LECCE - E' stato presentato oggi a Palazzo Carafa il “Progetto di fattibilità tecnico-economica per il recupero dell'ex stazione di servizio Agip presso Porta Napoli a Lecce” ed è stato illustrato il bando relativo alla gestione della struttura.
L'iniziativa è stata realizzata dal Comune di Lecce in collaborazione con la Sovrintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto. Si tratta del primo vincolo in Italia riguardante una struttura di questa tipologia di proprietà pubblica.
Il bando è stato publicato oggi sul sito del Comune di Lecce www.comune.lecce.it. Per partecipare c'è tempo fino alle ore 12 del 3 aprile.
“Il progetto di recupero – ha spiegato il sindaco Paolo Perrone - servirà a consolidare la capacità di essere attrattiva e accogliente. Ora attendiamo le proposte, non solo per recuperare l'immobile secondo il perimetro indicato ma anche per la gestione dell'immobile stesso” .
“Il vincolo – ha sottolineato la Sovrintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto, architetto Maria Piccarreta – rappresenta nn esempio virtuoso perché non cristallizza ma salvaguarda e rispetta l'immobile. E' una tutela attiva e non passiva”.
Soddisfatto anche l'assessore al Patrimonio del Comune di Lecce, Attilio Monosi: “Ci sono pochi esemplari di questo in Europa realtivai a questa significativa epoca storica. L'ubicazione dell'immobile è strategica perché da qualche anno il centro storico si è allargato andando ben oltra la cinta delle sue mura”.
LA STORIA - L'immobile è dismesso da alcuni anni: si tratta di una ex stazione di servizio Agip, consistente in un chiosco inserito in un'area di pertinenza di forma assimilabile ad un triangolo con l'angolo estemo arrotondato. L'immobile occupa una posizione di alta visibilità nel contesto urbano circostante, antistante l'Obelisco Ferdinandeo e il piazzale di Porta Napoli e nel panorama cittadino dell'architettura del Novecento riveste l'importante ruolo di campione di una nuova tipologia, ovvero quella delle stazioni di benzina.
A partire dagli anni Venti, in Italia il lessico dell'architettura razionalista e funzionalista trova facile espressione nelle nuove categorie di immobili introdotte a scala mondiale nei primi decenni del Novecento, tra le quali le strutture a servizio dell'automobile. L'uso dell'automobile è legato alla costruzione di strutture funzionali come garage, chioschi e stazioni di servizio, dai primi anni
Trenta eretti anche a Lecce e in provincia: una categoria di edifici che permette alle possibilità plastiche del cemento armato di sviluppare al meglio un'architettura essenziale e razionale, dall'immagine fortemente espressiva.
Nel territorio nazionale diversi tecnici, che in seguito saranno annoverati tra i maestri dell'architettura italiana moderna, si cimentano con questa tematica: solo per citarne alcuni, Carlo Agular ne realizza diverse verso la metà degli anni Trenta (stazione di viale Marche angolo via Zara a Milano, stabilimento in corso Moncalieri a Torino), e nel 1953 lo Studio BBPR progetta un chiosco
a Trieste.
Il progetto del chiosco Agip all'esterno di Porta Napoli è firmato nel 1952 da Mario Bacciocchi, architetto milanese che esordisce sulla scena nazionale nei primi anni Trenta con alcuni progetti di case popolari connotati sul piano coperture da una leggera pensilina in cemento armato, motivo ricorrente nella successiva produzione dell'autore.
Negli anni Cinquanta, per conto dell'Agip, Bacciocchi progetta il Centro direzionale Eni a San Donato Milanese e una serie di stazioni di benzina in Italia e nel mondo, tra cui il chiosco in piazzale Accursio a Milano (1951-1953, in angolo tra viale Certosa e viale C. Espinasse) riproposto negli stessi anni a Lecce in una variante semplificata. Qui l'edificio a pianta trapezoidale, speculare rispetto ad un asse longitudinale, è impostato sulla contrapposizione tra un volume curvilineo con strette e alte finestre, e l'orizzontalità della sottile lastra di copertura a sbalzo, fortemente aggettante rispetto ai lati del chiosco. Lo studio dell'impianto planimetrico e la forte connessione con il contesto urbano portano a credere che l'architetto milanese abbia ricercato l'inserimento della stazione di servizio in quel particolare punto, coniugando felicemente le necessarie esigenze "reclamistiche" del chiosco con una situazione urbanistica non facile: l'incrocio tra l'ottocentesco "ring" dei viali alberati e l'asse Porta Napoli - Obelisco - Viale Taranto ingresso alla città da nord e uno dei più importanti nodi del traffico veicolare della città prima dell'apertura della nuova strada statale 613 per Brindisi. L'immobile è stato completato nel 1954.
