di FRANCESCO GRECO - “Dovremmo essere stati già visitati molto tempo fa, e più di una volta”, Enrico Fermi, anni Cinquanta dell'altro secolo. “Il Big Bang dovette produrre/ un rombo spaventoso...”, (Montale).
Incursione nella biografia. Ero un ragazzo, era di maggio, l'erba sotto gli ulivi bella alta. Mio padre Cosimo aveva altro da fare (le formiche di Fiore), così mi mandò a ripulire l'uliveto su una collina sassosa che guarda verso il mare della Grecia.
Mi armai di falcione e con due salti raggiunsi il campo. Il dolce tramonto aveva i colori pastello del cielo, il vento della sera ancora caldo. Una cosa argentata brillava a ovest, andando verso l'orizzonte. Sembrava un disco volante. Mi avvicinai agli ulivi e fra il primo e il secondo c'era un grande cerchio: era partita da lì. Non avevo da fare una foto e dopo un po' la cosa sparì nel tramonto. Mi invase una piacevole sensazione: mi sentii parte del tutto, “un granello di riso” (Teng Mu, XIII secolo), contento di essere stato scelto dagli “spettatori planetari” provenienti da un “denso sciame di mondi” (Pascoli), dalla “incorruttibilità dei cieli” (Aristotele) per un incontro ravvicinato. Mi sentii un “ospite” gradito degli spazi siderali al pari di altri abitanti che magari “né bestie, né uomini” mi avevano cercato: una sensazione dolcissima, di quieto smarrimento che, penso, han provato Tolomeo, Copernico, Kant (“mondo di mondi”, “Datemi della materia e io vi costruirò un mondo”), Leopardi e altri.
Non tornai per fotografare il cerchio perfetto nell'erba, e dimenticai tutto, ma ogni volta che ci penso mi rimprovero: se fossi andato mezzora prima li avrei trovati e, chissà, intervistati...
“Un mondo di mondi” (Alla ricerca della vita intelligente nell'Universo), di Giulio Giorello e Elio Sindoni, Raffaello Cortina Editore, Milano 2016, pp. 143, euro 16 (Collana “Scienza e Idee” diretta dallo stesso filosofo) è un escursus retto dalla password divulgativa del mistero dei misteri e di tutti quelli che nei millenni si sono avvicinati all'enigma: siamo soli nell'universo? C'è altra vita intelligente oltre alla nostra? Altri mondi, popoli, culture? “Opere della natura...”? Indistruttibile Apeiron?
Dalla fantascienza di Luciano di Samosata all'atomismo di Democrito alla “pluralità dei mondi” di Lucrezio, il saggio si legge d'un fiato in queste “notti serene” prossime al solstizio d'inverno in cui il cielo è come un libro aperto e uscendo dalla “caverna di Platone”, “possiamo spingerci ancora oltre” (Huygens) nei “mondi splendenti” (Giordano Burno, “De immenso”) e provar a “modellare il cielo e calcolare le stelle” (Milton).
Il livello degli autori (Giorello è docente di Filosofia della Scienza a Milano, Sindoni docente di Fisica Generale e si è occupato di ricerche sulla fusione nucleare, collaborando con la prestigiosa Princeton University) ci guidano per mano alla scoperta del cielo notturno. Da Galileo a Voltaire e Newton è un viaggio colmo di stupore e di emozione alla scoperta di “quel formicaio di astri, quel vivaio di mondi” (Fontenelle, “Extretiens”).
All'ultima pagina, una certezza: 100 miliardi di galassie e da 100 a 400 miliardi di stelle (“Niente si oppone a che i mondi siano infiniti”, Epicuro) non sono state fatte per noi: saremmo capaci di devastare e corrompere tanta bellezza...
Incursione nella biografia. Ero un ragazzo, era di maggio, l'erba sotto gli ulivi bella alta. Mio padre Cosimo aveva altro da fare (le formiche di Fiore), così mi mandò a ripulire l'uliveto su una collina sassosa che guarda verso il mare della Grecia.
Mi armai di falcione e con due salti raggiunsi il campo. Il dolce tramonto aveva i colori pastello del cielo, il vento della sera ancora caldo. Una cosa argentata brillava a ovest, andando verso l'orizzonte. Sembrava un disco volante. Mi avvicinai agli ulivi e fra il primo e il secondo c'era un grande cerchio: era partita da lì. Non avevo da fare una foto e dopo un po' la cosa sparì nel tramonto. Mi invase una piacevole sensazione: mi sentii parte del tutto, “un granello di riso” (Teng Mu, XIII secolo), contento di essere stato scelto dagli “spettatori planetari” provenienti da un “denso sciame di mondi” (Pascoli), dalla “incorruttibilità dei cieli” (Aristotele) per un incontro ravvicinato. Mi sentii un “ospite” gradito degli spazi siderali al pari di altri abitanti che magari “né bestie, né uomini” mi avevano cercato: una sensazione dolcissima, di quieto smarrimento che, penso, han provato Tolomeo, Copernico, Kant (“mondo di mondi”, “Datemi della materia e io vi costruirò un mondo”), Leopardi e altri.
Non tornai per fotografare il cerchio perfetto nell'erba, e dimenticai tutto, ma ogni volta che ci penso mi rimprovero: se fossi andato mezzora prima li avrei trovati e, chissà, intervistati...
“Un mondo di mondi” (Alla ricerca della vita intelligente nell'Universo), di Giulio Giorello e Elio Sindoni, Raffaello Cortina Editore, Milano 2016, pp. 143, euro 16 (Collana “Scienza e Idee” diretta dallo stesso filosofo) è un escursus retto dalla password divulgativa del mistero dei misteri e di tutti quelli che nei millenni si sono avvicinati all'enigma: siamo soli nell'universo? C'è altra vita intelligente oltre alla nostra? Altri mondi, popoli, culture? “Opere della natura...”? Indistruttibile Apeiron?
Dalla fantascienza di Luciano di Samosata all'atomismo di Democrito alla “pluralità dei mondi” di Lucrezio, il saggio si legge d'un fiato in queste “notti serene” prossime al solstizio d'inverno in cui il cielo è come un libro aperto e uscendo dalla “caverna di Platone”, “possiamo spingerci ancora oltre” (Huygens) nei “mondi splendenti” (Giordano Burno, “De immenso”) e provar a “modellare il cielo e calcolare le stelle” (Milton).
Il livello degli autori (Giorello è docente di Filosofia della Scienza a Milano, Sindoni docente di Fisica Generale e si è occupato di ricerche sulla fusione nucleare, collaborando con la prestigiosa Princeton University) ci guidano per mano alla scoperta del cielo notturno. Da Galileo a Voltaire e Newton è un viaggio colmo di stupore e di emozione alla scoperta di “quel formicaio di astri, quel vivaio di mondi” (Fontenelle, “Extretiens”).
All'ultima pagina, una certezza: 100 miliardi di galassie e da 100 a 400 miliardi di stelle (“Niente si oppone a che i mondi siano infiniti”, Epicuro) non sono state fatte per noi: saremmo capaci di devastare e corrompere tanta bellezza...