BARI - Questa mattina il sindaco Antonio Decaro ha partecipato alla cerimonia svoltasi presso il Sacrario dei caduti d'oltremare in onore dei festeggiamenti per il 72° anniversario della Liberazione.
Di seguito l'intervento del sindaco:
"Autorità civili, religiose e militari,
compagni e amici dell’ANPI,
cittadine e cittadini,
sono lieto di essere ancora una volta qui, con voi, per celebrare la Liberazione del nostro Paese!
Di questo ringrazio l’ANPI, le associazioni combattentistiche, le Forze armate e, in particolare, la 3^ Regione aerea dell’Aeronautica militare che ogni anno si prodiga, con competenza e passione, per ricongiungerci in questo luogo sacro e bellissimo e ricordare a tutti noi l’importanza di mantenere vivo il ricordo dei valori sui quali abbiamo costruito l’Italia repubblicana.
Oggi ricordiamo il 25 aprile di 72 anni fa, quando la lotta di Liberazione contro il nazifascismo ebbe il suo epilogo con la vittoria contro la barbarie della dittatura e della guerra, quando il sacrificio di decine di migliaia di italiani consentì al Paese una nuova prospettiva di libertà e democrazia. Un sacrificio che racconta ancora oggi la passione civile, il fervore delle idee, l’amore per la nostra Italia, così profondamente colpita, nella sua storia e nel suo orgoglio, in quella stagione buia.
Ed è in onore dei nostri caduti e della nostra libertà, che, oggi come allora, dobbiamo ritrovarci uniti per raggiungere l’obiettivo più grande: far sì che tutti i Paesi e tutti i popoli siano finalmente liberi degli orrori della guerra.
É necessario rigettare con forza le logiche di morte e di sopraffazione - troppi sono ancora i teatri di guerra, troppo l’orrore e la violenza nel mondo - consapevoli che il nostro futuro passa dalla capacità quotidiana di noi tutti, di non tradire le ragioni della democrazia, della tolleranza e del dialogo.
Vorrei quindi, qui oggi, ricordare il legame profondo e indissolubile che c’è tra la Resistenza e la Costituzione, sancito dall’art. 11 della nostra Carta: “L’Italia ripudia la Guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli…”.
Questa frase rappresenta insieme un monito e una sfida impegnativa, alla quale siamo tutti chiamati a dare il nostro contributo per il bene del nostro Paese e per il futuro dei nostri figli.
Gli italiani devono dimostrare ancora una volta di essere fieri testimoni degli insegnamenti che la Resistenza ha lasciato in eredità a noi tutti.
Per questo è nostro dovere, in tutte le sedi opportune e riconosciute dal diritto internazionale, a cominciare dalle istituzioni europee, rigettare ogni istanza di guerra, ovunque si presenti, e far prevalere la ragione e il diritto alla vita, sugli interessi particolari, siano essi economici, politici o religiosi.
Così come dobbiamo continuare a lavorare per contrastare, passo dopo passo, ogni forma di privazione di diritti, ogni totalitarismo che rischia di diffondersi e crescere nelle pieghe di una società che rischia di essere sopraffatta dalla paura.
Mi piace qui ricordare una frase di Erodoto, storico dell’antica grecia, considerato il padre della storia e, con essa, della civiltà,: “Non esiste uomo folle al punto di preferire la guerra alla pace. In pace i figli seppelliscono i padri, in guerra sono invece i padri a seppellire i figli”.
Hanno imparato bene questa lezione l’Italia e gli italiani che si lasciarono lusingare dalla dittatura fascista e da una promessa di sicurezza e benessere che altro non era, se non la moneta di scambio per la loro libertà.
Conoscono bene questa vicenda i baresi. Voglio qui, ancora una volta, ricordare i valorosi ragazzi di Bari Vecchia, i lavoratori del Porto di Bari, il giovanissimo Michele Romito, le vittime innocenti di via Nicolò dell’Arca, voglio ricordare il sacrificio del generale Bellomo e Giorgio Salamanna, testimone del dramma di tanti giovanissimi pugliesi strappati ai loro affetti e alla loro terra per combattere una insensata e drammatica guerra nei Balcani. Vorrei onorare qui, con voi, anche le tante esperienze che hanno fatto della nostra città un presidio di resistenza e lotta per la libertà di tutti gli italiani in quegli anni: penso alle tante cittadine e cittadini, ai giovani intellettuali, agli esponenti politici che parteciparono alla prima assemblea del Comitato di Liberazione Nazionale nel teatro Piccinni, nel gennaio del 1944, desiderosi di dare il proprio contributo alla storia e al futuro di questo Paese.