L'ex chiosco è stato utilizzato come set cinematografico nel film "Allacciate le cinture" del regista Ferzan Ozpetek (2014).
L'iniziativa è stata realizzata dal Comune di Lecce in collaborazione con la Sovrintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto. Si tratta del primo vincolo in Italia riguardante una struttura di questa tipologia di proprietà pubblica.
Il bando è stato publicato oggi sul sito del Comune di Lecce www.comune.lecce.it. Per partecipare c'è tempo fino alle ore 12 del 3 aprile.
“Il progetto di recupero – ha spiegato il sindaco Paolo Perrone - servirà a consolidare la capacità di essere attrattiva e accogliente. Ora attendiamo le proposte, non solo per recuperare l'immobile secondo il perimetro indicato ma anche per la gestione dell'immobile stesso” .
“Il vincolo – ha sottolineato la Sovrintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto, architetto Maria Piccarreta – rappresenta nn esempio virtuoso perché non cristallizza ma salvaguarda e rispetta l'immobile. E' una tutela attiva e non passiva”.
Soddisfatto anche l'assessore al Patrimonio del Comune di Lecce, Attilio Monosi: “Ci sono pochi esemplari di questo in Europa realtivai a questa significativa epoca storica. L'ubicazione dell'immobile è strategica perché da qualche anno il centro storico si è allargato andando ben oltra la cinta delle sue mura”.
LA STORIA - L'immobile è dismesso da alcuni anni: si tratta di una ex stazione di servizio Agip, consistente in un chiosco inserito in un'area di pertinenza di forma assimilabile ad un triangolo con l'angolo estemo arrotondato. L'immobile occupa una posizione di alta visibilità nel contesto urbano circostante, antistante l'Obelisco Ferdinandeo e il piazzale di Porta Napoli e nel panorama cittadino dell'architettura del Novecento riveste l'importante ruolo di campione di una nuova tipologia, ovvero quella delle stazioni di benzina.
A partire dagli anni Venti, in Italia il lessico dell'architettura razionalista e funzionalista trova facile espressione nelle nuove categorie di immobili introdotte a scala mondiale nei primi decenni del Novecento, tra le quali le strutture a servizio dell'automobile. L'uso dell'automobile è legato alla costruzione di strutture funzionali come garage, chioschi e stazioni di servizio, dai primi anni
Trenta eretti anche a Lecce e in provincia: una categoria di edifici che permette alle possibilità plastiche del cemento armato di sviluppare al meglio un'architettura essenziale e razionale, dall'immagine fortemente espressiva.
Nel territorio nazionale diversi tecnici, che in seguito saranno annoverati tra i maestri dell'architettura italiana moderna, si cimentano con questa tematica: solo per citarne alcuni, Carlo Agular ne realizza diverse verso la metà degli anni Trenta (stazione di viale Marche angolo via Zara a Milano, stabilimento in corso Moncalieri a Torino), e nel 1953 lo Studio BBPR progetta un chiosco
a Trieste.
Il progetto del chiosco Agip all'esterno di Porta Napoli è firmato nel 1952 da Mario Bacciocchi, architetto milanese che esordisce sulla scena nazionale nei primi anni Trenta con alcuni progetti di case popolari connotati sul piano coperture da una leggera pensilina in cemento armato, motivo ricorrente nella successiva produzione dell'autore.
Negli anni Cinquanta, per conto dell'Agip, Bacciocchi progetta il Centro direzionale Eni a San Donato Milanese e una serie di stazioni di benzina in Italia e nel mondo, tra cui il chiosco in piazzale Accursio a Milano (1951-1953, in angolo tra viale Certosa e viale C. Espinasse) riproposto negli stessi anni a Lecce in una variante semplificata. Qui l'edificio a pianta trapezoidale, speculare rispetto ad un asse longitudinale, è impostato sulla contrapposizione tra un volume curvilineo con strette e alte finestre, e l'orizzontalità della sottile lastra di copertura a sbalzo, fortemente aggettante rispetto ai lati del chiosco. Lo studio dell'impianto planimetrico e la forte connessione con il contesto urbano portano a credere che l'architetto milanese abbia ricercato l'inserimento della stazione di servizio in quel particolare punto, coniugando felicemente le necessarie esigenze "reclamistiche" del chiosco con una situazione urbanistica non facile: l'incrocio tra l'ottocentesco "ring" dei viali alberati e l'asse Porta Napoli - Obelisco - Viale Taranto ingresso alla città da nord e uno dei più importanti nodi del traffico veicolare della città prima dell'apertura della nuova strada statale 613 per Brindisi. L'immobile è stato completato nel 1954.
L'ex chiosco è stato utilizzato come set cinematografico nel film "Allacciate le cinture" del regista Ferzan Ozpetek (2014).