Chiusura neurochirurgia Di Venere, Borraccino: “Un grave danno al diritto all'assistenza sanitaria pubblica”
BARI - Una nota del consigliere Cosimo Borraccino (SI), presidente della II Commissione. "Nei giorni scorsi a Valenzano, organizzato dal locale circolo di Sinistra Italiana, - dichiara Borraccino - ho partecipato insieme al già assessore alla Sanità, il Prof. Tommaso Fiore , il rappresentante della CGIL provinciale dott. Mazzarella, Nico Bavaro della segreteria regionale di Sinistra Italiana ed il consigliere comunale di Valenzano, Tonio De Nicolò, ad un affollatissima assemblea nella sala comunale, alla presenza di cittadini, medici, sindacalisti e rappresentanti di associazioni.
Da quella riunione, attraverso anche il contributo di medici e sindacalisti, - prosegue - mi è stato consegnato un documento a supporto della necessità di mantenere la Neurochirurgia al "Di Venere" di Bari, che sottoporrò all'esame della Commissione Sanità giorno 11 Gennaio.
"TIME IS BRAIN" è il motto nelle Scienze Neurologiche: più tempo si perde in trasferimenti in altri centri attrezzati più il cervello muore e più danni si fanno alla società creando sempre maggiori disabilità a carico poi del Sistema Sanitario Nazionale, rendendo tutto più complicato per la vita e la salute dei cittadini.
A nostro parere, con la voluta chiusura della Neurochirurgia del “Di Venere”, verrebbero meno servizi di urgenza e salvavita che esistono da oltre 40 anni su un ampio bacino di utenza, tenendo conto che il "Di Venere" e' facilmente raggiungibile dai grandi assi stradali.
Con pazienti che provengono da tutta i comuni del zona sud della provincia di Bari: Monopoli, Putignano, Alberobello, Locorotondo, Polignano, Mola di Bari, Conversano e dalla Zona Nord-Ovest Corato, Terlizzi, Ruvo e poi Molfetta e così un po’ tutti i comuni della provincia intorno a Bari come Valenzano, Adelfia, Rutigliano.
Va tenuto conto anche che la Neurochirurgia, la Rianimazione, la Neurologia, la Cardiologia, la Nefrologia, l’Ortopedia sono stati da poco ristrutturati e tanti altri reparti e lotti sono ancora in restauro o in costruzione, con una notevole spesa del denaro pubblico, generando un grave danno erariale.
Che si fa? Si costruisce, spendendo tantissimi soldi dei cittadini, per poi chiudere?
Fino a 1 anno fa (alla inaugurazione della TERZA ristrutturazione della Rianimazione in meno di 5 anni) si parlava di potenziamento del “Di Venere”, si sono spesi milioni e milioni di euro in edilizia sanitaria, non si sono lesinati milioni e milioni di euro per fare nuovi reparti che poi verranno chiusi a danno di servizi resi alla popolazione.
Ma come si può cambiare idea continuamente su quello che sarà il destino di un ospedale spendendo tanti milioni di euro dei contribuenti per poi chiudere questi stessi Reparti o Ospedali?
Forse la Corte dei Conti valuterà queste scelte evidentemente “miopi”?
Riassumendo si elimineranno i posti letto di Neurochirurgia al "Di Venere" per assegnarli a cliniche private.
Questo è il classico esempio in cui si toglie al pubblico per dare al privato sempre più!
Ricordo che il denaro per pagare queste CASE DI CURA proverrà sempre dalla Regione Puglia, ma per le prestazioni “pulite”, ovvero quelle prestazioni di breve durata e con poca spesa che rappresentano un pieno guadagno per i privati.
Tutto ciò in favore di 8 posti letto di Neurochirurgia alla Clinica Privata ”Mater Dei”, 8 posti letto alla Clinica Privata “Villa Anthea” e 12 posti letto al “MIULLI” di Acquaviva.
Nulla di personale contro queste strutture private efficienti, per carità, anzi massimo rispetto per le loro attività e nemmeno una contrarietà di natura ideologica.
