FOGGIA - “In tempi non sospetti era ragionevole aspettarsi un calo dei contratti stabili, a fine 2016, dovuto principalmente alla riduzione degli sgravi fiscali, quali misure di sostegno al reddito del lavoro dipendente e parasubordinato”. Il Segretario territoriale dell’Ugl di Capitanata, Gabriele Taranto, prova a fare il punto, a margine degli ultimi tre dati provinciali relativi al terzo Trimestre dell’anno, diffusi dalla rete dei Centri per l’impiego e ottenuti, utilizzando i valori elaborati dal Ministero del Lavoro tratti dal Sistema informativo statistico delle Comunicazioni Obbligatorie.
"Prima di aprire una riflessione sui report occupazionali – puntualizza Taranto – va ricordato che, come da nota ministeriale, ‘dal 1 gennaio 2017, in attuazione delle disposizione previste dal Jobs Act, sono soppresse le Direzioni Generali dell'attività ispettiva e delle politiche attive, servizi al lavoro e formazione professionale. Per cui le relative competenze saranno trasferite rispettivamente all'Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) e all'Agenzia Nazionale delle Politiche Attive e del Lavoro (ANPAL)’. Guardando più nello specifico – spiega il Segretario - alla domanda potenziale di lavoro dipendente e parasubordinato in Capitanata, nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2016 sono stati attivati in media poco più di 19 mila nuovi rapporti di lavoro, con un calo di 14 punti percentuali pari a 2.675 unità in meno rispetto agli stessi mesi del 2015.
A trainare le attivazioni di nuovi contratti è ancora l’agricoltura in media per il 64 per cento, confermandosi bacino occupazionale trainante del nostro territorio, anche se con livelli di crescita quasi nulli rispetto al periodo pre-crisi. Continua a soffrire il comparto dei servizi, il secondo tessuto lavorativo più importante insieme all’alberghiero e alla ristorazione".
"Nel terzo trimestre, entrambi hanno registrato contrazioni medie tra i 10 e 13 punti percentuali, con una flessione positiva a novembre del 5 per cento circa, rispetto allo stesso mese del 2015. Un quadro congiunturale che se può dirsi quasi fisiologico per l’alberghiero, lo è meno per i servizi. Settore in affanno in provincia di Foggia –osserva il sindacalista - e in lieve controtendenza con il dato nazionale elaborato da Istat (- 0,1%), pubblicato a fine dicembre nella ‘Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione’. Su base nazionale infatti l’occupazione recupera nel settore dell’industria in senso stretto e dell’agricoltura rispettivamente del più 0,7 e 0,4 per cento".
"Stando alle elaborazioni dell’istituto nazionale di statistica, la dinamica tendenziale interessa in positivo esclusivamente l’occupazione dipendente (+1,8%), mentre cala quella indipendente (-1,4%), in particolare quella a tempo indeterminato (+2,2%) sia a tempo pieno che part-time , a fronte di un lieve calo di quella a termine (-0,1% pari a -3 mila) dove decresce il tempo pieno ma cresce il part-time. Per quanto riguarda l’andamento delle tipologie contrattuali in Capitanata – prosegue - crescono i contratti a tempo determinato di circa 7,5 medi punti percentuali, scendono invece i rapporti a tempo indeterminato per il 40 per cento circa. Il sospetto è che ci si trovi di fronte ai i primi effetti negativi dall’applicazione di contratti di lavoro già fortemente depotenziati per la profonda revisione dell’articolo 18 della Legge 300/1970 che attraverso il decreto legislativo 23/2015 ha introdotto il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Sotto questo profilo si snoda la preoccupazione dei sindacati intorno all’eventuale cessione-riacquisizione del Don Uva. Sebbene sia auspicabile da più fronti il buon esito dell’operazione, i lavoratori verrebbero in ogni caso licenziati e riassunti, ma applicando le attuali norme contrattuali".
"Per questa ragione, solo da un’attenta valutazione del piano industriale aziendale sarà possibile interpretare risvolti e prospettive occupazionali, oltre che salariali. La stessa disciplina della trasformazione del contratto a tempo determinato – aggiunge Taranto - in contratto a tempo indeterminato appare ora più complessa, alla luce del trasferimento alle mansioni di pari livello e categoria legale. Di fatto, oggi il lavoro continua ad essere precario, alla luce dell’introduzione del contratto a tutele crescenti, che peraltro ha finito per fagocitare il contratto di apprendistato, con ricadute negative sui giovani, e all’aumento delle soglie di utilizzo dei voucher. Le stesse collaborazioni coordinate e continuative – conclude - rimangono, seppur limitate ad alcune tipologie, soggette ad accordi collettivi preventivi”.
