Ghetto dei bulgari, sopralluogo del Garante nazionale per l’Infanzia: "Situazione gravissima"

FOGGIA - “Occorre intervenire urgentemente per consentire ai bambini del cosiddetto ghetto dei bulgari, a Foggia, di vivere vedendo garantiti i più elementari diritti alla dignità e alla salute: un luogo caldo e sicuro; condizioni igienico-sanitarie e un abbigliamento adeguati; l’inserimento in un sistema di educazione e di inclusione”. E’ quanto ha dichiarato la Garante nazionale per l’Infanzia, Filomena Albano, in seguito al sopralluogo effettuato venerdì 13 gennaio 2017 all’interno del ghetto dei bulgari, a Borgo Mezzanone, non lontano dal centro abitato di Foggia, per il quale è stata designata a rappresentare l’Ufficio dell’Autorità Garante per l’Infanzia l’avvocato Milena De Troia. Il sopralluogo ha messo in evidenza la situazione di grave rischio per le condizioni dei 37 bambini di origine bulgara che vivono nel ghetto.

Al sopralluogo erano presenti la Prefettura di Foggia, l’Ufficio Minori della Questura per le attività di supporto, la Caritas della Diocesi Foggia-Bovino, l’associazione Solidaunia, l’Unicef di Foggia e la Camera minorile di Capitanata. Assente il Comune di Foggia. L’avvocato Maria Emilia De Martinis, presidente della Camera minorile di Capitanata: “Nel ghetto, in questo momento, vivono circa 100 persone e, tra queste, vi sono 37 bambini.

Le condizioni igieniche in cui stanno vivendo sono pessime. Non ci sono bagni, ma latrine poste accanto a vere e proprie discariche a cielo aperto. Abbiamo riscontrato la presenza di escrementi anche lungo la via principale che attraversa il ghetto”, ha aggiunto De Martinis. “Tutto intorno è un pantano di fango, rifiuti di ogni genere anche tossici, baracche messe su alla meno peggio, con legno e materiali di ogni tipo”.

“Sappiamo che la situazione, che oggi è già drammatica, è destinata a peggiorare già da marzo, quando nel campo torneranno molti dei nuclei familiari che arrivano in Capitanata in prossimità dell’inizio dei lavori agricoli stagionali. Per questo motivo è fondamentale intervenire subito. Chiediamo sia redatto e reso pubblico un preciso cronoprogramma di interventi che indichi quali azioni saranno compiute per affrontare la situazione, da quali enti e soggetti, con quali risorse e in che tempi. La Prefettura ha dichiarato che vi è già un piano di intervento che sarà operativo da questa settimana. “Non possiamo non esprimere forti perplessità circa la reale realizzazione di quanto si dice programmato”, ha commentato De Martinis, “specie in relazione alla macchina burocratica, alla individuazione delle competenze territoriali, delle risorse umane e  economiche”.

I bambini versano in condizioni pietose: sono sporchi, scalzi, indossano abiti che non possono proteggerli dal freddo. I bambini del ghetto giocano tra fango e rifiuti, nessuno di loro è scolarizzato e hanno tutti serie difficoltà a comprendere e a parlare la lingua italiana. “Il dottor Scopelliti medico volontario dell’associazione Solidaunia ci ha fornito ogni notizia utile per avere un quadro completo e soprattutto reale della situazione”, ha dichiarato l’avvocato Milena De Troia. Ad oggi, sono soltanto i volontari a recarsi nel ghetto per fornire qualunque tipo di assistenza. Milena De Troia ha rilevato che “i volontari forniscono assistenza medica settimanale alle puerpere e ai bambini. Maria Emilia De Martinis ha spiegato che “nel ghetto vivono anche un neonato di appena un mese e due puerpere probabilmente minorenni. E’ una situazione che va affrontata immediatamente”, ha ribadito Maria Emilia De Martinisi, presidente della Camera minorile di Capitanata. “Siamo naturalmente a disposizione per dare il nostro contributo. Ripeto, considerate le emergenze emerse dalle condizioni di vita all’interno del ghetto, è necessario varare un programma di interventi che indichi responsabilità, risorse e tempi. Oggi, domenica 15 gennaio 2017, è la giornata mondiale del migrante. Le nostre comunità, le nostre istituzioni, non possono sperare di nascondere sotto il tappeto dell’indifferenza situazioni come quella del ghetto dei bulgari”.