Solo considerazioni sanitarie e tecniche che ci derivano da un ampio confronto con tecnici che ci permettono di affermare che invece si tratterebbe di un provvedimento molto discutibile dal punto di vista scientifico, sociale e sanitario, oltre che pericoloso per la salute dei cittadini, in quanto sia l’Anthea, sia la Mater Dei, come anche il Miulli, effettuavano già da tempo attività Neurochirurgica di tipo privato e/o accreditato, consistenti però solo in piccoli interventi di chirurgia spinale remunerativa dal punto di vista dei DRG, ma non eseguivano le urgenze, né quella che rappresenta il grosso, nonché la parte più importante della Neurochirugia, e cioè il trattamento e le cure dei pazienti soprattutto per i politraumatizzati con fratture craniche ed emorragie cerebrali spontanee, il trattamento dei tumori cerebrali e spinali, il trattamento degli idrocefali infantili.
VA DETTO CHE ATTUALMENTE LA NEUROCHIRURGIA DEL DI VENERE E’ SEMPRE PIENA ED E’ COSTANTE LA PRESENZA DI PAZIENTI BARELLATI FINO, A VOLTE, ALLE 8 BARELLE, ACCOGLIENDO PAZIENTI DA TUTTA LA PROVINCIA ED ANCHE DA FUORI PROVINCIA.
ORA DOVE ANDRA’ QUESTA GENTE??
Le giustificazioni politiche apportate per questa scellerata decisione sono state:
1) l’Adeguamento a Standard Internazionali di adeguato Rapporto Numero di Neurochirurgie per Numero di Abitanti
2) la presunta minore produttività, attesa dagli enti regionali preposti, della Neurochirurgia del “Di Venere”, ma che non corrisponde al vero, se si considera che la Neurochirurgia del “Di Venere” ha lavorato sempre con un organico dimezzato rispetto alle piante organiche previste dalla Regione
Ma come si possono paragonare questi interventi di piccola chirurgia al grosso intervento di asportazione di tumore cerebrale che impegna la sala operatoria per molte ore, così come gli interventi di chirurgia cranica nei politraumatizzati, considerando inoltre che Il grosso degli interventi effettuati dalla Neurochirurgia del "Di Venere" sono stati gli interventi di chirurgia maggiori e salvavita.
Se si intenderà continuare con la piccola neurochirurgia spinale, remunerativa per le Cliniche Private Accreditate, ma pagate con il denaro pubblico, chi farà tutto il lavoro finora egregiamente compiuto dalla Neurochirurgia del “Di Venere”, e che, comunque, comportano le spese ben più ingenti e che continueranno a gravare sul pubblico, con i politraumi complessi che, a volte necessitano di settimane e, talvolta mesi di ricovero? Spesso anziani con molte patologie di base?
Verrà oberata la Neurochirurgia del Policlinico di Bari, che verrebbe potenziata con alcuni posti letto in più rispetto a prima del riordino?
Ma verranno anche aumentate le sale operatorie al Policlinico di Bari per poter ottemperare alle urgenze che prima, contemporaneamente giungevano alla Neurochirurgia del “Di Venere”?
Con quali conseguenze per il vasto territorio che da anni viene servito?
Quindi la "crema ai privati” e l'”amaro al pubblico”, inteso come attività più dispendiose e che poi fanno andare in crisi tutto il sistema dei costi.
LA CHIUSURA DELLA NEUROCHIRURGIA AL "DI VENERE" DI BARI DECLASSERÀ L'INTERO L’OSPEDALE.
Quindi a breve saranno depotenziati i reparti di
-PRONTO SOCCORSO,
-TERAPIA INTENSIVA RIANIMATORIA,
-L'UNITA’ di TERAPIA INTENSIVA NEONATALE,
-L'ORTOPEDIA,
-Il PRELIEVO D’ORGANI,
-la STROKE UNIT.
