ROMA - I recenti attentati da parte di presunti terroristi, recentemente accaduti portano in primo piano il problema della sicurezza. Prime accusate sul banco degli imputati sono le misure prese per evitare possibili atti di folli. In particolare la vendita delle armi è al centro dell’attenzione ed i politici, tengono il dito puntato su tutto quanto possa far sentire i cittadini più protetti nei confronti di un “nemico” alquanto imprevedibile.
Secondo GunPolicy.org, organizzazione internazionale per il controllo, la prevenzione e la regolamentazione dell’uso delle armi, circa il 12,9 per cento delle famiglie italiane possiede un’arma regolarmente registrata, poco meno di 7,7milioni di armi regolarmente registrate. Un cittadino ogni dieci dispone di una pistola, di un fucile, visto che le armi in dotazione alle forze dell'ordine sono solo un milione. Nello specifico l'Italia risulta essere il quindicesimo Paese al mondo per numero di armi pro capite. A queste vanno aggiunte circa altri 10 milioni di armi detenute illegalmente, il che vuol dire quasi 15 armi ogni 100 abitanti.
Per armi possedute, secondo lo stesso sito, in Europa l'Italia è terza dopo Germania e Francia. Il primo posto sul podio al Belpaese spetta invece, secondo i dati questa volta dell'Unione europea, per la produzione di armi. I dati sulla diffusione delle armi di Gunpolicy.org vengono ricavati dall'unica banca dati ufficiale, che è quella della Polizia di Stato, nella quale sono registrate 1 milione e centomila armi (rilevazione 2014) e dall'incrocio di dati provenienti da altre fonti non ufficiali. Un numero sicuramente non piccolo, considerando che non ci troviamo nel Paese in cui il Secondo Emendamento permette il libero acquisto e detenzione di armi da fuoco, gli USA per l’appunto, che rimangono un caso del tutto unico.
Eppure in Italia, pur avendo uno dei tassi di possesso di armi più alti del mondo, c’è anche uno dei tassi più bassi di vittime per arma da fuoco. Questo accade, perché le leggi italiane sono fra le più restrittive al mondo. Gli italiani, infatti, non possono portare con sé armi. Per ottenere una pistola occorre ottenere prima un porto d’armi. Coloro che vogliono una licenza devono avere almeno 18 anni ed essere sottoposti a un “controllo di affidabilità ”, che comprende la verifica dei precedenti penali, se la persona è alcool o tossicodipendente, se ha malattie mentali o presenta altre particolarità che potrebbero renderla discutibile per le autorità . A rilasciare il porto d'armi per difesa personale sono gli uffici territoriali del governo. Alle guardie giurate particolari viene rilasciato il porto d’armi per difesa personale.
Pertanto, senza ulteriori autorizzazioni, possono detenere anche altre armi. Gli appartenenti alle forze dell’ordine, invece, tranne gli ufficiali di Pubblica sicurezza, come qualsiasi altro cittadino per detenere altre armi devono munirsi dei titoli di polizia previsti dalla normativa vigente. Se è la Prefettura a decidere su chi ha i requisiti per il porto d’armi a uso difesa personale, spetta agli uffici della Questura il rilascio dei porti d’armi per uso sportivo (il tiro a segno, ad esempio) e per uso caccia. Il ritiro di armi destinate alla rottamazione è un altro dei compiti a cui è deputato l’Ufficio armi della Questura.
Dal punto di vista formale, esiste una distinzione tra licenza di detenzione di armi e licenza di porto di armi, che consente il trasporto delle armi al di fuori della propria abitazione. La prima include anche l'autorizzazione necessaria, nulla osta, di presentare in armeria per poter procedere all'acquisto. Tuttavia non tutti i tipi di armi sono acquistabili e detenibili da parte dei privati, come ad esempio i fucili d'assalto.
L’Italia, una volta tanto, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è meritatamente più indietro in questa classifica non proprio di eccellenza. Per l’esattezza al 15esimo posto per numero di armi possedute sia legalmente registrate che no, da ciascun individuo ed al 55esimo per numero di persone che posseggono armi da fuoco ogni 100 individui. Per una volta ci possiamo dire felici di essere indietro in una report. Eppure la nostra legislazione in materia è fra le più restrittive al mondo.
