di VITTORIO POLITO – Domani, 3 febbraio, ricorre la festività di San Biagio, indiscusso protettore della gola e degli specialisti otorinolaringoiatri. Biagio - il cui nome latino ‘Blasius’, deriva dall’aggettivo ‘blaesus’, balbuziente, a sua volta derivato dal greco ‘blaisos’, storto - sappiamo poco perché i suoi ‘Atti’ sono giunti tardivi e leggendari.
Un giorno si recò da lui una donna, il cui figlio era sul punto di morire a causa di una lisca di pesce che si era conficcata in gola e la benedizione del Santo con due ceri incrociati lo risanò immediatamente.
Pare che il culto di San Biagio sia particolarmente diffuso al Sud, ove si celebra, come in altre chiese, il rito dei due ceri per la benedizione della gola. San Biagio, martire e vescovo di Sebaste (Armenia), sarebbe stato martirizzato nel 316 per decapitazione, sotto la dominazione di Licinio (307-323).
Arrestato durante la persecuzione ordinata da Licinio, Biagio fu imprigionato, picchiato e sospeso ad un legno, dove con pettini di ferro gli fu scorticata la pelle e quindi lacerate le carni. Dopo un nuovo periodo di prigionia, fu gettato in un lago, dal quale uscì salvo, quindi per ordine dello stesso giudice, subì la decapitazione.
Il potere taumaturgico del Santo si estese nel tempo anche a numerose altre malattie: in particolare, in Germania è invocato contro i mali della vescica, per l’affinità fra il suo nome e il termine che indica quest’organo (Blase).
San Biagio è stato innalzato alla dignità di santo ed è invocato contro i mali di gola. Il corpo di Biagio venne deposto nella sua cattedrale a Sebaste, ma nel 732, mentre gli Arabi incalzano nella loro guerra di espansione religiosa, le sue spoglie vengono imbarcate da alcuni armeni alla volta di Roma. Secondo la leggenda, un’improvvisa tempesta costrinse la nave ad interrompere il viaggio nelle acque di Maratea (PZ) presso l’isolotto di Santo Ianni.
Maratea rappresenta uno dei più importanti luoghi sacri di riferimento per i fedeli di San Biagio, poiché sede di una importante Basilica Pontificia che custodisce i resti del santo, tra cui il torace.
A Maratea il Santo viene festeggiato, come San Nicola, due volte l’anno; il 3 febbraio e in occasione della ricorrenza della traslazione delle reliquie.
Un giorno si recò da lui una donna, il cui figlio era sul punto di morire a causa di una lisca di pesce che si era conficcata in gola e la benedizione del Santo con due ceri incrociati lo risanò immediatamente.
Pare che il culto di San Biagio sia particolarmente diffuso al Sud, ove si celebra, come in altre chiese, il rito dei due ceri per la benedizione della gola. San Biagio, martire e vescovo di Sebaste (Armenia), sarebbe stato martirizzato nel 316 per decapitazione, sotto la dominazione di Licinio (307-323).
Arrestato durante la persecuzione ordinata da Licinio, Biagio fu imprigionato, picchiato e sospeso ad un legno, dove con pettini di ferro gli fu scorticata la pelle e quindi lacerate le carni. Dopo un nuovo periodo di prigionia, fu gettato in un lago, dal quale uscì salvo, quindi per ordine dello stesso giudice, subì la decapitazione.
Il potere taumaturgico del Santo si estese nel tempo anche a numerose altre malattie: in particolare, in Germania è invocato contro i mali della vescica, per l’affinità fra il suo nome e il termine che indica quest’organo (Blase).
San Biagio è stato innalzato alla dignità di santo ed è invocato contro i mali di gola. Il corpo di Biagio venne deposto nella sua cattedrale a Sebaste, ma nel 732, mentre gli Arabi incalzano nella loro guerra di espansione religiosa, le sue spoglie vengono imbarcate da alcuni armeni alla volta di Roma. Secondo la leggenda, un’improvvisa tempesta costrinse la nave ad interrompere il viaggio nelle acque di Maratea (PZ) presso l’isolotto di Santo Ianni.
Maratea rappresenta uno dei più importanti luoghi sacri di riferimento per i fedeli di San Biagio, poiché sede di una importante Basilica Pontificia che custodisce i resti del santo, tra cui il torace.
A Maratea il Santo viene festeggiato, come San Nicola, due volte l’anno; il 3 febbraio e in occasione della ricorrenza della traslazione delle reliquie.