di VITTORIO POLITO - L’Editore Levante ha pubblicato il volume di Grazia Galante “I giochi di una volta”, con il sottotitolo “Come si divertivano i bambini di San Marco in Lamis”. Prefazione di Daniele Giancane, trascrizione musicale di Michelangelo Martino e disegni di Annalisa Nardella.
Grazia Galante, nota scrittrice e autrice (insieme a Michele Galante), del “Dizionario del dialetto di San Marco in Lamis” (Levante Editore), una poderosa opera che si avvale della prefazione di Tullio De Mauro e della postfazione di Joseph Tusiani, questa volta si è dedicata ai giochi di un tempo, quelli che, chi è avanti con l’età, ha certamente giocato sotto casa, nei vicoli, nelle strade o nei giardini pubblici.
Secondo il filosofo Michel de Montaigne (1533-1592), «il gioco è una delle azioni più serie», mentre per la pedagogista inglese Susan Isaacs (1885-1948), «L’attività del gioco è il lavoro del bambino, è grazie ad esso che egli cresce e si sviluppa. Tale attività può essere considerata un segno di normalità, la sua assenza, invece, come un segno di qualche difetto innato o di malattia mentale».
Alla luce delle suddette affermazioni si evince chiaramente l’indispensabilità dei giochi per i bambini, giochi che erano collettivi, mentre quelli cosiddetti moderni con telefonini, playstation e computer, si sono trasformati in giochi individuali e solitari. Il gioco deve essere attivo, mentre quelli che si fanno con i detti sussidi sono da considerare passivi, poiché non attivano muscoli, non aguzzano l’ingegno, non fanno respirare aria pura, non fanno socializzare, facendo rimanere immobili coloro che li usano. Da non dimenticare che i giochi di un tempo erano a costo zero a differenza di quelli moderni che hanno costi esorbitanti.
“Il libro della Galante - scrive Daniele Giancane nella prefazione - ci immerge in un universo che non c’è più: quella che è stata definita “la civiltà del vicolo”. Una civiltà in cui era la ‘strada’ il luogo dei giochi, dell’aggregazione, della amicizie, della competizione”, ed io aggiungerei della socializzazione e del rispetto reciproco.
Utilissimo anche il contributo dialettale della Galante, poiché, così facendo, ha dato una mano alla salvaguardia del vernacolo sammarchese e lo ha difeso da chi pensa che esistano differenze tra Lingua e Dialetto, mentre non ne esistono affatto. Il dialetto non è un’alternativa folcloristica alla lingua italiana, perché il suo uso è qualcosa che ci appartiene intimamente e va a toccare situazioni ed avvenimenti spiccioli del quotidiano che la gente riconosce ed apprezza immediatamente.
L’attività ludica dei bambini greci, ad esempio, si esprimeva all’interno della famiglia: le bambine giocavano con le bambole, i maschietti con la palla, con il cerchio, con l’arco, si cimentavano nella corsa e nella lotta, praticavano il tiro alla fune, l’altalena, il gioco della settimana, o quello della trottola che chiamavano “strombos”. Mentre i bambini romani, invece, come testimoniano Orazio, Marziale e Cicerone, praticavano molti di quei giochi che, a distanza di oltre duemila anni sono pervenuti a noi.
A San Marco in Lamis i giochi non si contano. Grazia Galante ha fatto un lavoro certosino descrivendo centinaia di passatempi, suddivisi in giochi della prima infanzia, giochi femminili e maschili con e senza giocattoli, scherzi stupidi con monellerie, giochi popolari delle feste, i giocattoli, le conte, i pegni e vi sono anche gli spartiti delle musiche che accompagnano certi giochi. Insomma c’è n’è per tutti gusti. Un ottimo lavoro di ricostruzione storica fatto dall’autrice che dimostra come nella “espressione gioco”, accanto all’elemento ricreativo, culturale e pedagogico, si affianca un profondo valore storico e antropologico.
Il testo di Grazia Galante consente a chiunque di praticare i giochi ricordati, per il modo particolareggiato con cui vengono raccontati. Inoltre, la pubblicazione, potrebbe risultare utile a quanti volessero adottarlo come manuale di giochi nelle scuole, nelle biblioteche o nelle associazioni che promuovono attività ludiche.
Il volume sarà presentato il prossimo 14 dicembre, alle 17:30, nella Sala Teatro “Giannone” di San Marco in Lamis, con l’intervento di Francesco Gorgoglione, dirigente scolastico, Stefano Pecorella, presidente Parco Nazionale del Gargano, Patrizia Resta, docente di Antropologia. Modererà l’evento Tonino Daniele con la presenza dell’autrice.