Chiediamo come Sinistra Italiana, al presidente/assessore Emiliano, per questo e per tantissimi casi analoghi di chiusura di reparti ed interi ospedali, con forza una decisione diversa rispetto all'attuale Piano di Riordino della Rete Ospedaliera e che nello specifico mantenga la Neurochirurgia al “Di Venere” per evitare i contraccolpi a danno della popolazione, che, inevitabilmente, ci saranno nel prossimo futuro se questo piano scellerato rimarrà tale e quale", conclude Borraccino.
Da quella riunione, attraverso anche il contributo di medici e sindacalisti, - prosegue - mi è stato consegnato un documento a supporto della necessità di mantenere la Neurochirurgia al "Di Venere" di Bari, che sottoporrò all'esame della Commissione Sanità giorno 11 Gennaio.
"TIME IS BRAIN" è il motto nelle Scienze Neurologiche: più tempo si perde in trasferimenti in altri centri attrezzati più il cervello muore e più danni si fanno alla società creando sempre maggiori disabilità a carico poi del Sistema Sanitario Nazionale, rendendo tutto più complicato per la vita e la salute dei cittadini.
A nostro parere, con la voluta chiusura della Neurochirurgia del “Di Venere”, verrebbero meno servizi di urgenza e salvavita che esistono da oltre 40 anni su un ampio bacino di utenza, tenendo conto che il "Di Venere" e' facilmente raggiungibile dai grandi assi stradali.
Con pazienti che provengono da tutta i comuni del zona sud della provincia di Bari: Monopoli, Putignano, Alberobello, Locorotondo, Polignano, Mola di Bari, Conversano e dalla Zona Nord-Ovest Corato, Terlizzi, Ruvo e poi Molfetta e così un po’ tutti i comuni della provincia intorno a Bari come Valenzano, Adelfia, Rutigliano.
Va tenuto conto anche che la Neurochirurgia, la Rianimazione, la Neurologia, la Cardiologia, la Nefrologia, l’Ortopedia sono stati da poco ristrutturati e tanti altri reparti e lotti sono ancora in restauro o in costruzione, con una notevole spesa del denaro pubblico, generando un grave danno erariale.
Che si fa? Si costruisce, spendendo tantissimi soldi dei cittadini, per poi chiudere?
Fino a 1 anno fa (alla inaugurazione della TERZA ristrutturazione della Rianimazione in meno di 5 anni) si parlava di potenziamento del “Di Venere”, si sono spesi milioni e milioni di euro in edilizia sanitaria, non si sono lesinati milioni e milioni di euro per fare nuovi reparti che poi verranno chiusi a danno di servizi resi alla popolazione.
Ma come si può cambiare idea continuamente su quello che sarà il destino di un ospedale spendendo tanti milioni di euro dei contribuenti per poi chiudere questi stessi Reparti o Ospedali?
Forse la Corte dei Conti valuterà queste scelte evidentemente “miopi”?
Riassumendo si elimineranno i posti letto di Neurochirurgia al "Di Venere" per assegnarli a cliniche private.
Questo è il classico esempio in cui si toglie al pubblico per dare al privato sempre più!
Ricordo che il denaro per pagare queste CASE DI CURA proverrà sempre dalla Regione Puglia, ma per le prestazioni “pulite”, ovvero quelle prestazioni di breve durata e con poca spesa che rappresentano un pieno guadagno per i privati.
Tutto ciò in favore di 8 posti letto di Neurochirurgia alla Clinica Privata ”Mater Dei”, 8 posti letto alla Clinica Privata “Villa Anthea” e 12 posti letto al “MIULLI” di Acquaviva.
Nulla di personale contro queste strutture private efficienti, per carità, anzi massimo rispetto per le loro attività e nemmeno una contrarietà di natura ideologica.