Sul petto di tutti quei figli della città di Bari, noi oggi appuntiamo idealmente la medaglia d’oro al merito civile per la lotta di liberazione e la Resistenza di cui la nostra città è stata insignita.
Libertà e diritti che oggi ci rendono lo straordinario Paese che siamo, capace ancora di dare lezioni di umanità a tutto il mondo. Resistono, infatti, e lottano per garantire il diritto alla libertà dei popoli e degli individui tutti i volontari che ogni giorno tendono la mano alle centinaia di donne, bambini e uomini che vedono in questa terra la speranza della libertà dalle oppressioni che purtroppo a poche decine di miglia dalle nostre coste, sono ancora tollerate.
Resistere significa andare controcorrente, avere il coraggio di essere un sindaco che non rinuncia ad accogliere, a discutere con i propri concittadini, a contrastare i subdoli tentativi del malaffare di insinuarsi nelle pratiche quotidiane, avere la forza di insegnare che non sempre la strada giusta è quella più breve o la più facile.
Per questo voglio ricordare qui la mia collega sindaca di Lampedusa, Giusy Nicolini, insignita qualche giorno fa del premio Unesco per la pace. A lei, sindaco di frontiera, sempre in prima linea per difendere la libertà degli ultimi, dedico questo 25 aprile, giornata di memoria, di valore civile e di resistenza.
Ognuno di noi può scegliere ogni giorno da che pare stare ed essere partigiano nelle proprie battaglie, silenziose, quotidiane, piccole e grandi che siano, perché schierarsi, avere la voglia e la determinazione di non restare indifferenti davanti a quello che accade oltre i confini della nostra casa, del nostro quartiere, delle nostre comunità, sono gli unici strumenti che abbiamo per onorare la grande storia del nostro Paese.
L’auspicio che voglio condividere con tutti voi è quello di saper andare oltre l’indifferenza dei singoli e di impegnarci per fare delle nostre singole battaglie un movimento collettivo che determini un cambiamento reale per promuovere la libertà e l’emancipazione sociale e culturale di migliaia di donne e uomini, cui ancora oggi questi diritti sono negati.
È questo l’impegno che dobbiamo prendere con la nostra storia, con la storia di chi ha vissuto la stagione della Resistenza, con chi in quegli anni non ha esitato a rischiare la vita per consegnarci un Paese libero e democratico. Viva la libertà, viva la democrazia, viva l’Italia".
Di seguito l'intervento del sindaco:
"Autorità civili, religiose e militari,
compagni e amici dell’ANPI,
cittadine e cittadini,
sono lieto di essere ancora una volta qui, con voi, per celebrare la Liberazione del nostro Paese!
Di questo ringrazio l’ANPI, le associazioni combattentistiche, le Forze armate e, in particolare, la 3^ Regione aerea dell’Aeronautica militare che ogni anno si prodiga, con competenza e passione, per ricongiungerci in questo luogo sacro e bellissimo e ricordare a tutti noi l’importanza di mantenere vivo il ricordo dei valori sui quali abbiamo costruito l’Italia repubblicana.
Oggi ricordiamo il 25 aprile di 72 anni fa, quando la lotta di Liberazione contro il nazifascismo ebbe il suo epilogo con la vittoria contro la barbarie della dittatura e della guerra, quando il sacrificio di decine di migliaia di italiani consentì al Paese una nuova prospettiva di libertà e democrazia. Un sacrificio che racconta ancora oggi la passione civile, il fervore delle idee, l’amore per la nostra Italia, così profondamente colpita, nella sua storia e nel suo orgoglio, in quella stagione buia.
Ed è in onore dei nostri caduti e della nostra libertà, che, oggi come allora, dobbiamo ritrovarci uniti per raggiungere l’obiettivo più grande: far sì che tutti i Paesi e tutti i popoli siano finalmente liberi degli orrori della guerra.
É necessario rigettare con forza le logiche di morte e di sopraffazione - troppi sono ancora i teatri di guerra, troppo l’orrore e la violenza nel mondo - consapevoli che il nostro futuro passa dalla capacità quotidiana di noi tutti, di non tradire le ragioni della democrazia, della tolleranza e del dialogo.
Vorrei quindi, qui oggi, ricordare il legame profondo e indissolubile che c’è tra la Resistenza e la Costituzione, sancito dall’art. 11 della nostra Carta: “L’Italia ripudia la Guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli…”.
Questa frase rappresenta insieme un monito e una sfida impegnativa, alla quale siamo tutti chiamati a dare il nostro contributo per il bene del nostro Paese e per il futuro dei nostri figli.
