di REDAZIONE - “L’Italia potrebbe uscire dalla zona euro”: a sostenerlo a 15 anni dall'addio alla lira non è un politico bensì il presidente dell'istituto tedesco di ricerca economica (Ifo) Clemens Fuest. Secondo il presidente dell'istituto tedesco di ricerca economica l'eventualità non è così remota. In 15 anni molti rincari. In un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco “Tagesspiegel”, Fuest ha rimarcato come a partire dal 2000 la qualità di vita in Italia sia rimasta immutata. “Se non dovessero esserci dei cambiamenti, gli italiani finiranno per dire di non voler più far parte dell’eurozona”. Fuest ha pure aggiunto che se il Parlamento tedesco dovesse dare luce verde a un piano di aiuti finanziari all’Italia, farebbe pesare sui contribuenti germanici dei rischi “dei quali ignora l’esistenza e che non sarebbe in grado di controllare”. “I deputati non dovrebbero dare il via libera a un simile piano, ha ammonito. In questo momento l’Italia non ha chiesto nessun piano di salvataggio all’Europa”. Intanto i dati del NENS (Nuova Economia Nuova Società, la fondazione che fa capo a Pierluigi Bersani) hanno fornito un termine di paragone fra i prezzi attuali e quelli di 15 anni fa. Il caffè al bar è passato da 900 lire a 90 centesimi, la pizza margherita da 6'500 lire (3,36 a euro) agli attuali 7,5 euro. Un rincaro del 123%. Ma la lista dei rialzi è lunga. Per l’elettricità, nel 2002 si spendevano 647mila lire (circa 334 euro), mentre oggi si parla di una spesa di 498 euro (+50% circa). Il gas ha avuto un rincaro del 16%, la benzina è passata da circa 2'000 lire per un litro agli 1,5 euro attuali (+45%). Un’eventualità, questa, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello “
Sportello dei Diritti", molto dibattuta negli scorsi anni in particolare da quelle forze politiche più “euroscettiche”. Un bene per l'Italia.