tua Giovanna che avevo rispolverato i ricordi scolastici di Fidia perché il greco amico di Pericle, partito dalla pittura, solo dopo aver approfondito tutte le tecniche dell’arte figurativa, si era cimentato con la scultura in marmo, con la bronzistica (si può dire senza dare del ‘metallaro’ a nessuno?) e con la toreutica, e quindi non volevo fare nessun riferimento al… Partenone.
La mia Santa collaboratrice mi informa che l’etimologia della parola acrilico è francese per cui mi rifugio in quelle poche nozioni del termine che possiedo e in quanto alla malta, dal greco impasto, ritengo il tutto sufficiente a dire che il Maestro Matera fa vivere le sue malte acriliche fino ad ottenere fibre che, anche se non saranno tessili, danno una visione esaltante ben oltre i sette colori dell’iride. Professoressa Giovanna merito la tua approvazione almeno questa volta?
Su quel ‘Dittico’ che recita acrilico 60x45 e malte acriliche su legno è difficile dire qualcosa che non possa essere smentita con tesi altrettanto veritiere: l’artista Matera non specifica il tipo di legno adoperato, ma noi sappiamo che il legno è un insieme di tessuti complessi, comprendente cellule viventi e non viventi.
Mi piace supporre che il legno adoperato venga dal Bosco Difesa Grande, in territorio di Gravina in Puglia, nel Parco dell’Alta Murgia: i colori limpidi nella loro normalità, la luce in perenne conflitto con l’energia mossa dalle...'pale eoliche', le venature che sono l’aspetto più puro che presenta il legno tagliato per effetto dell’andamento delle sue fibre, il solco in cui è ancora viva la fenditura lasciata dall’aratro nel terreno, sono tutti ‘atti’ di vita, quella vita che ci ricorda come la speranza per un futuro migliore e più giusto per tutti non abbia limiti, se non quelli di una contenuta immaginazione.
Vito ti dedico questi versi di Joseph Tusiani che penso parlino lo stesso linguaggio delle tue creazioni: l’aurora della vita si manifesta, indipendentemente dall’età, ogni giorno per tutti.
ANDIAMO, AMICI
Andiamo, amici, ad incontrar l’Aurora:
basta bandire il dubbio nell’attesa.
Andiamo a constatare che la luce
è ancor la nostra più bella sorpresa.
Sì, è lo stesso sole che ritorna
con i soliti raggi e, sì facendo,
tutte le nostre cose assembla e aggiorna.
Ma non è questo il regalo regale
che il nostro vegetare eleva a vita?
Andiamo, andiamo tutti insieme e lieti
a dare il benvenuto alla gentile
Aurora che tuttora ha rosee dita,
e che, se mai per poco si celasse,
arriva puntualmente e, già arrivata,
sorridendo ringrazia
benevolmente grata.
Joseph Tusiani
Nel caso specifico il messaggio di Matera era formale-amichevole: ‘Nel contesto di Art Basel, dal 30 novembre al 4 dicembre, partecipo alla esposizione d’arte contemporanea ‘MIAMI MEETS MILANO’ 2016. Propongo le opere ‘Dittico’ e ‘Oltre il grano’ presso l’Hotel Victor 1144 Ocean Drive-Miami Beach’.
Preoccupato che qualche amico andando a Miami potesse avere difficoltà ad orientarsi si è fatto carico di inserire anche l’indirizzo per la serie ‘l’unico modo di avere un amico presente è essere un presente amico’.
Con Vito Matera, purtroppo, non ci siamo quasi mai incontrati ‘professionalmente’, la qual cosa data da quel lontano 1981, anno in cui Raffaele Nigro ci comunicò che Matera - per onestà devo dire che anche altri artisti del giro ‘nigrano’ furono messi in preallarme - stava elaborando un disegno per la copertina del volume ‘Basilicata tra umanesimo e barocco’. In verità avevamo meno di due settimane di tempo per stampare il libro che doveva partecipare al premio Basilicata, poi vinto, e lo stesso eroico professore Michele Dell’Aquila, che stilò la presentazione del volume in pochi giorni, non mancò di precisare con queste parole : ‘ Nigro…mira a salvare materiale deperibile, senza azzardarsi in un giudizio di valore, con l’animo un po’ trepido di chi tenta di scampare più oggetti che può da un diluvio incombente da secoli…Nigro saprà tornare su questo materiale che ora offre con generosità…’. Dell’Aquila con maestria dipinse la velocità con cui si varò il progetto - che solo il Levante di allora poteva realizzare in tempi ‘menneiani’- e mise in evidenza eventuali mancanze strutturali e formali. Mi vidi costretto a convocare l’amico designer di Trani Michele Schiralli e mettemmo in cantiere una copertina innovativa per l’epoca in poche ore: oggi quella vista mi ricorda lontanamente le opere dell’artista Vito Matera (Perdonami Vito mi è sembrato un modo dignitoso di dare ‘spazio’ alla tua Mater(i)a e non confonderla con sassi e pietre che tra lanci e ritiri di mano…annebbiano i ricordi).
