TARANTO - "La richiesta dell'Ilva di quasi 5mila lavoratori in cassa integrazione straordinaria e' inaccettabile, l'abbiamo detto e lo ribadiamo". A dichiararlo a Taranto, in una conferenza stampa per l'Ilva, il segretario nazionale Fiom Cgil, Rosario Rappa.
"Nel 2015, quando si sono prodotti quasi 5 milioni di tonnellate, l'Ilva - osserva Rappa - ha avuto fuori dal ciclo produttivo, con i contratti di solidarieta' e quindi equivalenti alla cassa integrazione, dai 1200 ai 1800 addetti, perche' adesso chiederne 4984 in cassa integrazione considerato che l'anno scorso a Taranto si e' prodotto di piu', attestandosi quasi a 6 milioni di tonnellate? Non vorrei - rileva Rappa - che i commissari stessero lavorando per ridimensionare l'organico, portare Taranto da 11mila a 6mila addetti, e quindi venire incontro alle richieste di qualche compratore, Arcelor Mittal nello specifico". Rappa sottolinea poi "la positivita' della rapida convocazione da parte del viceministro Mise, Bellanova, il fatto che sara' lei stessa a presiedere il confronto, e l'intervento del Governo che nel decreto legge Sud ha inserito un emendamento per aumentare e migliorare con 24 milioni nel 2017 la copertura degli ammortizzatori sociali per i lavoratori Ilva".
Direzione Italia: "Subito seduta monotematica Consiglio" - Martedì mattina il gip di Milano ha bocciato l’accordo annunciato dall’ex premier Matteo Renzi durante la campagna elettorale per il referendum. Il giudice ha respinto le richieste di patteggiamento perché "incongrue", avanzate da Adriano, Fabio e Nicola Riva nell'ambito del procedimento con al centro il crac del gruppo. Il gip ha ritenuto troppo basse le pene concordate con la procura. Il via libera al patteggiamento è legato allo sblocco di oltre 1.3 miliardi di euro depositati in Svizzera e da destinare al risanamento dello stabilimento come stabilito da un emendamento inserito dal Governo nell’ultima legge di Bilancio.
I soldi in questione, a prescindere dal “quantum” ritenuto insufficiente dal tribunale, al momento non ci sono, perché lunedì, il Tribunale federale di Losanna, in Svizzera, avrebbe dovuto esprimersi sull’ok al trasferimento, ma è stato costretto a rinviare la decisione al 31 marzo. Questo è accaduto perché i giudici non hanno ricevuto alcuna risposta alle istanze di sblocco avanzate all’Isola di Jersey, dove i soldi sono depositati. La mancata decisione del tribunale svizzero avrà ripercussioni anche sulla prossima udienza del processo Ambiente svenduto in corso a Taranto.
L’1,3 miliardi di euro dovevano servire alla “nuova” Ilva per attuare il risanamento (1,1 miliardi di euro erano per il risanamento ambientale della fabbrica, e altri 230 milioni erano per la gestione corrente della società); tale fase di stallo ora rischia di avere ripercussioni importanti sul processo di vendita. In questo contesto, da marzo per circa 5 mila dei diecimila lavoratori impiegati nel siderurgico è stata richiesta la cassa integrazione straordinaria.
Esuberi dichiarati che, secondo i sindacati, sono il primo passo verso il licenziamento della metà degli occupati. E restando sempre in tema di emerga occupazionale, va segnalata anche l’estrema difficoltà delle imprese dell’indotto Ilva, che già negli scorsi anni hanno avuto una pesante batosta per ciò che riguarda i crediti pregressi.
Restano inoltre ancora in piedi i dubbi sul futuro ecologico dello stabilimento; la questione del risanamento è ancora aperta perché i nodi irrisolti in fabbrica sono tantissimi. Solo un esempio: le prescrizioni Aia sono state rinviate o realizzate solo in parte. L’azienda per altro è in forte sofferenza. L'Ilva, com'è oggi, o produce tanto o è destinata a fallire. E produrre tanto, nelle condizioni in cui è ora, vuol dire continuare ad inquinare. A questo si aggiunge che l'Italia ha già due procedure d'infrazione in corso a causa del siderurgico: sulla gestione ambientale e sulle norme relative alla concorrenza. Alla fine dello scorso mese si sono verificati con più frequenza i fenomeni di sloping nelle acciaierie dell’Ilva. Si tratta di fenomeni che alimentano preoccupazione dentro e fuori lo stabilimento. E’ evidente quindi che siamo ancora lontani da un ciclo produttivo rispettoso di ambiente salute e sicurezza.
Turco: “Consiglio monotematico solo se sostenuto da atti concreti” - “Un Consiglio regionale su Taranto, sulla sua gente e soprattutto sull’Ilva, può essere sì un’occasione utile, ma deve essere sostenuto da atti concreti e non da meri ed estenuanti dibattiti che rischiano solo di creare un clima già di per sé incandescente sul diritto alla salute e al lavoro”.
Lo dichiara il consigliere tarantino de La Puglia con Emiliano, Giuseppe Turco, commentando la mozione di Renato Perrini (Direzione Italia) sulla richiesta di un Consiglio regionale su Taranto, allargato anche ai parlamentari pugliesi”.
“Renato, persona che ammiro e che stimo al netto delle evidenti divergenze politiche che ci separano, fa bene a porre con forza la questione Taranto. E ricordo quando qualche mese fa abbiamo simbolicamente occupato insieme la commissione Sanità per il blocco a Roma dei 50 milioni. Ma ho il timore che il dibattito in Consiglio regionale si dimostri alla fine infruttuoso proprie nelle settimane in cui la magistratura sta prendendo decisioni importanti sui risarcimenti. Se Consiglio regionale deve esserci, confrontiamoci preventivamente attorno a un tavolo che coinvolga i Consiglieri regionali, di tutte le forze politiche, eletti nella provincia ionica”.
