ROMA - “La cessione dell’Ilva, dopo quattro anni fallimentari di commissariamento, non cambierà sostanzialmente le sorti di un’azienda che ha perso progressivamente quote di mercato, che è divenuta anno dopo anno sempre meno competitiva sulla piazza mondiale dell’acciaio. Ilva, il disastro ambientale e l’emergenza sanitaria che si porta dietro, rimarrà il principale problema di tutto il tarantino. Non sarà la cessione a garantire continuità lavorativa alle migliaia di persone che oggi vivono con angoscia la cassa integrazione, non saranno i nuovi piani industriali (per altro non ancora conosciuti) a regalare alla città prospettive di crescita. La nuova proprietà, qualunque essa sia, potrà al massimo posticipare di qualche anno la fine di un percorso ormai incontrovertibile. Il raggiunto accordo sugli ammortizzatori sociali è solo un palliativo temporaneo”, così l’onorevole Vincenza Labriola, capogruppo in commissione Lavoro per il Gruppo Misto alla Camera dei Deputati.
“Per Taranto serve una rifondazione economica, che segua il modello della tedesca Ruhr, che preveda una trasformazione progressiva delle attività, attraverso una programmazione mirata, da industriale altamente inquinante ad ambientalmente sostenibile – prosegue la deputata –. Si dia ossigeno all’agricoltura, alla pesca, all’artigianato. Si faccia del turismo, anche culturale, il punto di forza dell’economia. Serve un’inversione totale di marcia in tempi stretti. Lo Stato ha il dovere di valutare una exit strategy subito”.
“Per Taranto serve una rifondazione economica, che segua il modello della tedesca Ruhr, che preveda una trasformazione progressiva delle attività, attraverso una programmazione mirata, da industriale altamente inquinante ad ambientalmente sostenibile – prosegue la deputata –. Si dia ossigeno all’agricoltura, alla pesca, all’artigianato. Si faccia del turismo, anche culturale, il punto di forza dell’economia. Serve un’inversione totale di marcia in tempi stretti. Lo Stato ha il dovere di valutare una exit strategy subito”.