BARI - Dopo 9 mesi arriva la risposta del Ministero dell’Interno all’interrogazione del deputato M5S Giuseppe Brescia in merito al bando pubblicato lo scorso marzo dalla “Direzione centrale dei servizi civili per l’immigrazione e asilo”, per l’individuazione di un giornalista professionista che svolgesse a titolo gratuito attività di comunicazione istituzionale sull’immigrazione e sulle attività dei centri di accoglienza, in stretto raccordo con l’ufficio stampa del Ministro. Un bando che aveva sollevato la dura reazione della categoria.
Al “fortunato” prescelto venivano richiesti almeno 3 anni di esperienza nel settore della comunicazione nelle pubbliche amministrazioni e ottima conoscenza della lingua inglese. Unico corrispettivo sarebbero state le eventuali spese di viaggio, vitto e alloggio sostenute per l’espletamento dell’incarico, rimborsate sulla base di una documentazione giustificativa.
Si è trattato, si legge nella risposta ministeriale, di “una legittima soluzione adottata giocoforza dall’Amministrazione in assenza delle risorse finanziarie destinate specificamente alle prestazioni di lavoro autonomo.”
Dura la reazione del deputato pentastellato componente della VII Commissione Cultura: “E’ inaccettabile che il Ministero pensi di assumere un professionista a titolo gratuito giustificando il fatto con una “carenza di risorse”. E’ questo il rispetto che il Governo nutre nei confronti dei lavoratori italiani? La legge regolamenta il lavoro dei giornalisti impiegati negli uffici stampa delle Pubbliche Amministrazioni con un contratto collettivo nazionale, non si capisce perché in questo caso non debba essere applicato.”
Niente di nuovo invece secondo il Ministero che nella risposta sembra giustificarsi specificando che “già in passato questa Amministrazione aveva sperimentato la gratuità della prestazione per un incarico identico a quello preso in esame, senza che gli organi deputati al controllo preventivo di legittimità avessero avuto nulla da eccepire sul contratto sottoposto al loro vaglio.” Per il Ministero la bontà della procedura sarebbe provata dalle 25 candidature arrivate, di cui una fuori tempo massimo. Un numero che testimonierebbe come “diversi giornalisti hanno colto lo spirito dell’iniziativa e l’hanno considerata, indipendentemente da forme di retribuzione, un’importante opportunità di arricchimento professionale e umano”.
“Ridiamo per non piangere - commenta Brescia - il fatto che dal Ministero intendano provare la buona riuscita dell’iniziativa specificando che ad un bando nazionale hanno risposto “ben” 25 giornalisti, la dice lunga sulla percezione distorta della realtà del ministro Alfano che non a caso oggi è stato “promosso” dal ministero dell’Interno al ministero degli Esteri. Probabilmente alcuni di quelli che hanno partecipato sono professionisti che essendo senza lavoro a causa delle politiche scellerate di questo Governo, sono stati costretti a dover prendere in considerazione anche una proposta indegna pur di non restare a casa. Non a caso - conclude - dopo le polemiche sorte in seguito alla pubblicazione del bando, “stranamente” la procedura si è conclusa con un nulla di fatto: nessuno dei candidati è risultato in possesso dei requisiti richiesti”.
Al “fortunato” prescelto venivano richiesti almeno 3 anni di esperienza nel settore della comunicazione nelle pubbliche amministrazioni e ottima conoscenza della lingua inglese. Unico corrispettivo sarebbero state le eventuali spese di viaggio, vitto e alloggio sostenute per l’espletamento dell’incarico, rimborsate sulla base di una documentazione giustificativa.
Si è trattato, si legge nella risposta ministeriale, di “una legittima soluzione adottata giocoforza dall’Amministrazione in assenza delle risorse finanziarie destinate specificamente alle prestazioni di lavoro autonomo.”
Dura la reazione del deputato pentastellato componente della VII Commissione Cultura: “E’ inaccettabile che il Ministero pensi di assumere un professionista a titolo gratuito giustificando il fatto con una “carenza di risorse”. E’ questo il rispetto che il Governo nutre nei confronti dei lavoratori italiani? La legge regolamenta il lavoro dei giornalisti impiegati negli uffici stampa delle Pubbliche Amministrazioni con un contratto collettivo nazionale, non si capisce perché in questo caso non debba essere applicato.”
Niente di nuovo invece secondo il Ministero che nella risposta sembra giustificarsi specificando che “già in passato questa Amministrazione aveva sperimentato la gratuità della prestazione per un incarico identico a quello preso in esame, senza che gli organi deputati al controllo preventivo di legittimità avessero avuto nulla da eccepire sul contratto sottoposto al loro vaglio.” Per il Ministero la bontà della procedura sarebbe provata dalle 25 candidature arrivate, di cui una fuori tempo massimo. Un numero che testimonierebbe come “diversi giornalisti hanno colto lo spirito dell’iniziativa e l’hanno considerata, indipendentemente da forme di retribuzione, un’importante opportunità di arricchimento professionale e umano”.
“Ridiamo per non piangere - commenta Brescia - il fatto che dal Ministero intendano provare la buona riuscita dell’iniziativa specificando che ad un bando nazionale hanno risposto “ben” 25 giornalisti, la dice lunga sulla percezione distorta della realtà del ministro Alfano che non a caso oggi è stato “promosso” dal ministero dell’Interno al ministero degli Esteri. Probabilmente alcuni di quelli che hanno partecipato sono professionisti che essendo senza lavoro a causa delle politiche scellerate di questo Governo, sono stati costretti a dover prendere in considerazione anche una proposta indegna pur di non restare a casa. Non a caso - conclude - dopo le polemiche sorte in seguito alla pubblicazione del bando, “stranamente” la procedura si è conclusa con un nulla di fatto: nessuno dei candidati è risultato in possesso dei requisiti richiesti”.
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