LA RECENSIONE. Arrival

di FREDERIC PASCALI - Il tema dell’incontro con altre forme di vita dell’Universo è da sempre un elemento fondante di molte delle storie di fantascienza ospitate dal grande schermo. “Arrival”, diretto da Dennis Villneuve e sceneggiato da Eric Heisserer, ne riceve a pieno titolo il testimone. Tratto dal racconto “Storie della tua vita” di Ted Chiang, pone al centro della sua narrativa la comunicazione tra i “mondi” e gli strumenti per renderla efficace e aperta al dialogo.

Un giorno, all’improvviso, dodici singolari astronavi aliene, a forma di un enorme guscio, fanno capolino in tutte le più importanti nazioni del pianeta. Non fanno eccezione gli Stati Uniti con il territorio del Montana. Il governo, nel tentativo di trovare un contatto con queste entità sconosciute, ingaggia la dottoressa Louise Banks, linguista di fama mondiale, e il fisico teorico Ian Donnelly. Sotto il comando del colonello Weber si aggregano a una squadra di tecnici che dovrà cercare di interagire con le creature extraterrestri e comprenderne i motivi della venuta sulla Terra.

La fisica quantistica di “Arrival” non è molto dissimile dalla stessa che a suo tempo muoveva le fila di “Interstellar”,un altro classico del genere, così come la dimensione circolare che pervade l’intera sceneggiatura e il gioco di flash forward che ne scandisce il susseguirsi degli eventi. Tuttavia, la pellicola di Dennis Villeneuve, ben omaggiata dalla fotografia di Bradford Young, pur perseguendo anch’essa un’equazione salvifica in grado di “aggiustare” il Mondo, attende maggiormente alla dimensione intima della natura umana.

La spettacolarità e gli effetti speciali sono addobbi di secondo piano, vassalli della potenza del pensiero, della totale attenzione e dedizione all’altro, senza paura di decifrare l’ignoto che si annida in ogni anfratto del nostro tempo.

Non per niente il compito è affidato alla sensibilità femminile rappresentata dall’ottima interpretazione di Amy Adams, “Louise”, ben coadiuvata da Jeremy Renner, “Ian”, e Forest Whitaker, “Weber”. Non delude la colonna sonora di Jóhann Jóhannsson già apprezzato per il lavoro ne “La teoria del tutto” e in “Sicario”.

Il risultato finale sancisce la candidatura di “Arrival” a ben 8 premi Oscar tra cui quelli per “miglior film”, “miglior regia” e “miglior fotografia”. 

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto