di LUIGI LAGUARAGNELLA - Spesso si dice che Bari è il ponte tra occidente e oriente, la città che custodisce le reliquie di San Nicola, vero e proprio simbolo di unione tra due sponde, due mondi, due fedi. Tali simbologie vengono sempre usate per descrivere le caratteristiche del capoluogo pugliese.
Alla vigilia della festa del santo più “ecumenico” e venerato al mondo, finalmente quei simboli, si può dire, sono diventati realtà . Bari concretamente può definirsi, anzi essere ufficialmente ponte di dialogo e culture, grazie alla visita (storica) del patriarca di Costantinopoli (una delle figure di maggior spicco e valore spirituale della religione ortodossa) Bartolomeo I.
Bari ha vissuto un momento unico. In occasione dell’apertura dell’anno accademico della Facoltà Teologica Pugliese, la basilica di San Nicola si è trasformata in quel ponte. Alla presenza di tanti giovani seminaristi e non solo il priore della basilica Padre Ciro Capotosto e l’arcivescovo della diocesi di Bari-Bitonto Mons. Francesco Cacucci hanno consegnato al patriarca di Costantinopoli il premio Ecumenico San Nicola per il suo impegno universale nel processo di dialogo e di pace. In occasione di questa prima visita nella città di San Nicola, Mons. Cacucci ha letto un saluto di papa Francesco e consegnato a Bartolomeo una lampada a forma di caravella simile a quella conservato nella cripta del vescovo di Myra. Il patriarca, ricambiando ha donato all’arcivescovo un turibolo, elemento importante della liturgia bizantina.
Un momento unico per la città che attraverso, prima le parole di Emiliano e Decaro, poi quelle di Mons. Cacucci, hanno espresso la gratitudine e la gioia per la presenza di questa importante figura, un motivo per confermare l’impegno e l’indole di Bari e dei baresi ad essere luogo e persone accoglienti, che rispettano le diversità , che sanno andare incontro ai bisogni del prossimo. C’è la presenza di San Nicola a rafforzare questi valori, ma negli anni l’impegno della comunità locale verso l’apertura e il dialogo in un contesto di chiusura e di “ritorno ai muri” è senza dubbio un elemento controcorrente.
Bartolomeo, nella sua lectio magistralis, ha posto l’accento sul senso della comunione che tiene legato Dio e l’uomo e soprattutto quest’ultimo con i fratelli. E’ per lui tutto relazione: l’amore discendente di Dio e quello ascendente dell’uomo e conferma “Dio si è fatto uomo, affinchè l’uomo potesse assomigliare a Dio”. Parla del valore del Concilio nel processo di sviluppo e dialogo cristiano e interreligioso. La voglia di dialogo, emersa proprio dal Concilio rappresenta proprio quel mare che divide occidente da oriente che deve unire e invece è la tomba di tanti fratelli migranti. Il patriarca sottolinea l’impegno costante del Cristianesimo, che nonostante le tensioni storiche, le guerre, i totalitarismi ha sempre cercato quella comunione. Proprio la religione è stato l’elemento che soprattutto in oriente ha allontanato i fondamentalismi ed è stato elemento di speranza.
Poi Bartolomeo, in sintonia con la sensibilità di papa Francesco, dell’uomo chiamato ad essere custode del creato: l’ecologia altro non è che prendersi cura della casa di ognuno che è il mondo. Il creato è bellezza e la bellezza, come ha ricordato Mons. Cacucci è la via della conoscenza, nel cristianesimo diventa unità e libertà .
Bellezza fa rima con arte e Bartolomeo è maestro dell’arte del dialogo, uomo di livello mondiale, o meglio ecumenico che esalta del suo patriarcato proprio l’elemento spirituale che permette di arrivare alla pace con il dialogo.
Tra i motivi della presenza di Bartolomeo a Bari c’è la donazione alla comunità greco-ortodossa della chiesa del Sacro Cuore e non meno importante, anche se nell’aspetto liturgico, la memoria obbligatoria di San Nicola nel Messale romano.
Insomma il Santo di Bari sarà ufficialmente ricordato da tutto il mondo cristiano. Poi se per Bari capiterà di vedere passeggiare molto spesso per strada qualche uomo con la barba lunga e un lungo abito nero e in testa un alto cappello, sarà ancora più bello affermare che su questo ponte c’è posto per tutti, cattolici e ortodossi.