Gli italiani devono dimostrare ancora una volta di essere fieri testimoni degli insegnamenti che la Resistenza ha lasciato in eredità a noi tutti.
Per questo è nostro dovere, in tutte le sedi opportune e riconosciute dal diritto internazionale, a cominciare dalle istituzioni europee, rigettare ogni istanza di guerra, ovunque si presenti, e far prevalere la ragione e il diritto alla vita, sugli interessi particolari, siano essi economici, politici o religiosi.
Così come dobbiamo continuare a lavorare per contrastare, passo dopo passo, ogni forma di privazione di diritti, ogni totalitarismo che rischia di diffondersi e crescere nelle pieghe di una società che rischia di essere sopraffatta dalla paura.
Mi piace qui ricordare una frase di Erodoto, storico dell’antica grecia, considerato il padre della storia e, con essa, della civiltà,: “Non esiste uomo folle al punto di preferire la guerra alla pace. In pace i figli seppelliscono i padri, in guerra sono invece i padri a seppellire i figli”.
Hanno imparato bene questa lezione l’Italia e gli italiani che si lasciarono lusingare dalla dittatura fascista e da una promessa di sicurezza e benessere che altro non era, se non la moneta di scambio per la loro libertà.
Conoscono bene questa vicenda i baresi. Voglio qui, ancora una volta, ricordare i valorosi ragazzi di Bari Vecchia, i lavoratori del Porto di Bari, il giovanissimo Michele Romito, le vittime innocenti di via Nicolò dell’Arca, voglio ricordare il sacrificio del generale Bellomo e Giorgio Salamanna, testimone del dramma di tanti giovanissimi pugliesi strappati ai loro affetti e alla loro terra per combattere una insensata e drammatica guerra nei Balcani. Vorrei onorare qui, con voi, anche le tante esperienze che hanno fatto della nostra città un presidio di resistenza e lotta per la libertà di tutti gli italiani in quegli anni: penso alle tante cittadine e cittadini, ai giovani intellettuali, agli esponenti politici che parteciparono alla prima assemblea del Comitato di Liberazione Nazionale nel teatro Piccinni, nel gennaio del 1944, desiderosi di dare il proprio contributo alla storia e al futuro di questo Paese.
Sul petto di tutti quei figli della città di Bari, noi oggi appuntiamo idealmente la medaglia d’oro al merito civile per la lotta di liberazione e la Resistenza di cui la nostra città è stata insignita.
Libertà e diritti che oggi ci rendono lo straordinario Paese che siamo, capace ancora di dare lezioni di umanità a tutto il mondo. Resistono, infatti, e lottano per garantire il diritto alla libertà dei popoli e degli individui tutti i volontari che ogni giorno tendono la mano alle centinaia di donne, bambini e uomini che vedono in questa terra la speranza della libertà dalle oppressioni che purtroppo a poche decine di miglia dalle nostre coste, sono ancora tollerate.
Resistere significa andare controcorrente, avere il coraggio di essere un sindaco che non rinuncia ad accogliere, a discutere con i propri concittadini, a contrastare i subdoli tentativi del malaffare di insinuarsi nelle pratiche quotidiane, avere la forza di insegnare che non sempre la strada giusta è quella più breve o la più facile.
Per questo voglio ricordare qui la mia collega sindaca di Lampedusa, Giusy Nicolini, insignita qualche giorno fa del premio Unesco per la pace. A lei, sindaco di frontiera, sempre in prima linea per difendere la libertà degli ultimi, dedico questo 25 aprile, giornata di memoria, di valore civile e di resistenza.
Ognuno di noi può scegliere ogni giorno da che pare stare ed essere partigiano nelle proprie battaglie, silenziose, quotidiane, piccole e grandi che siano, perché schierarsi, avere la voglia e la determinazione di non restare indifferenti davanti a quello che accade oltre i confini della nostra casa, del nostro quartiere, delle nostre comunità, sono gli unici strumenti che abbiamo per onorare la grande storia del nostro Paese.
L’auspicio che voglio condividere con tutti voi è quello di saper andare oltre l’indifferenza dei singoli e di impegnarci per fare delle nostre singole battaglie un movimento collettivo che determini un cambiamento reale per promuovere la libertà e l’emancipazione sociale e culturale di migliaia di donne e uomini, cui ancora oggi questi diritti sono negati.
È questo l’impegno che dobbiamo prendere con la nostra storia, con la storia di chi ha vissuto la stagione della Resistenza, con chi in quegli anni non ha esitato a rischiare la vita per consegnarci un Paese libero e democratico. Viva la libertà, viva la democrazia, viva l’Italia".