BARI - Il presidente Emiliano ha partecipato oggi a un sopralluogo negli ospedali di Molfetta, Terlizzi e Corato, in vista della decisione su dove costruire l’ospedale unico di primo livello dell’area del nord barese.
“Bisogna andare a vedere con i propri occhi le cose, non si può lasciare solo alle carte o ai racconti degli altri la decisione. Il presidente può, insieme ai suoi esperti, condurre un’istruttoria per stabilire in termini obiettivi e quindi convincenti per tutti, quale sia la struttura che con maggiore facilità possa accogliere i servizi che costituiranno poi l’ospedale di primo livello.
L’ospedale di primo livello è impegnativo, ma consente di mettere insieme tutte le energie, il personale, i macchinari e anche il denaro necessario a far funzionare meglio la sanità di quest’area. Ci siamo accorti - detto chiaramente - che abbiamo tre ospedali sostanzialmente sottoutilizzati e questo non ce lo possiamo più permettere, è evidente. Quindi l’idea dell’accorpamento per quello che posso avere constatato con i miei occhi viene confermata come una idea valida. Quale dei tre diventerà l’ospedale di tutti, questo lo vedremo anche a seguito di un esame tecnico che verrà avviato tra pochissimi giorni”.
Il presidente Emiliano ha detto che “occorre istituire un gruppo di lavoro tecnico con gli uffici dell’assessorato alla sanità che valuterà anche le proposte che le direzioni sanitarie faranno. Vorrei lanciare una piccola sfida per immaginare in ciascun ospedale cosa si possa fare e quindi costruire l’organizzazione sanitaria di primo livello in modo partecipato e dal basso. E’ un esperimento che non è mai stato tentato perché si dice che questa materia sia ingovernabile democraticamente, invece qui stiamo avendo dei segnali opposti, grazie alla buona volontà del personale, dei dirigenti, dei medici. Stiamo avendo degli punti di riflessione molto utili e soprattutto si sta azzerando il campanilismo, nonostante le campagne elettorali in corso. Dobbiamo separare la politica locale dall’organizzazione sanitaria e non fare come finora quando per non scontentare nessuno, si è lasciato un pezzo da una parte e uno dall’altra, quando invece i pezzi dovevano restare nella stessa parte. Ad esempio, dove c'è la medicina prenatale non c’è più la ginecologia e non nascono più i bambini. E’ un’assurdità che va in qualche maniera rimediata. Ora occorre un ospedale unico e me ne sto sempre più convincendo”.
“Qui – ha detto Emiliano - è in corso un processo per il quale i sindaci invece di litigare su chi si debba strappare l’ospedale rispetto al paese vicino, stanno ragionando su un’ipotesi di accorpare in un unico ospedale tutto il meglio che c’è nell’area. Non sarà facile scegliere perché sono tutti e tre ospedali importanti con una tradizione, fermo restando che gli altri non vengono chiusi ma vengono trasformati in presidi sanitari territoriali comunque molto importanti, ma la decisione verrà dal basso, anche dallo stesso personale sanitario che si rende conto delle difficoltà. La scelta dal basso insieme alla Regione è una rivoluzione, perché non lascia la scelta al solo presidente. Perché è facile dire che si vuole salvare l’ospedale del proprio paese, e chiudere quello del paese accanto. Invece bisogna prendersi la responsabilità di fare le scelte migliori nell'interesse pubblico, di tutta la popolazione”.
“Bisogna andare a vedere con i propri occhi le cose, non si può lasciare solo alle carte o ai racconti degli altri la decisione. Il presidente può, insieme ai suoi esperti, condurre un’istruttoria per stabilire in termini obiettivi e quindi convincenti per tutti, quale sia la struttura che con maggiore facilità possa accogliere i servizi che costituiranno poi l’ospedale di primo livello.
L’ospedale di primo livello è impegnativo, ma consente di mettere insieme tutte le energie, il personale, i macchinari e anche il denaro necessario a far funzionare meglio la sanità di quest’area. Ci siamo accorti - detto chiaramente - che abbiamo tre ospedali sostanzialmente sottoutilizzati e questo non ce lo possiamo più permettere, è evidente. Quindi l’idea dell’accorpamento per quello che posso avere constatato con i miei occhi viene confermata come una idea valida. Quale dei tre diventerà l’ospedale di tutti, questo lo vedremo anche a seguito di un esame tecnico che verrà avviato tra pochissimi giorni”.
Il presidente Emiliano ha detto che “occorre istituire un gruppo di lavoro tecnico con gli uffici dell’assessorato alla sanità che valuterà anche le proposte che le direzioni sanitarie faranno. Vorrei lanciare una piccola sfida per immaginare in ciascun ospedale cosa si possa fare e quindi costruire l’organizzazione sanitaria di primo livello in modo partecipato e dal basso. E’ un esperimento che non è mai stato tentato perché si dice che questa materia sia ingovernabile democraticamente, invece qui stiamo avendo dei segnali opposti, grazie alla buona volontà del personale, dei dirigenti, dei medici. Stiamo avendo degli punti di riflessione molto utili e soprattutto si sta azzerando il campanilismo, nonostante le campagne elettorali in corso. Dobbiamo separare la politica locale dall’organizzazione sanitaria e non fare come finora quando per non scontentare nessuno, si è lasciato un pezzo da una parte e uno dall’altra, quando invece i pezzi dovevano restare nella stessa parte. Ad esempio, dove c'è la medicina prenatale non c’è più la ginecologia e non nascono più i bambini. E’ un’assurdità che va in qualche maniera rimediata. Ora occorre un ospedale unico e me ne sto sempre più convincendo”.
“Qui – ha detto Emiliano - è in corso un processo per il quale i sindaci invece di litigare su chi si debba strappare l’ospedale rispetto al paese vicino, stanno ragionando su un’ipotesi di accorpare in un unico ospedale tutto il meglio che c’è nell’area. Non sarà facile scegliere perché sono tutti e tre ospedali importanti con una tradizione, fermo restando che gli altri non vengono chiusi ma vengono trasformati in presidi sanitari territoriali comunque molto importanti, ma la decisione verrà dal basso, anche dallo stesso personale sanitario che si rende conto delle difficoltà. La scelta dal basso insieme alla Regione è una rivoluzione, perché non lascia la scelta al solo presidente. Perché è facile dire che si vuole salvare l’ospedale del proprio paese, e chiudere quello del paese accanto. Invece bisogna prendersi la responsabilità di fare le scelte migliori nell'interesse pubblico, di tutta la popolazione”.