di NICOLA RICCHITELLI - Da qualche mese a questa parte sta raccontando e denunciando la Barletta che va aldilà di argomenti quali Bar.Sa., terreni edificabili e assessorati da contendersi; di quella Barletta ferma a qualche decennio fa in cerca di una nuova vocazione dopo il tramonto dell’industria tessile e calzaturiera: «…Siamo ancora alla ricerca di una nuova vocazione di questa città, per demerito di chi l’ha amministrata, occupandosi di parlare soltanto di Barsa, di terreni edificabili e di assessorati da contendersi, e senza minimamente preoccuparsi di individuare un progetto attorno al quale creare prospettive di sviluppo. Ma forse parlare di progetti di sviluppo per un certo tipo di classe politica, come quella che ci sta amministrando, è qualcosa che va al di là delle sue umane possibilità».
Una voce nuova e di belle speranze quella che si sta facendo largo dal giorno della sua nomina – risale allo scorso maggio la nomina a commissario cittadino della sezione barlettana di Forza Italia da parte dell’on. Luigi Vitali - nello scenario politico barlettano. Nel mezzo un lavoro fatto di iniziative importanti per il territorio quali l’istituzione di un tavolo di concertazione tra mondo del lavoro e mondo della scuola per l’istituzione dell’indirizzo triennale di 'Operatore delle calzature' e diploma quinquennale di 'Tecnico delle calzature', e la proposta in merito all’attivazione di un servizio bus per i lavoratori impegnati quotidianamente nelle zone industriali della Città della Disfida.
Questo, in breve, quanto fatto dal Commissario cittadino di Forza Italia Giovanni Ceto da circa dieci mesi a questa parte. Nato a Barletta 46 anni fa, sposato e con due figlie, laureato in Economia e Management, ha frequentato un Master in Diritto del Lavoro presso la Infor di Milano, iscritto all’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili; da oltre 20 anni Responsabile Ufficio Risorse Umane della CofraSrl di Barletta. Candidato alle amministrative del Comune di Barletta nel 2013 nelle liste del Pdl.
D: Dottor Ceto, lo scorso maggio l’on Luigi Vitali formalizzava la sua nomina a commissario cittadino della sezione barlettana di Forza Italia. Con quale spirito ha accettato questo delicato ruolo?
R:« Lo spirito di chi ha tanta voglia di mettersi in gioco e raccogliere la sfida in una città in cui il centro destra è da sempre ai margini e in cui anche i cattolici votano a sinistra».
D: Che significa per lei fare politica e perché si sceglie di fare politica?
R:« Io non mi sento un politico ma un cittadino qualunque che come tanti è stanco di come vanno le cose, ed è profondamente dispiaciuto di come Barletta sta regredendo sempre più economicamente e socialmente; pessimo tenore di vita e scarse prospettive per i giovani. Per questo vuole impegnarsi, mettendo a disposizione proprie capacità e competenze convinto che si possa dare una svolta a questa città, che ha potenzialità enormi, sotto il profilo del patrimonio artistico, storico e culturale posseduto, e della capacità di fare impresa essendo stata da sempre un polo industriale tra i più importanti di tutta la Puglia, e con un fiorente settore agricoltura».
D: La figura di un commissario al comando di un partito da l’idea di un qualcosa che fino a quel momento non ha funzionato o semplicemente ha smesso di funzionare: è quanto successo in Forza Italia qui a Barletta?
R:«Tutto il centro destra negli ultimi anni ha subito profondi cambiamenti. Forza Italia ricostituita con lo scioglimento del PDL, ha continuato a perdere altri pezzi. Tutto questo aveva contribuito a creare un clima di pessimismo e di incertezza. Un momento storico in cui a Barletta, in particolar modo, bisognava ripartire con persone nuove che avessero quell’entusiasmo che era venuto a mancare».
D: Qual è la situazione partitica che ha raccolto al momento della sua nomina?
R:«Considerando la situazione contingente, innanzi spiegata, Forza Italia a Barletta era diventato un insieme di individualità, ognuna delle quali era un partito a se stante».
D: Quali sono stati, e quali saranno, i punti di continuità e quindi di rottura su cui poggerà la sua azione politica rispetto alle passate gestioni?
