BARI - Il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, in qualità di rappresentante della parte offesa nel processo “Ambiente svenduto” in corso davanti alla Corte d’Assise di Taranto, ha chiesto alle Procure di Taranto e di Milano se esistano agli atti dei rispettivi uffici richieste di patteggiamento avanzate dalle società del gruppo Riva ai fini della definizione della responsabilità penale dell’impresa.
La Regione Puglia ha infatti interesse a verificare il quantum delle somme oggetto dell’eventuale patteggiamento e se tali somme siano poi effettivamente utilizzabili per la risoluzione dell’emergenza sanitaria e ambientale in cui versa la città di Taranto.
A tal proposito ha precisato ai Procuratori Capristo e Greco che il processo di risanamento ambientale non può che essere attuato attraverso la decarbonizzazione dell’Ilva, unico sistema produttivo che garantisce che i reati commessi per i quali si discute il risarcimento, non vengano reiterati o portati ad ulteriori conseguenze.
Se infatti il risanamento degli impianti continuasse a prevedere l’utilizzo del carbone si avrebbe l’assurda conseguenza di sottrarre alle parti civili la somma di un miliardo e 300milioni in sequestro presso l’Autorità Giudiziaria svizzera per risanare impianti che stanno per essere venduti a privati che continuerebbero a produrre acciaio con modalità analoghe a quelle che hanno determinato i reati per cui vi è processo.
Qualunque altra soluzione “ambientale” diversa dalla decarbonizzazione risulterebbe assolutamente inidonea in quanto non eliminerebbe la fonte esclusiva dell’inquinamento e dei reati commessi e cioè il carbone.
PRE-ACCORDO CON RIVA PER 1,3 MLD - E' stato firmato a Milano presso lo studio Lombardi l'accordo preliminare fra la famiglia Riva, le società del gruppo Riva e il gruppo Ilva in A.S. che individua termini e condizioni di un accordo definitivo da firmarsi entro febbraio. Lo comunicano i Commissari straordinari dell'Ilva.
L'intesa prevede la stipulazione di un accordo definitivo che renderà disponibile a Ilva "somme e titoli per un controvalore di circa 1,1 miliardi di euro" attualmente sotto sequestro. La famiglia Riva "metterà" poi a disposizione "un ulteriore importo di 230 milioni destinati a supportare la gestione corrente di Ilva".
"AI RIVA UNO SCONTO INACCETTABILE" - “Un bonifico da 1 miliardo e 300 milioni di euro e via con il colpo di spugna, cancellando un passato pieno di errori, di scelte che hanno provocato disastri e dolore ad una comunità, ad un’intera città. L’accordo tra la famiglia Riva e il governo sa tanto di gioco al ribasso, di un azzeramento di responsabilità, di volere nascondere un elefante sotto il tappeto. E questo non può piacere ad un cittadino di Taranto che abbia a cuore il destino della propria terra”, lo dice l’onorevole Vincenza Labriola, capogruppo per il Gruppo Misto in commissione Lavoro alla Camera dei Deputati.
“E’ necessario leggere con attenzione il patto tra lo Stato e i Riva – prosegue Labriola –, non ci troviamo di certo di fronte ad un’azione benefica, ma alla consapevolezza, da parte di una proprietà, ormai espropriata dal governo, che conviene sborsare 1,3 miliardi di euro subito anziché il doppio tra qualche anno, cifra che risulterebbe nel caso di rivalsa della nuova Ilva nei confronti dei Riva, In poche parole, i responsabili del disastro Ilva hanno la strada spianata per chiudere la partita con uno sconto davvero inaccettabile”.
La Regione Puglia ha infatti interesse a verificare il quantum delle somme oggetto dell’eventuale patteggiamento e se tali somme siano poi effettivamente utilizzabili per la risoluzione dell’emergenza sanitaria e ambientale in cui versa la città di Taranto.
A tal proposito ha precisato ai Procuratori Capristo e Greco che il processo di risanamento ambientale non può che essere attuato attraverso la decarbonizzazione dell’Ilva, unico sistema produttivo che garantisce che i reati commessi per i quali si discute il risarcimento, non vengano reiterati o portati ad ulteriori conseguenze.
Se infatti il risanamento degli impianti continuasse a prevedere l’utilizzo del carbone si avrebbe l’assurda conseguenza di sottrarre alle parti civili la somma di un miliardo e 300milioni in sequestro presso l’Autorità Giudiziaria svizzera per risanare impianti che stanno per essere venduti a privati che continuerebbero a produrre acciaio con modalità analoghe a quelle che hanno determinato i reati per cui vi è processo.
Qualunque altra soluzione “ambientale” diversa dalla decarbonizzazione risulterebbe assolutamente inidonea in quanto non eliminerebbe la fonte esclusiva dell’inquinamento e dei reati commessi e cioè il carbone.
PRE-ACCORDO CON RIVA PER 1,3 MLD - E' stato firmato a Milano presso lo studio Lombardi l'accordo preliminare fra la famiglia Riva, le società del gruppo Riva e il gruppo Ilva in A.S. che individua termini e condizioni di un accordo definitivo da firmarsi entro febbraio. Lo comunicano i Commissari straordinari dell'Ilva.
L'intesa prevede la stipulazione di un accordo definitivo che renderà disponibile a Ilva "somme e titoli per un controvalore di circa 1,1 miliardi di euro" attualmente sotto sequestro. La famiglia Riva "metterà" poi a disposizione "un ulteriore importo di 230 milioni destinati a supportare la gestione corrente di Ilva".
"AI RIVA UNO SCONTO INACCETTABILE" - “Un bonifico da 1 miliardo e 300 milioni di euro e via con il colpo di spugna, cancellando un passato pieno di errori, di scelte che hanno provocato disastri e dolore ad una comunità, ad un’intera città. L’accordo tra la famiglia Riva e il governo sa tanto di gioco al ribasso, di un azzeramento di responsabilità, di volere nascondere un elefante sotto il tappeto. E questo non può piacere ad un cittadino di Taranto che abbia a cuore il destino della propria terra”, lo dice l’onorevole Vincenza Labriola, capogruppo per il Gruppo Misto in commissione Lavoro alla Camera dei Deputati.
“E’ necessario leggere con attenzione il patto tra lo Stato e i Riva – prosegue Labriola –, non ci troviamo di certo di fronte ad un’azione benefica, ma alla consapevolezza, da parte di una proprietà, ormai espropriata dal governo, che conviene sborsare 1,3 miliardi di euro subito anziché il doppio tra qualche anno, cifra che risulterebbe nel caso di rivalsa della nuova Ilva nei confronti dei Riva, In poche parole, i responsabili del disastro Ilva hanno la strada spianata per chiudere la partita con uno sconto davvero inaccettabile”.