"Nel 2015, quando si sono prodotti quasi 5 milioni di tonnellate, l'Ilva - osserva Rappa - ha avuto fuori dal ciclo produttivo, con i contratti di solidarieta' e quindi equivalenti alla cassa integrazione, dai 1200 ai 1800 addetti, perche' adesso chiederne 4984 in cassa integrazione considerato che l'anno scorso a Taranto si e' prodotto di piu', attestandosi quasi a 6 milioni di tonnellate? Non vorrei - rileva Rappa - che i commissari stessero lavorando per ridimensionare l'organico, portare Taranto da 11mila a 6mila addetti, e quindi venire incontro alle richieste di qualche compratore, Arcelor Mittal nello specifico". Rappa sottolinea poi "la positivita' della rapida convocazione da parte del viceministro Mise, Bellanova, il fatto che sara' lei stessa a presiedere il confronto, e l'intervento del Governo che nel decreto legge Sud ha inserito un emendamento per aumentare e migliorare con 24 milioni nel 2017 la copertura degli ammortizzatori sociali per i lavoratori Ilva".
Direzione Italia: "Subito seduta monotematica Consiglio" - Martedì mattina il gip di Milano ha bocciato l’accordo annunciato dall’ex premier Matteo Renzi durante la campagna elettorale per il referendum. Il giudice ha respinto le richieste di patteggiamento perché "incongrue", avanzate da Adriano, Fabio e Nicola Riva nell'ambito del procedimento con al centro il crac del gruppo. Il gip ha ritenuto troppo basse le pene concordate con la procura. Il via libera al patteggiamento è legato allo sblocco di oltre 1.3 miliardi di euro depositati in Svizzera e da destinare al risanamento dello stabilimento come stabilito da un emendamento inserito dal Governo nell’ultima legge di Bilancio.
I soldi in questione, a prescindere dal “quantum” ritenuto insufficiente dal tribunale, al momento non ci sono, perché lunedì, il Tribunale federale di Losanna, in Svizzera, avrebbe dovuto esprimersi sull’ok al trasferimento, ma è stato costretto a rinviare la decisione al 31 marzo. Questo è accaduto perché i giudici non hanno ricevuto alcuna risposta alle istanze di sblocco avanzate all’Isola di Jersey, dove i soldi sono depositati. La mancata decisione del tribunale svizzero avrà ripercussioni anche sulla prossima udienza del processo Ambiente svenduto in corso a Taranto.
L’1,3 miliardi di euro dovevano servire alla “nuova” Ilva per attuare il risanamento (1,1 miliardi di euro erano per il risanamento ambientale della fabbrica, e altri 230 milioni erano per la gestione corrente della società); tale fase di stallo ora rischia di avere ripercussioni importanti sul processo di vendita. In questo contesto, da marzo per circa 5 mila dei diecimila lavoratori impiegati nel siderurgico è stata richiesta la cassa integrazione straordinaria.
Esuberi dichiarati che, secondo i sindacati, sono il primo passo verso il licenziamento della metà degli occupati. E restando sempre in tema di emerga occupazionale, va segnalata anche l’estrema difficoltà delle imprese dell’indotto Ilva, che già negli scorsi anni hanno avuto una pesante batosta per ciò che riguarda i crediti pregressi.
Restano inoltre ancora in piedi i dubbi sul futuro ecologico dello stabilimento; la questione del risanamento è ancora aperta perché i nodi irrisolti in fabbrica sono tantissimi. Solo un esempio: le prescrizioni Aia sono state rinviate o realizzate solo in parte. L’azienda per altro è in forte sofferenza. L'Ilva, com'è oggi, o produce tanto o è destinata a fallire. E produrre tanto, nelle condizioni in cui è ora, vuol dire continuare ad inquinare. A questo si aggiunge che l'Italia ha già due procedure d'infrazione in corso a causa del siderurgico: sulla gestione ambientale e sulle norme relative alla concorrenza. Alla fine dello scorso mese si sono verificati con più frequenza i fenomeni di sloping nelle acciaierie dell’Ilva. Si tratta di fenomeni che alimentano preoccupazione dentro e fuori lo stabilimento. E’ evidente quindi che siamo ancora lontani da un ciclo produttivo rispettoso di ambiente salute e sicurezza.
Turco: “Consiglio monotematico solo se sostenuto da atti concreti” - “Un Consiglio regionale su Taranto, sulla sua gente e soprattutto sull’Ilva, può essere sì un’occasione utile, ma deve essere sostenuto da atti concreti e non da meri ed estenuanti dibattiti che rischiano solo di creare un clima già di per sé incandescente sul diritto alla salute e al lavoro”.
Lo dichiara il consigliere tarantino de La Puglia con Emiliano, Giuseppe Turco, commentando la mozione di Renato Perrini (Direzione Italia) sulla richiesta di un Consiglio regionale su Taranto, allargato anche ai parlamentari pugliesi”.
“Renato, persona che ammiro e che stimo al netto delle evidenti divergenze politiche che ci separano, fa bene a porre con forza la questione Taranto. E ricordo quando qualche mese fa abbiamo simbolicamente occupato insieme la commissione Sanità per il blocco a Roma dei 50 milioni. Ma ho il timore che il dibattito in Consiglio regionale si dimostri alla fine infruttuoso proprie nelle settimane in cui la magistratura sta prendendo decisioni importanti sui risarcimenti. Se Consiglio regionale deve esserci, confrontiamoci preventivamente attorno a un tavolo che coinvolga i Consiglieri regionali, di tutte le forze politiche, eletti nella provincia ionica”.