Grazia Galante, nota scrittrice e autrice (insieme a Michele Galante), del “Dizionario del dialetto di San Marco in Lamis” (Levante Editore), una poderosa opera che si avvale della prefazione di Tullio De Mauro e della postfazione di Joseph Tusiani, questa volta si è dedicata ai giochi di un tempo, quelli che, chi è avanti con l’età, ha certamente giocato sotto casa, nei vicoli, nelle strade o nei giardini pubblici.
Secondo il filosofo Michel de Montaigne (1533-1592), «il gioco è una delle azioni più serie», mentre per la pedagogista inglese Susan Isaacs (1885-1948), «L’attività del gioco è il lavoro del bambino, è grazie ad esso che egli cresce e si sviluppa. Tale attività può essere considerata un segno di normalità, la sua assenza, invece, come un segno di qualche difetto innato o di malattia mentale».
Alla luce delle suddette affermazioni si evince chiaramente l’indispensabilità dei giochi per i bambini, giochi che erano collettivi, mentre quelli cosiddetti moderni con telefonini, playstation e computer, si sono trasformati in giochi individuali e solitari. Il gioco deve essere attivo, mentre quelli che si fanno con i detti sussidi sono da considerare passivi, poiché non attivano muscoli, non aguzzano l’ingegno, non fanno respirare aria pura, non fanno socializzare, facendo rimanere immobili coloro che li usano. Da non dimenticare che i giochi di un tempo erano a costo zero a differenza di quelli moderni che hanno costi esorbitanti.
“Il libro della Galante - scrive Daniele Giancane nella prefazione - ci immerge in un universo che non c’è più: quella che è stata definita “la civiltà del vicolo”. Una civiltà in cui era la ‘strada’ il luogo dei giochi, dell’aggregazione, della amicizie, della competizione”, ed io aggiungerei della socializzazione e del rispetto reciproco.
Utilissimo anche il contributo dialettale della Galante, poiché, così facendo, ha dato una mano alla salvaguardia del vernacolo sammarchese e lo ha difeso da chi pensa che esistano differenze tra Lingua e Dialetto, mentre non ne esistono affatto. Il dialetto non è un’alternativa folcloristica alla lingua italiana, perché il suo uso è qualcosa che ci appartiene intimamente e va a toccare situazioni ed avvenimenti spiccioli del quotidiano che la gente riconosce ed apprezza immediatamente.
L’attività ludica dei bambini greci, ad esempio, si esprimeva all’interno della famiglia: le bambine giocavano con le bambole, i maschietti con la palla, con il cerchio, con l’arco, si cimentavano nella corsa e nella lotta, praticavano il tiro alla fune, l’altalena, il gioco della settimana, o quello della trottola che chiamavano “strombos”. Mentre i bambini romani, invece, come testimoniano Orazio, Marziale e Cicerone, praticavano molti di quei giochi che, a distanza di oltre duemila anni sono pervenuti a noi.
A San Marco in Lamis i giochi non si contano. Grazia Galante ha fatto un lavoro certosino descrivendo centinaia di passatempi, suddivisi in giochi della prima infanzia, giochi femminili e maschili con e senza giocattoli, scherzi stupidi con monellerie, giochi popolari delle feste, i giocattoli, le conte, i pegni e vi sono anche gli spartiti delle musiche che accompagnano certi giochi. Insomma c’è n’è per tutti gusti. Un ottimo lavoro di ricostruzione storica fatto dall’autrice che dimostra come nella “espressione gioco”, accanto all’elemento ricreativo, culturale e pedagogico, si affianca un profondo valore storico e antropologico.
Il testo di Grazia Galante consente a chiunque di praticare i giochi ricordati, per il modo particolareggiato con cui vengono raccontati. Inoltre, la pubblicazione, potrebbe risultare utile a quanti volessero adottarlo come manuale di giochi nelle scuole, nelle biblioteche o nelle associazioni che promuovono attività ludiche.
Il volume sarà presentato il prossimo 14 dicembre, alle 17:30, nella Sala Teatro “Giannone” di San Marco in Lamis, con l’intervento di Francesco Gorgoglione, dirigente scolastico, Stefano Pecorella, presidente Parco Nazionale del Gargano, Patrizia Resta, docente di Antropologia. Modererà l’evento Tonino Daniele con la presenza dell’autrice.