OPINIONI. Ciao George, colonna sonora del mio grande amore

(Getty)
DI FRANCESCO GRECO - Le notizie che non t'aspetti: è morto George Michael, pop star britannica e internazionale. Fondò gli Wham, vendette oltre 100 milioni di dischi. Aveva solo 53 anni. Ma era nel mito da almeno 40. Dò un'occhiata alla rete: la sua “Careless Wisper” è stata ascoltata da oltre 160 milioni di persone. E mentre la risento ancora, riavvolgo il nastro della mia vita. Questa canzone dal magnetismo strano, forse la più bella hit dell'altro secolo, è stata la colonna sonora dell'amore della mia vita, una modella sudamericana. L'avevo incontrata a Genova col suo poncho colorato e il cappello rustico, e mentre prendeva il treno per Montecarlo dove credo la aspettasse un uomo innamorato, mi aveva dato l'indirizzo. Cominciammo a scriverci. Le sue lettere “par avion” arrivavano già aperte e incollate con lo scotch: i sudamericani, si sa, sono tutti trafficanti di droga. Non solo le leggeva la censura ma anche le comari del paese: la postina se le portava a casa, la sera chiamava le altre zitelle dalla lingua biforcuta e le leggevano. Il giorno dopo le consegnava. Qualcuna si perse. Helen (aveva i soliti due cognomi, primo quello della madre, era figlia unica, padre ingegnere “de rotas”, madre docente universitaria) mi raccontò che ogni volta che veniva in Italia i poliziotti alla dogana le mettevano le mani addosso. Cercavano droga. Mi scrisse che sarebbe venuta in Inghilterra per un corso di inglese in un collage di Cambridge. Presi un aereo da Brindisi e volai a Luton. Mi aveva trovato da dormire in un b&b in Milton Road. Lei stava all'altro capo della città - credo in Chesterton raod - piena di gente ansiosa di imparare la lingua di Shakespeare. La mattina aveva lezione. Mi portò al college e provai soggezione davanti a km di libri in biblioteche di legno scuro e lucido. Il pomeriggio (era agosto) andavamo in giro a mangiare un gelato di scaglie e a sera il kebab o fish & cips. La colonna sonora del nostro amore era proprio “Careless Wisper” di George Michael: a ogni angolo emergeva magicamente la sua voce. Un po' distante, Madonna con “Like a virgin”. Un grande amore, che purtroppo finì a causa dei luoghi comuni sugli italiani (suo padre era nato a Milano). Tutti gli italiani, diceva Helen, hanno i piedi in due scarpe. Io non capivo la metafora, ma mi giocò contro il caso, a cui le donne non credono mai: pensano sempre all'intrallazzo. Quando si andava in giro c'era sempre una zitella inglese che seduta sola a un pub mi faceva “Hi!”, come se ci conoscessimo. Io non rispondevo. Capitammo poi in un museo e a una giapponesina bellissima, pelle sfavillante di neve, cadde a terra la guida. Ero a un passo, la raccolsi e gliela diedi. Mi sorrise. Per andare a casa sua attraversavamo un ponticello sul fiume Cam e ogni giorno incontravamo una rockstar anglo-indiana, credo Tori Amos, aveva le caviglie sottilissime, e ci sfregavamo il gomito. Un giorno venne al mio b&b e scoprì che accanto alla mia stanzetta dormiva una bellissima hostess parigina, in attesa di reinbarcarsi con l'Air France. Da come la guardò capii che pensava alla tresca. Poi parlò con la padrona di casa, che le confidò: anni prima era stata a Roma e a Trastevere l'avevano scippata. Una sera andammo a un concerto e chi c'era nel pubblico con un sorriso così? La zitella del pub. Gli eventi precipitarono: litigavamo ogni giorno. Furono i giornali a darmi il colpo di grazia: compravo quelli italiani e inglesi: Independent, Times, Guardian... C'era stato un fatto di mafia, credo un attentato, e siccome tutti gli italiani sono mafiosi, lo avevo fatto io. George cantava a ogni angolo, negozio, centro commerciale, ma ora tutto si era fatto triste: l'amore stava finendo. Litigavamo e se ne tornava a casa. Decise di non vederci, tipo pausa di riflessione. Quando ci rivedemmo mi rimproverò di non averla cercata. Scena madre di lacrime. I soldi stavano finendo, lei vendette delle cose che non servivano più: stivali, scarpe, gonne, ecc. esponendole sul marciapiede davanti casa con il prezzo appiccicato. Ci facemmo grandi promesse. Presi l'aereo del ritorno, lei fissò per la settimana dopo. George continuava a cantava. Ci scrivemmo, mi aspettava là, non ho mai preso l'aereo per la sua città di rovine dei Gesuiti. Helen si è sposata, ha avuto due bambini, è rimasta vedova. A Natale se n'è andato anche George, la colonna sonora del nostro amore.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto