BARI - Il settore pataticolo occupa un posto di assoluto rilievo tra le produzioni orticole italiane e da oggi può contare anche sul Piano Nazionale. Le misure di sostegno al comparto, infatti, sono confluite in una risoluzione unitaria approvata in Commissione Agricoltura a Montecitorio. Rilevanti i numeri del comparto sia in termini di coltivatori, oltre 50.000, sia di superficie investita, oltre 55.000 ettari, mentre la produzione lorda vendibile è di circa 800 milioni di euro per le patate da consumo e circa 100 milioni di euro per quelle da industria.
“Se da un lato questa coltura ha costi di produzione molto elevati, pari a a oltre 8.000 euro per ettaro a causa del costo del seme, della preparazione del terreno nonostante le nuove tecniche di irrigazione che hanno ridotto il consumo idrico, dall’altro si è cercato di intervenire con misure spot che hanno per lo meno consentito la diversificazione degli investimenti e il mantenimento dell’equilibrio di mercato, salvaguardando il reddito degli operatori – dichiara il deputato Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura e autore di numerose misure contenute nella risoluzione – Ora con l’attuazione del Piano Pataticolo potremo sostenere la produzione nazionale che non soddisfa la domanda interna, costretta ad importare ogni anno 700.000 tonnellate per il fresco e oltre 150.000 tonnellate per l’industria agroalimentare. Incidendo positivamente, così, anche sulla bilancia dei pagamenti dell’Italia”.
La risoluzione unitaria, che ha raccolto anche la soddisfazione di Unapa (Unione Nazionale tra le Associazioni dei Produttori di Patate), contiene numerosi impegni al Governo ad iniziare proprio dal Piano nazionale per il settore pataticolo finanziato sin dal 2012 con circa 3 milioni di euro. Obiettivi: lotta alle problematiche fitosanitarie e alle fisiopatie; progetto di ricerca genetica della patata; innovazioni tecnologiche nella gestione agronomica per aumentare le rese, la redditività e la sostenibilità ; programmi colturali dedicati alla produzione di tubero-seme nazionale; tracciabilità dell’origine; informazione al consumatore in materia di sicurezza alimentare; progetti di ricerca sul biologico. Inoltre, la risoluzione impegna l’Esecutivo a inserire la patata nella lista dei prodotti che potranno beneficiare di aiuti accoppiati in occasione della riforma di medio termine della PAC, a riconoscere le associazioni di organizzazioni di produttori (AOP) nazionali, a costituire e promuovere l’Osservatorio economico della patata per definire al meglio le strategie commerciali e, infine, a definire un programma di studio e ricerca relativo allo sviluppo di possibili sostanze, quali l’acrilamide, nella fase di trasformazione delle patate.
“Con il Piano nazionale e le altre misure inserite nella risoluzione unitaria nonché con il relativo sostegno economico – conclude il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) – si punta a superare quella mancanza di organizzazione delle politiche e di unione tra gli operatori, per non parlare di vero e proprio individualismo, che rappresentano le pecche maggiori del comparto, anche nella nostra Puglia. Ci auguriamo che il Governo, ora, non compia i medesimi errori del 2012, quando ha tenuto nel cassetto il Piano, ma metta in campo quanto prima le misure contenute nella risoluzione”.
“Se da un lato questa coltura ha costi di produzione molto elevati, pari a a oltre 8.000 euro per ettaro a causa del costo del seme, della preparazione del terreno nonostante le nuove tecniche di irrigazione che hanno ridotto il consumo idrico, dall’altro si è cercato di intervenire con misure spot che hanno per lo meno consentito la diversificazione degli investimenti e il mantenimento dell’equilibrio di mercato, salvaguardando il reddito degli operatori – dichiara il deputato Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura e autore di numerose misure contenute nella risoluzione – Ora con l’attuazione del Piano Pataticolo potremo sostenere la produzione nazionale che non soddisfa la domanda interna, costretta ad importare ogni anno 700.000 tonnellate per il fresco e oltre 150.000 tonnellate per l’industria agroalimentare. Incidendo positivamente, così, anche sulla bilancia dei pagamenti dell’Italia”.
La risoluzione unitaria, che ha raccolto anche la soddisfazione di Unapa (Unione Nazionale tra le Associazioni dei Produttori di Patate), contiene numerosi impegni al Governo ad iniziare proprio dal Piano nazionale per il settore pataticolo finanziato sin dal 2012 con circa 3 milioni di euro. Obiettivi: lotta alle problematiche fitosanitarie e alle fisiopatie; progetto di ricerca genetica della patata; innovazioni tecnologiche nella gestione agronomica per aumentare le rese, la redditività e la sostenibilità ; programmi colturali dedicati alla produzione di tubero-seme nazionale; tracciabilità dell’origine; informazione al consumatore in materia di sicurezza alimentare; progetti di ricerca sul biologico. Inoltre, la risoluzione impegna l’Esecutivo a inserire la patata nella lista dei prodotti che potranno beneficiare di aiuti accoppiati in occasione della riforma di medio termine della PAC, a riconoscere le associazioni di organizzazioni di produttori (AOP) nazionali, a costituire e promuovere l’Osservatorio economico della patata per definire al meglio le strategie commerciali e, infine, a definire un programma di studio e ricerca relativo allo sviluppo di possibili sostanze, quali l’acrilamide, nella fase di trasformazione delle patate.
“Con il Piano nazionale e le altre misure inserite nella risoluzione unitaria nonché con il relativo sostegno economico – conclude il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S) – si punta a superare quella mancanza di organizzazione delle politiche e di unione tra gli operatori, per non parlare di vero e proprio individualismo, che rappresentano le pecche maggiori del comparto, anche nella nostra Puglia. Ci auguriamo che il Governo, ora, non compia i medesimi errori del 2012, quando ha tenuto nel cassetto il Piano, ma metta in campo quanto prima le misure contenute nella risoluzione”.
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AGRICOLTURA