di VITTORIO POLITO - L’Unesco, qualche anno fa, propose di candidare nel proprio patrimonio la dieta mediterranea. Si può certamente affermare che, contrariamente a come la pensano gli affezionati del ‘fast food’, la decisione è quanto mai sacrosanta, soprattutto per i baresi ed i pugliesi, dal momento che il suddetto regime alimentare nasce proprio dal sud.
Com’è noto la dieta mediterranea è basata in linea di massima sul consumo di alimenti ricchi di fibre (cereali, legumi, frutta e verdura), di olio di oliva, di pesce, ed è riconosciuta come dieta sana e nutriente, utile per contrastare l’invecchiamento cellulare e le malattie vascolari.
In questi giorni, a dare un contributo all’argomento, ci ha pensato Annunziata D’Alessandro, specialista in endocrinologia e medicina costituzionale, pubblicando, per la Wip Edizioni, il testo “La dieta mediterranea vista dalla piramide”, con i risultati dei più recenti studi nutrizionali sugli effetti che gruppi di alimenti hanno sulla salute. La rappresentazione grafica a piramide, può essere uno strumento utile per la prevenzione di numerose malattie croniche non trasmissibili.
Tra le tante notizie, in realtà molto tecniche, vi è la proposta di piramide alimentare per gli italiani, nella quale sono consigliati, e posizionati alla base della piramide, solo cereali integrali per un consumo giornaliero di 1-2 porzioni in ogni pasto principale, mentre i cereali raffinati insieme alle patate sono posizionati all’apice a sottolineare il concetto che essi devono essere assunti con moderazione, settimanalmente e in quantità non superiore a 2-3 porzioni.
L’autrice dispensa una serie di consigli sul consumo di frutta e vegetali, olio d’oliva, latte e prodotti lattiero–caseari, frutta secca con guscio, spezie e erbette, vino, pesce, crostacei e molluschi, pollame, legumi, uova, carne rossa e carne trattata, dolciumi, pane, pasta, riso, couscous raffinati e patate. Chiaramente tutti i suggerimenti sono dati su base scientifica, frutto di studi e ricerche.
Il volume si avvale della prefazione di Giovanni De Pergola, endocrinologo, e di Luciano Cavallo, pediatra, entrambi della Facoltà di Medicina dell’Università di Bari.