Secondo GunPolicy.org, organizzazione internazionale per il controllo, la prevenzione e la regolamentazione dell’uso delle armi, circa il 12,9 per cento delle famiglie italiane possiede un’arma regolarmente registrata, poco meno di 7,7milioni di armi regolarmente registrate. Un cittadino ogni dieci dispone di una pistola, di un fucile, visto che le armi in dotazione alle forze dell'ordine sono solo un milione. Nello specifico l'Italia risulta essere il quindicesimo Paese al mondo per numero di armi pro capite. A queste vanno aggiunte circa altri 10 milioni di armi detenute illegalmente, il che vuol dire quasi 15 armi ogni 100 abitanti.
Per armi possedute, secondo lo stesso sito, in Europa l'Italia è terza dopo Germania e Francia. Il primo posto sul podio al Belpaese spetta invece, secondo i dati questa volta dell'Unione europea, per la produzione di armi. I dati sulla diffusione delle armi di Gunpolicy.org vengono ricavati dall'unica banca dati ufficiale, che è quella della Polizia di Stato, nella quale sono registrate 1 milione e centomila armi (rilevazione 2014) e dall'incrocio di dati provenienti da altre fonti non ufficiali. Un numero sicuramente non piccolo, considerando che non ci troviamo nel Paese in cui il Secondo Emendamento permette il libero acquisto e detenzione di armi da fuoco, gli USA per l’appunto, che rimangono un caso del tutto unico.
Eppure in Italia, pur avendo uno dei tassi di possesso di armi più alti del mondo, c’è anche uno dei tassi più bassi di vittime per arma da fuoco. Questo accade, perché le leggi italiane sono fra le più restrittive al mondo. Gli italiani, infatti, non possono portare con sé armi. Per ottenere una pistola occorre ottenere prima un porto d’armi. Coloro che vogliono una licenza devono avere almeno 18 anni ed essere sottoposti a un “controllo di affidabilità ”, che comprende la verifica dei precedenti penali, se la persona è alcool o tossicodipendente, se ha malattie mentali o presenta altre particolarità che potrebbero renderla discutibile per le autorità . A rilasciare il porto d'armi per difesa personale sono gli uffici territoriali del governo. Alle guardie giurate particolari viene rilasciato il porto d’armi per difesa personale.
Pertanto, senza ulteriori autorizzazioni, possono detenere anche altre armi. Gli appartenenti alle forze dell’ordine, invece, tranne gli ufficiali di Pubblica sicurezza, come qualsiasi altro cittadino per detenere altre armi devono munirsi dei titoli di polizia previsti dalla normativa vigente. Se è la Prefettura a decidere su chi ha i requisiti per il porto d’armi a uso difesa personale, spetta agli uffici della Questura il rilascio dei porti d’armi per uso sportivo (il tiro a segno, ad esempio) e per uso caccia. Il ritiro di armi destinate alla rottamazione è un altro dei compiti a cui è deputato l’Ufficio armi della Questura.
Dal punto di vista formale, esiste una distinzione tra licenza di detenzione di armi e licenza di porto di armi, che consente il trasporto delle armi al di fuori della propria abitazione. La prima include anche l'autorizzazione necessaria, nulla osta, di presentare in armeria per poter procedere all'acquisto. Tuttavia non tutti i tipi di armi sono acquistabili e detenibili da parte dei privati, come ad esempio i fucili d'assalto.
L’Italia, una volta tanto, osserva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è meritatamente più indietro in questa classifica non proprio di eccellenza. Per l’esattezza al 15esimo posto per numero di armi possedute sia legalmente registrate che no, da ciascun individuo ed al 55esimo per numero di persone che posseggono armi da fuoco ogni 100 individui. Per una volta ci possiamo dire felici di essere indietro in una report. Eppure la nostra legislazione in materia è fra le più restrittive al mondo.
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