Alla vigilia della festa del santo più “ecumenico” e venerato al mondo, finalmente quei simboli, si può dire, sono diventati realtà . Bari concretamente può definirsi, anzi essere ufficialmente ponte di dialogo e culture, grazie alla visita (storica) del patriarca di Costantinopoli (una delle figure di maggior spicco e valore spirituale della religione ortodossa) Bartolomeo I.
Bari ha vissuto un momento unico. In occasione dell’apertura dell’anno accademico della Facoltà Teologica Pugliese, la basilica di San Nicola si è trasformata in quel ponte. Alla presenza di tanti giovani seminaristi e non solo il priore della basilica Padre Ciro Capotosto e l’arcivescovo della diocesi di Bari-Bitonto Mons. Francesco Cacucci hanno consegnato al patriarca di Costantinopoli il premio Ecumenico San Nicola per il suo impegno universale nel processo di dialogo e di pace. In occasione di questa prima visita nella città di San Nicola, Mons. Cacucci ha letto un saluto di papa Francesco e consegnato a Bartolomeo una lampada a forma di caravella simile a quella conservato nella cripta del vescovo di Myra. Il patriarca, ricambiando ha donato all’arcivescovo un turibolo, elemento importante della liturgia bizantina.
Un momento unico per la città che attraverso, prima le parole di Emiliano e Decaro, poi quelle di Mons. Cacucci, hanno espresso la gratitudine e la gioia per la presenza di questa importante figura, un motivo per confermare l’impegno e l’indole di Bari e dei baresi ad essere luogo e persone accoglienti, che rispettano le diversità , che sanno andare incontro ai bisogni del prossimo. C’è la presenza di San Nicola a rafforzare questi valori, ma negli anni l’impegno della comunità locale verso l’apertura e il dialogo in un contesto di chiusura e di “ritorno ai muri” è senza dubbio un elemento controcorrente.
Bartolomeo, nella sua lectio magistralis, ha posto l’accento sul senso della comunione che tiene legato Dio e l’uomo e soprattutto quest’ultimo con i fratelli. E’ per lui tutto relazione: l’amore discendente di Dio e quello ascendente dell’uomo e conferma “Dio si è fatto uomo, affinchè l’uomo potesse assomigliare a Dio”. Parla del valore del Concilio nel processo di sviluppo e dialogo cristiano e interreligioso. La voglia di dialogo, emersa proprio dal Concilio rappresenta proprio quel mare che divide occidente da oriente che deve unire e invece è la tomba di tanti fratelli migranti. Il patriarca sottolinea l’impegno costante del Cristianesimo, che nonostante le tensioni storiche, le guerre, i totalitarismi ha sempre cercato quella comunione. Proprio la religione è stato l’elemento che soprattutto in oriente ha allontanato i fondamentalismi ed è stato elemento di speranza.
Poi Bartolomeo, in sintonia con la sensibilità di papa Francesco, dell’uomo chiamato ad essere custode del creato: l’ecologia altro non è che prendersi cura della casa di ognuno che è il mondo. Il creato è bellezza e la bellezza, come ha ricordato Mons. Cacucci è la via della conoscenza, nel cristianesimo diventa unità e libertà .
Bellezza fa rima con arte e Bartolomeo è maestro dell’arte del dialogo, uomo di livello mondiale, o meglio ecumenico che esalta del suo patriarcato proprio l’elemento spirituale che permette di arrivare alla pace con il dialogo.
Tra i motivi della presenza di Bartolomeo a Bari c’è la donazione alla comunità greco-ortodossa della chiesa del Sacro Cuore e non meno importante, anche se nell’aspetto liturgico, la memoria obbligatoria di San Nicola nel Messale romano.
Insomma il Santo di Bari sarà ufficialmente ricordato da tutto il mondo cristiano. Poi se per Bari capiterà di vedere passeggiare molto spesso per strada qualche uomo con la barba lunga e un lungo abito nero e in testa un alto cappello, sarà ancora più bello affermare che su questo ponte c’è posto per tutti, cattolici e ortodossi.