Emiliano ha parlato della questione del “gran ghetto” del Foggiano: “Da 18 mesi aspettiamo che il Ministero dell’Interno fissi la data di chiusura del ghetto, che è una ferita all’immagine del Lavoro e della Puglia e una vergogna per i diritti delle persone”.
“Oggi siamo a Taranto, dove abbiamo iniziato da subito una battaglia per la decarbonizzazione dell’Ilva, ipotesi che abbatte verso lo zero le emissioni e costituisce una risposta che tiene insieme le ragioni della salute, dell'ambiente e del lavoro. Taranto ha avuto una pazienza infinita rispetto alla Repubblica Italiana. Ma quando si esaurisce la pazienza del mite, è difficile rimediare. Se l’Italia decarbonizzasse l’Ilva e anche la centrale Federico II di Brindisi avremmo assolto ai nostri obblighi internazionali sottoscritti per la riduzione di emissioni inquinanti”.
Emiliano, ribadendo la priorità della tutela della vita e della salute delle persone, ha ricordato “il conflitto terribile che si è verificato a Taranto anche dentro il sindacato, che è stato ricattato per anni nell’alternativa tra salute e lavoro. E su questo ci siamo azzuffati, ma in buona fede, perché in questa vicenda siamo compagni di sventura e ne vogliamo uscire insieme, con una linea comune. Siamo ora una comunità pensante, libera, che non si fa dettare la linea da nessuno e che ragiona con la sua testa e anche grazie alle libertà sindacali è in grado di trovare la migliore delle soluzioni al peggiore dei problemi. Questa è la Puglia. E questa potrebbe essere tutta la nostra società ”.
Parlando poi dei referendum della CGIL, sottoscritti da Emiliano mesi fa: “Andrò a votare e voterò due sì per l’abrogazione dei voucher e le norme sugli appalti”.
"Stiamo dando vita in Puglia – ha concluso - a un disegno di legge sulla partecipazione che darebbe al sindacato, come a tutte le associazioni e ai cittadini, la possibilità di intervenire su tutti gli aspetti della vita regionale. Perché abbiamo un’esperienza che parte dal nostro programma di governo, scritto dai pugliesi in maniera autonoma e indipendente perfino dal candidato che ci rende consapevoli di una cosa: pensare da soli è rischioso, ti fa sentire solo la voce dei potenti. E non quella dei singoli cittadini la cui voce, da sola, non è facile arrivi. Per questo c’è bisogno di partecipazione, perché servono molte orecchie, molti occhi, molti cuori e molti cervelli, che insieme si facciano sentire”.