Tap, Emiliano riunisce tavolo tecnico con sindaci

BARI - Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha riunito il tavolo tecnico politico sulla vicenda Tap.

L'incontro si è tenuto ieri sera in videoconferenza alla presenza del presidente Emiliano, gli assessori Loredana Capone, Salvatore Negro e Sebastiano Leo (in presidenza a Bari) e, dalla sede di Lecce della Regione Puglia, i sindaci e rappresentanti istituzionali del territorio salentino che hanno partecipato alle proteste contro il cantiere Tap di Melendugno dove si è cominciato a spostare gli ulivi.

All’incontro a Bari erano presenti anche il capo dell’Avvocatura, Rossana Lanza, il segretario generale della Presidenza Roberto Venneri e il capo di Gabinetto Claudio Stefanazzi.

Al centro della discussione, l’accordo tra Regione e Comuni per proseguire congiuntamente le azioni legali finalizzate allo spostamento dell'approdo del gasdotto da San Foca (dove è localizzato) a quello indicato dai territori presso Squinzano (Le): quello di ieri è stato il primo passo del Comitato permanente tecnico politico.

“Il governo – ha detto Emiliano, che vuole realizzare un’opera strategica, pretende di farla arrivare su di una delle più belle spiagge dell’Adriatico pugliese.

Noi abbiamo suggerito di spostarla trenta chilometri più a nord, abbiamo il consenso del consiglio comunale di Squinzano e questo ci consentirebbe di far arrivare il tubo in un’area già compromessa da punto di vista industriale, a ridosso della centrale Enel di Cerano.

Il Governo invece s’è incaponito, per questione di tempi, probabilmente, a farlo arrivare per forza a San Foca.

Che è un luogo nel quale la comunità ritiene che la presenza del gasdotto spezzerebbe il sogno coltivato da molti anni e con successo, di dedicare tutta l’area al turismo, che è strepitosa dal punto di vista ambientale con parchi costieri molto belli. La presenza dell’infrastruttura, aldilà del suo impatto visivo, comprometterebbe secondo le comunità locali l’immagine complessiva dell’area”.

“La questione dell’espianto degli ulivi – ha proseguito - non è il cuore della vicenda: ogni anno spostiamo centinaia di migliaia di ulivi perché l’ulivo è una pianta che può essere spostata e ripiantata. Per la comunità il problema è politico, non legale: perché abusare della volontà popolare e imporre un’opera che tutti i sindaci stanno chiedendo di spostare in un altro luogo con la disponibilità della Regione a realizzarla altrove. Questo modo di governare viene contestato dalla gente”.

“Ora – ha aggiunto - la popolazione si sta concentrando sulla questione degli ulivi perché subisce l’imposizione di un’opera che non desiderano e che può essere spostata in un Comune che la vuole, dove purtroppo c’è una zona costiera già industrializzata e dove si immagina di ottenere vantaggi economici anche per disinquinare l’area dove il gasdotto potrebbe arrivare. Dal punto di vista politico e tecnico lo spostamento del gasdotto è certamente possibile. Al contrario, con l’arrivo così a sud del gasdotto Tap, occorre costruire 55 chilometri di gasdotto onshore, terrestre, per riagganciare la dorsale SNAM a Mesagne, più a Nord”.

Per Emiliano “La Via – valutazione di impatto ambientale - è nuovamente aperta, perché il progetto del consorzio Tap ha ricevuto decine di osservazioni. Alcune di queste osservazioni riguardano il micro tunnel, il cui progetto è in via di riesame. Lo spostamento degli ulivi, per un’opera che non è ancora cantierizzabile, visto che è ancora aperta la discussione sulla Via nazionale, è illegale. Le grandi multinazionali come Tap stanno facendo una grande pressione sul governo nazionale e vogliono proseguire dritto, nonostante la nostra disponibilità a spostare l’opera di soli trenta chilometri. Ci sono troppe incongruità che danno l’idea che il gasdotto debba per forza arrivare lì, nonostante il parere delle popolazioni locali. Questo è un modo di governare che scarica tutto sulla polizia, a cui va anche la mia solidarietà perché i poliziotti salentini devono contrapporsi ai loro fratelli contadini. E’ incredibile che questa sia una questione che debba essere regolata dal questore e dal prefetto e dalle forze di polizia con i caschi e i manganelli. Avremmo potuto trovare una soluzione diversa qualora il governo non si fosse incaponito su una localizzazione sbagliata dal punto di vista politico oltre che tecnico”.

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