Matera chiaramente, come gli altri artisti del gruppo Nigro, non ebbe il tempo neanche di pensare ad un eventuale bozzetto, come Raffaele del resto che corresse ‘a macchina’ le bozze come si usava dire, ma il tutto servì allo scopo perché, il Presidente Tommaso Pedìo e la giuria, vollero premiare quel testo che coraggiosamente riproponeva i tre libri di ‘Rime sacre’ di Antonio Caracciolo, aristocratico di Melfi e vescovo in Troyes, vissuto a metà Cinquecento tra Francia e Italia. Levante, sarebbe meglio dire Mario Cavalli, tenne fede alla parola data ed editò i cinque volumi della Storia della Basilicata - anche in quell’occasione vi era l’idea di ricorrere all’arte di Vito Matera - degna opera per un più che degno Maestro e per giunta sarebbe stata una simbiosi-fusione di intenti di grande efficacia - ma il Tommaso lucano non volle nessuna immagine in copertina.
Queste mie tarde puntualizzazioni - preciso una volta per tutte che non vado su face-book oggi e neppure domani, non mi interessano i 'siti', leggo libri e consulto solo la mia memoria...per cui quando fa acqua e frutto di mia esclusiva depurazione - mirano a ristabilire con l’amico Matera quell’intesa dialettica che ci ricorda che “Oltre il grano" (Graminacee, appartenenti al gruppo dei cereali, coltivati fin dal neolitico), quel suo magnifico acrilico 60x90 è la dimostrazione più evidente che lo spettacolo giornaliero della natura ci ripaga e consola di ogni sforzo. Dal momento che critici internazionali si sono occupati delle tue opere lascio a loro le parole tecniche, frutto di studio e riflessione, e ti parlerò della grande attinenza tra grano e carta. Prima cosa i nostri nipoti non sanno che frumento e grano sono sinonimi. Le famose infiorescenze in spighe hanno foglie lineari e producono frutti chiamati cariossidi che, macinati, danno la farina. La paglia che resta serve a produrre cellulosa per fabbricare carta: come vedi andare “Oltre il grano” è una necessità anche per Livalca.
Anni fa in una tua casetta a mare, mentre ammiravo una tua splendida scultura posta all’ingresso come benvenuto, mi venne l’infelice battuta ‘ il nostro Fidia di Matera’ e la tua onnipresente, vigile e preparatissima consorte Giovanna mi fece intendere che i tuoi lavori non sono vere e proprie sculture, ma leggere parole affidate al vento e, quindi, soggette ai vari cambi climatici. Il calcio di mia moglie sullo stinco destro - per giunta indossava gli zoccoli - mi fece capire che Fidia e tibia al cospetto delle ’stelle’ non sono arbitri imparziali. A distanza di tempo voglio precisare alla tua Giovanna che avevo rispolverato i ricordi scolastici di Fidia perché il greco amico di Pericle, partito dalla pittura, solo dopo aver approfondito tutte le tecniche dell’arte figurativa, si era cimentato con la scultura in marmo, con la bronzistica (si può dire senza dare del ‘metallaro’ a nessuno?) e con la toreutica, e quindi non volevo fare nessun riferimento al… Partenone.
La mia Santa collaboratrice mi informa che l’etimologia della parola acrilico è francese per cui mi rifugio in quelle poche nozioni del termine che possiedo e in quanto alla malta, dal greco impasto, ritengo il tutto sufficiente a dire che il Maestro Matera fa vivere le sue malte acriliche fino ad ottenere fibre che, anche se non saranno tessili, danno una visione esaltante ben oltre i sette colori dell’iride. Professoressa Giovanna merito la tua approvazione almeno questa volta?
Su quel ‘Dittico’ che recita acrilico 60x45 e malte acriliche su legno è difficile dire qualcosa che non possa essere smentita con tesi altrettanto veritiere: l’artista Matera non specifica il tipo di legno adoperato, ma noi sappiamo che il legno è un insieme di tessuti complessi, comprendente cellule viventi e non viventi.
Mi piace supporre che il legno adoperato venga dal Bosco Difesa Grande, in territorio di Gravina in Puglia, nel Parco dell’Alta Murgia: i colori limpidi nella loro normalità, la luce in perenne conflitto con l’energia mossa dalle...'pale eoliche', le venature che sono l’aspetto più puro che presenta il legno tagliato per effetto dell’andamento delle sue fibre, il solco in cui è ancora viva la fenditura lasciata dall’aratro nel terreno, sono tutti ‘atti’ di vita, quella vita che ci ricorda come la speranza per un futuro migliore e più giusto per tutti non abbia limiti, se non quelli di una contenuta immaginazione.
Vito ti dedico questi versi di Joseph Tusiani che penso parlino lo stesso linguaggio delle tue creazioni: l’aurora della vita si manifesta, indipendentemente dall’età, ogni giorno per tutti.
ANDIAMO, AMICI
Andiamo, amici, ad incontrar l’Aurora:
basta bandire il dubbio nell’attesa.
Andiamo a constatare che la luce
è ancor la nostra più bella sorpresa.
Sì, è lo stesso sole che ritorna
con i soliti raggi e, sì facendo,
tutte le nostre cose assembla e aggiorna.
Ma non è questo il regalo regale
che il nostro vegetare eleva a vita?
Andiamo, andiamo tutti insieme e lieti
a dare il benvenuto alla gentile
Aurora che tuttora ha rosee dita,
e che, se mai per poco si celasse,
arriva puntualmente e, già arrivata,
sorridendo ringrazia
benevolmente grata.
Joseph Tusiani
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Cultura e Spettacoli