LECCE - L’assessore comunale di Lecce alle Politiche Ambientali Andrea Guido interviene con delle considerazioni sulla questione delle carcasse di tartaruga spiaggiate a San Cataldo. "Questa mattina - dichiara - ho provveduto a chiamare personalmente il Sindaco di Vernole, Luca De Carlo, persona a modo, sempre disponibile. L’amministratore ha già provveduto a segnalare ai veterinari dell’Area C dell’ASL la presenza delle 2 carcasse di tartaruga presenti sull’arenile di San Cataldo e ricadente nel territorio di Vernole.
Sempre questa mattina ho chiamato poi il Comandante della Capitaneria di San Cataldo, Simone Gatto, il quale mi ha riferito di aver già predisposto l’intensificazione dei controlli su tutte le attività sotto costa al fine di arginare il fenomeno della pesca illegale e delle reti abusive.
Ricordo a tutti - spiega Guido - che una carcassa di tartaruga spiaggiata, in quanto trattasi di rettili, non procura pericoli alla salute umana. E che, pertanto, non esistono malattie trasmissibili da una tartaruga, neanche in decomposizione, all’uomo. E per questo motivo non sono sempre previste le autopsie sui resti di questi animali. Ma vi dirò di più. Gli studiosi di biologia ritengono addirittura che è sempre auspicabile che la decomposizione di detti animali spiaggiati avvenga sulla spiaggia, questo per assecondare il ciclo naturale della vita.
Ovvio che si preferisce, per motivi di igiene, decoro e immagine delle nostre spiagge, spendere le 300 euro necessarie allo smaltimento della carcassa e ripulire il tratto di spiaggia interessato nell’immediato.
Ho seguito con attenzione il dibattito che si è sviluppato ieri sera sulla bacheca Facebook del consigliere Gianpaolo Scorrano e ritengo di dover aggiungere alcune informazioni e, allo stesso tempo, tranquillizzare coloro che hanno paura di una recrudescenza del fenomeno dello spiaggiamento delle carcasse di caretta caretta.
Ho avuto modo di sentire il biologo Dott. Giacomo Marzano, responsabile del Centro Tartarughe del Bosco di Rauccio e responsabile del Progetto Nazionale Tartarughe Marine (Chelon) e mi ha riferito che per poter parlare di recrudescenze o vere e proprie epidemie dovremmo contare almeno una trentina di spiaggiamenti di carcasse al giorno. E questo non è il nostro caso. Per fortuna. Possiamo stare relativamente tranquilli.
Relativamente perché, comunque, la moria delle testuggini nei nostri mari è un problema serio che, anche se in questo momento è stazionario, non deve essere sottovalutato.
Torno su questo argomento per ricordare a tutti che sono circa 100.000 le tartarughe che ogni anno muoiono nel mar Mediterraneo per colpa delle attività umane sotto costa. Che una carcassa di tartaruga spiaggiata sul nostro litorale può essere morta dall’altra parte del Mediterraneo e trascinata qui dalle correnti. Le cause sono sempre le stesse: la pesca, la navigazione con barche a motore, gli scarichi civili e industriali, la plastica e i micro frammenti di plastica che finiscono in mare, la presenza degli stabilimenti balneari e delle spiagge attrezzate e, anche, purtroppo, la nostra stessa fruizione estiva degli arenili.
Amici miei, è triste ammetterlo. Ma è così: non solo le nostre attività sotto costa come la pesca con le reti. Non solo le eliche dei motori, gli scarichi dei reflui, spesso dannosi anche se depurati. Non solo le tonnellate di plastica con cui stiamo distruggendo il Mare Nostrum. Anche la nostra presenza in spiaggia concorre in maniera pesante alla diminuzione degli esemplari. Dobbiamo riflettere, infatti, che le tartarughe presenti nel Mediterraneo usano riprodursi depositando le proprie uova sulle nostre spiagge, sistemandole a pochi decimetri di profondità sotto la sabbia, nel periodo compreso tra giugno e agosto. Capirete bene, quindi, che, durante questo range di tempo, anche una semplice passeggiata in spiaggia può compromettere le ulve. Per non parlare poi degli ombrelloni e delle strutture degli stabilimenti balneari.