Solo considerazioni sanitarie e tecniche che ci derivano da un ampio confronto con tecnici che ci permettono di affermare che invece si tratterebbe di un provvedimento molto discutibile dal punto di vista scientifico, sociale e sanitario, oltre che pericoloso per la salute dei cittadini, in quanto sia l’Anthea, sia la Mater Dei, come anche il Miulli, effettuavano già da tempo attività Neurochirurgica di tipo privato e/o accreditato, consistenti però solo in piccoli interventi di chirurgia spinale remunerativa dal punto di vista dei DRG, ma non eseguivano le urgenze, né quella che rappresenta il grosso, nonché la parte più importante della Neurochirugia, e cioè il trattamento e le cure dei pazienti soprattutto per i politraumatizzati con fratture craniche ed emorragie cerebrali spontanee, il trattamento dei tumori cerebrali e spinali, il trattamento degli idrocefali infantili.
VA DETTO CHE ATTUALMENTE LA NEUROCHIRURGIA DEL DI VENERE E’ SEMPRE PIENA ED E’ COSTANTE LA PRESENZA DI PAZIENTI BARELLATI FINO, A VOLTE, ALLE 8 BARELLE, ACCOGLIENDO PAZIENTI DA TUTTA LA PROVINCIA ED ANCHE DA FUORI PROVINCIA.
ORA DOVE ANDRA’ QUESTA GENTE??
Le giustificazioni politiche apportate per questa scellerata decisione sono state:
1) l’Adeguamento a Standard Internazionali di adeguato Rapporto Numero di Neurochirurgie per Numero di Abitanti
2) la presunta minore produttività, attesa dagli enti regionali preposti, della Neurochirurgia del “Di Venere”, ma che non corrisponde al vero, se si considera che la Neurochirurgia del “Di Venere” ha lavorato sempre con un organico dimezzato rispetto alle piante organiche previste dalla Regione
Ma come si possono paragonare questi interventi di piccola chirurgia al grosso intervento di asportazione di tumore cerebrale che impegna la sala operatoria per molte ore, così come gli interventi di chirurgia cranica nei politraumatizzati, considerando inoltre che Il grosso degli interventi effettuati dalla Neurochirurgia del "Di Venere" sono stati gli interventi di chirurgia maggiori e salvavita.
Se si intenderà continuare con la piccola neurochirurgia spinale, remunerativa per le Cliniche Private Accreditate, ma pagate con il denaro pubblico, chi farà tutto il lavoro finora egregiamente compiuto dalla Neurochirurgia del “Di Venere”, e che, comunque, comportano le spese ben più ingenti e che continueranno a gravare sul pubblico, con i politraumi complessi che, a volte necessitano di settimane e, talvolta mesi di ricovero? Spesso anziani con molte patologie di base?
Verrà oberata la Neurochirurgia del Policlinico di Bari, che verrebbe potenziata con alcuni posti letto in più rispetto a prima del riordino?
Ma verranno anche aumentate le sale operatorie al Policlinico di Bari per poter ottemperare alle urgenze che prima, contemporaneamente giungevano alla Neurochirurgia del “Di Venere”?
Con quali conseguenze per il vasto territorio che da anni viene servito?
Quindi la "crema ai privati” e l'”amaro al pubblico”, inteso come attività più dispendiose e che poi fanno andare in crisi tutto il sistema dei costi.
LA CHIUSURA DELLA NEUROCHIRURGIA AL "DI VENERE" DI BARI DECLASSERÀ L'INTERO L’OSPEDALE.
Quindi a breve saranno depotenziati i reparti di
-PRONTO SOCCORSO,
-TERAPIA INTENSIVA RIANIMATORIA,
-L'UNITA’ di TERAPIA INTENSIVA NEONATALE,
-L'ORTOPEDIA,
-Il PRELIEVO D’ORGANI,
-la STROKE UNIT.
Chiediamo come Sinistra Italiana, al presidente/assessore Emiliano, per questo e per tantissimi casi analoghi di chiusura di reparti ed interi ospedali, con forza una decisione diversa rispetto all'attuale Piano di Riordino della Rete Ospedaliera e che nello specifico mantenga la Neurochirurgia al “Di Venere” per evitare i contraccolpi a danno della popolazione, che, inevitabilmente, ci saranno nel prossimo futuro se questo piano scellerato rimarrà tale e quale", conclude Borraccino.