R:«Credo che ogni gestione sia figlia di un contesto politico nazionale adatta a quel momento storico. Oggi ritengo sia il momento di puntare sulla squadra piuttosto che sulla spasmodica ricerca del nome che possa calamitare da solo qualche migliaio di voti. Ho cercato quindi di dare una struttura al partito; una segreteria con un direttivo e una sezione giovani con il coordinatore Antonio Dicuonzo, che sta diventando il fiore all’occhiello di questo partito».
D: Sin da subito e quindi sin dai giorni successivi alla sua nomina, la sua voce si è fatta prepotentemente largo nei disastri di questa amministrazione targata Cascella, nonché nei tanti tormenti di questi città. Cosa resta da salvare di questa Barletta e da cosa dovrebbe ripartire…
R:« La città è ormai ferma da qualche decennio, dopo il tramonto della Barletta città industriale, siamo ancora alla ricerca di una nuova vocazione di questa città, per demerito di chi l’ha amministrata, occupandosi di parlare soltanto di Barsa, di terreni edificabili e di assessorati da contendersi, e senza minimamente preoccuparsi di individuare un progetto attorno al quale creare prospettive di sviluppo. Ma forse parlare di progetti di sviluppo per un certo tipo di classe politica, come quella che ci sta amministrando, è qualcosa che va al di là delle sue umane possibilità».
D: Dottor Ceto, una sua opinione sull’opposizione e sul modo di fare ed essere opposizione del centrodestra qui a Barletta…
R:«Fare opposizione in questa città a volte diventa frustrante, considerando che tutto quello che fai si spegne di fronte alla logica di voto di moda a Barletta».
D: Quanto ha pesato l’addio di Giovanni Alfarano nel quadro politico del centrodestra barlettano?
R:«In termini di voti, sicuramente tanto; in prospettiva però questo ci ha dato la spinta, l’impulso e la scossa necessaria per ricostruire qualcosa di importante».
D: Un centrodestra al comando dell’amministrazione comunale di Barletta, un sogno, un'utopia. Che distanza c’è tra tutto questo alla realtà e quanto lavoro c’è da fare?
R:«I barlettani sono soliti lamentarsi e piangersi addosso, poi votano sempre le stesse persone. Noi rappresentiamo il cambiamento; giovani, motivati e provenienti da una scuola politica di cui oggi si è capito che non si può prescindere. Siamo qua, pronti a rimboccarci le maniche».
D: Dottor Ceto, tra qualche mese immagino inizieranno le grandi manovre per le amministrative del 2018. In che modo state lavorando per presentare una coalizione in grado di mettere in difficoltà il centrosinistra?
R:«Da diverso tempo stiamo lavorando ad una coalizione, un cartello per Barletta 2018. Cambiare si può, ripartendo dal chi è rimasto e non ha voluto salire sul carro dei vincitori».
Una voce nuova e di belle speranze quella che si sta facendo largo dal giorno della sua nomina – risale allo scorso maggio la nomina a commissario cittadino della sezione barlettana di Forza Italia da parte dell’on. Luigi Vitali - nello scenario politico barlettano. Nel mezzo un lavoro fatto di iniziative importanti per il territorio quali l’istituzione di un tavolo di concertazione tra mondo del lavoro e mondo della scuola per l’istituzione dell’indirizzo triennale di 'Operatore delle calzature' e diploma quinquennale di 'Tecnico delle calzature', e la proposta in merito all’attivazione di un servizio bus per i lavoratori impegnati quotidianamente nelle zone industriali della Città della Disfida.
Questo, in breve, quanto fatto dal Commissario cittadino di Forza Italia Giovanni Ceto da circa dieci mesi a questa parte. Nato a Barletta 46 anni fa, sposato e con due figlie, laureato in Economia e Management, ha frequentato un Master in Diritto del Lavoro presso la Infor di Milano, iscritto all’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili; da oltre 20 anni Responsabile Ufficio Risorse Umane della CofraSrl di Barletta. Candidato alle amministrative del Comune di Barletta nel 2013 nelle liste del Pdl.
D: Dottor Ceto, lo scorso maggio l’on Luigi Vitali formalizzava la sua nomina a commissario cittadino della sezione barlettana di Forza Italia. Con quale spirito ha accettato questo delicato ruolo?
R:« Lo spirito di chi ha tanta voglia di mettersi in gioco e raccogliere la sfida in una città in cui il centro destra è da sempre ai margini e in cui anche i cattolici votano a sinistra».
D: Che significa per lei fare politica e perché si sceglie di fare politica?