Con questo non voglio assolutamente puntare il dito contro le attività da spiaggia e la fruizione delle nostre coste. Il turismo e la possibilità di balneazione sono degli argomenti per noi importantissimi. Di vitale importanza oggi per il Salento tutto. Ma una riflessione, almeno, dobbiamo farla, ogni tanto.
Trovare un compromesso deve essere la nostra sfida per il futuro", conclude Guido.
Sempre questa mattina ho chiamato poi il Comandante della Capitaneria di San Cataldo, Simone Gatto, il quale mi ha riferito di aver già predisposto l’intensificazione dei controlli su tutte le attività sotto costa al fine di arginare il fenomeno della pesca illegale e delle reti abusive.
Ricordo a tutti - spiega Guido - che una carcassa di tartaruga spiaggiata, in quanto trattasi di rettili, non procura pericoli alla salute umana. E che, pertanto, non esistono malattie trasmissibili da una tartaruga, neanche in decomposizione, all’uomo. E per questo motivo non sono sempre previste le autopsie sui resti di questi animali. Ma vi dirò di più. Gli studiosi di biologia ritengono addirittura che è sempre auspicabile che la decomposizione di detti animali spiaggiati avvenga sulla spiaggia, questo per assecondare il ciclo naturale della vita.
Ovvio che si preferisce, per motivi di igiene, decoro e immagine delle nostre spiagge, spendere le 300 euro necessarie allo smaltimento della carcassa e ripulire il tratto di spiaggia interessato nell’immediato.
Ho seguito con attenzione il dibattito che si è sviluppato ieri sera sulla bacheca Facebook del consigliere Gianpaolo Scorrano e ritengo di dover aggiungere alcune informazioni e, allo stesso tempo, tranquillizzare coloro che hanno paura di una recrudescenza del fenomeno dello spiaggiamento delle carcasse di caretta caretta.
Ho avuto modo di sentire il biologo Dott. Giacomo Marzano, responsabile del Centro Tartarughe del Bosco di Rauccio e responsabile del Progetto Nazionale Tartarughe Marine (Chelon) e mi ha riferito che per poter parlare di recrudescenze o vere e proprie epidemie dovremmo contare almeno una trentina di spiaggiamenti di carcasse al giorno. E questo non è il nostro caso. Per fortuna. Possiamo stare relativamente tranquilli.
Relativamente perché, comunque, la moria delle testuggini nei nostri mari è un problema serio che, anche se in questo momento è stazionario, non deve essere sottovalutato.
Torno su questo argomento per ricordare a tutti che sono circa 100.000 le tartarughe che ogni anno muoiono nel mar Mediterraneo per colpa delle attività umane sotto costa. Che una carcassa di tartaruga spiaggiata sul nostro litorale può essere morta dall’altra parte del Mediterraneo e trascinata qui dalle correnti. Le cause sono sempre le stesse: la pesca, la navigazione con barche a motore, gli scarichi civili e industriali, la plastica e i micro frammenti di plastica che finiscono in mare, la presenza degli stabilimenti balneari e delle spiagge attrezzate e, anche, purtroppo, la nostra stessa fruizione estiva degli arenili.
Amici miei, è triste ammetterlo. Ma è così: non solo le nostre attività sotto costa come la pesca con le reti. Non solo le eliche dei motori, gli scarichi dei reflui, spesso dannosi anche se depurati. Non solo le tonnellate di plastica con cui stiamo distruggendo il Mare Nostrum. Anche la nostra presenza in spiaggia concorre in maniera pesante alla diminuzione degli esemplari. Dobbiamo riflettere, infatti, che le tartarughe presenti nel Mediterraneo usano riprodursi depositando le proprie uova sulle nostre spiagge, sistemandole a pochi decimetri di profondità sotto la sabbia, nel periodo compreso tra giugno e agosto. Capirete bene, quindi, che, durante questo range di tempo, anche una semplice passeggiata in spiaggia può compromettere le ulve. Per non parlare poi degli ombrelloni e delle strutture degli stabilimenti balneari.
Con questo non voglio assolutamente puntare il dito contro le attività da spiaggia e la fruizione delle nostre coste. Il turismo e la possibilità di balneazione sono degli argomenti per noi importantissimi. Di vitale importanza oggi per il Salento tutto. Ma una riflessione, almeno, dobbiamo farla, ogni tanto.
Trovare un compromesso deve essere la nostra sfida per il futuro", conclude Guido.