"Prima di aprire una riflessione sui report occupazionali – puntualizza Taranto – va ricordato che, come da nota ministeriale, ‘dal 1 gennaio 2017, in attuazione delle disposizione previste dal Jobs Act, sono soppresse le Direzioni Generali dell'attività ispettiva e delle politiche attive, servizi al lavoro e formazione professionale. Per cui le relative competenze saranno trasferite rispettivamente all'Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) e all'Agenzia Nazionale delle Politiche Attive e del Lavoro (ANPAL)’. Guardando più nello specifico – spiega il Segretario - alla domanda potenziale di lavoro dipendente e parasubordinato in Capitanata, nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2016 sono stati attivati in media poco più di 19 mila nuovi rapporti di lavoro, con un calo di 14 punti percentuali pari a 2.675 unità in meno rispetto agli stessi mesi del 2015.
A trainare le attivazioni di nuovi contratti è ancora l’agricoltura in media per il 64 per cento, confermandosi bacino occupazionale trainante del nostro territorio, anche se con livelli di crescita quasi nulli rispetto al periodo pre-crisi. Continua a soffrire il comparto dei servizi, il secondo tessuto lavorativo più importante insieme all’alberghiero e alla ristorazione".
"Nel terzo trimestre, entrambi hanno registrato contrazioni medie tra i 10 e 13 punti percentuali, con una flessione positiva a novembre del 5 per cento circa, rispetto allo stesso mese del 2015. Un quadro congiunturale che se può dirsi quasi fisiologico per l’alberghiero, lo è meno per i servizi. Settore in affanno in provincia di Foggia –osserva il sindacalista - e in lieve controtendenza con il dato nazionale elaborato da Istat (- 0,1%), pubblicato a fine dicembre nella ‘Nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione’. Su base nazionale infatti l’occupazione recupera nel settore dell’industria in senso stretto e dell’agricoltura rispettivamente del più 0,7 e 0,4 per cento".
"Stando alle elaborazioni dell’istituto nazionale di statistica, la dinamica tendenziale interessa in positivo esclusivamente l’occupazione dipendente (+1,8%), mentre cala quella indipendente (-1,4%), in particolare quella a tempo indeterminato (+2,2%) sia a tempo pieno che part-time , a fronte di un lieve calo di quella a termine (-0,1% pari a -3 mila) dove decresce il tempo pieno ma cresce il part-time. Per quanto riguarda l’andamento delle tipologie contrattuali in Capitanata – prosegue - crescono i contratti a tempo determinato di circa 7,5 medi punti percentuali, scendono invece i rapporti a tempo indeterminato per il 40 per cento circa. Il sospetto è che ci si trovi di fronte ai i primi effetti negativi dall’applicazione di contratti di lavoro già fortemente depotenziati per la profonda revisione dell’articolo 18 della Legge 300/1970 che attraverso il decreto legislativo 23/2015 ha introdotto il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Sotto questo profilo si snoda la preoccupazione dei sindacati intorno all’eventuale cessione-riacquisizione del Don Uva. Sebbene sia auspicabile da più fronti il buon esito dell’operazione, i lavoratori verrebbero in ogni caso licenziati e riassunti, ma applicando le attuali norme contrattuali".
"Per questa ragione, solo da un’attenta valutazione del piano industriale aziendale sarà possibile interpretare risvolti e prospettive occupazionali, oltre che salariali. La stessa disciplina della trasformazione del contratto a tempo determinato – aggiunge Taranto - in contratto a tempo indeterminato appare ora più complessa, alla luce del trasferimento alle mansioni di pari livello e categoria legale. Di fatto, oggi il lavoro continua ad essere precario, alla luce dell’introduzione del contratto a tutele crescenti, che peraltro ha finito per fagocitare il contratto di apprendistato, con ricadute negative sui giovani, e all’aumento delle soglie di utilizzo dei voucher. Le stesse collaborazioni coordinate e continuative – conclude - rimangono, seppur limitate ad alcune tipologie, soggette ad accordi collettivi preventivi”.