R:« Io non mi sento un politico ma un cittadino qualunque che come tanti è stanco di come vanno le cose, ed è profondamente dispiaciuto di come Barletta sta regredendo sempre più economicamente e socialmente; pessimo tenore di vita e scarse prospettive per i giovani. Per questo vuole impegnarsi, mettendo a disposizione proprie capacità e competenze convinto che si possa dare una svolta a questa città, che ha potenzialità enormi, sotto il profilo del patrimonio artistico, storico e culturale posseduto, e della capacità di fare impresa essendo stata da sempre un polo industriale tra i più importanti di tutta la Puglia, e con un fiorente settore agricoltura».
D: La figura di un commissario al comando di un partito da l’idea di un qualcosa che fino a quel momento non ha funzionato o semplicemente ha smesso di funzionare: è quanto successo in Forza Italia qui a Barletta?
R:«Tutto il centro destra negli ultimi anni ha subito profondi cambiamenti. Forza Italia ricostituita con lo scioglimento del PDL, ha continuato a perdere altri pezzi. Tutto questo aveva contribuito a creare un clima di pessimismo e di incertezza. Un momento storico in cui a Barletta, in particolar modo, bisognava ripartire con persone nuove che avessero quell’entusiasmo che era venuto a mancare».
D: Qual è la situazione partitica che ha raccolto al momento della sua nomina?
R:«Considerando la situazione contingente, innanzi spiegata, Forza Italia a Barletta era diventato un insieme di individualità, ognuna delle quali era un partito a se stante».
D: Quali sono stati, e quali saranno, i punti di continuità e quindi di rottura su cui poggerà la sua azione politica rispetto alle passate gestioni?
R:«Credo che ogni gestione sia figlia di un contesto politico nazionale adatta a quel momento storico. Oggi ritengo sia il momento di puntare sulla squadra piuttosto che sulla spasmodica ricerca del nome che possa calamitare da solo qualche migliaio di voti. Ho cercato quindi di dare una struttura al partito; una segreteria con un direttivo e una sezione giovani con il coordinatore Antonio Dicuonzo, che sta diventando il fiore all’occhiello di questo partito».
D: Sin da subito e quindi sin dai giorni successivi alla sua nomina, la sua voce si è fatta prepotentemente largo nei disastri di questa amministrazione targata Cascella, nonché nei tanti tormenti di questi città. Cosa resta da salvare di questa Barletta e da cosa dovrebbe ripartire…
R:« La città è ormai ferma da qualche decennio, dopo il tramonto della Barletta città industriale, siamo ancora alla ricerca di una nuova vocazione di questa città, per demerito di chi l’ha amministrata, occupandosi di parlare soltanto di Barsa, di terreni edificabili e di assessorati da contendersi, e senza minimamente preoccuparsi di individuare un progetto attorno al quale creare prospettive di sviluppo. Ma forse parlare di progetti di sviluppo per un certo tipo di classe politica, come quella che ci sta amministrando, è qualcosa che va al di là delle sue umane possibilità».
D: Dottor Ceto, una sua opinione sull’opposizione e sul modo di fare ed essere opposizione del centrodestra qui a Barletta…
R:«Fare opposizione in questa città a volte diventa frustrante, considerando che tutto quello che fai si spegne di fronte alla logica di voto di moda a Barletta».
D: Quanto ha pesato l’addio di Giovanni Alfarano nel quadro politico del centrodestra barlettano?
R:«In termini di voti, sicuramente tanto; in prospettiva però questo ci ha dato la spinta, l’impulso e la scossa necessaria per ricostruire qualcosa di importante».
D: Un centrodestra al comando dell’amministrazione comunale di Barletta, un sogno, un'utopia. Che distanza c’è tra tutto questo alla realtà e quanto lavoro c’è da fare?
R:«I barlettani sono soliti lamentarsi e piangersi addosso, poi votano sempre le stesse persone. Noi rappresentiamo il cambiamento; giovani, motivati e provenienti da una scuola politica di cui oggi si è capito che non si può prescindere. Siamo qua, pronti a rimboccarci le maniche».
D: Dottor Ceto, tra qualche mese immagino inizieranno le grandi manovre per le amministrative del 2018. In che modo state lavorando per presentare una coalizione in grado di mettere in difficoltà il centrosinistra?
R:«Da diverso tempo stiamo lavorando ad una coalizione, un cartello per Barletta 2018. Cambiare si può, ripartendo dal chi è rimasto e non ha voluto salire sul carro dei vincitori».