Il comunicato della Caritas diocesana è chiaro: “Ogni guerra è crimine, follia, suicidio dell’umanità, avventura senza ritorno. Stiamo e restiamo dalla parte delle vittime non solo per aiutarle a sopravvivere alla guerra, ma anche a costruire un futuro durevole di pace basato sulla cultura della nonviolenza. Solo grazie ai giovani, la nonviolenza potrà finalmente tornare a sbocciare nella sofferente nazione siriana, come un fiore tra le macerie. Così come stiamo e restiamo dalla parte delle vittime in Congo, in Sud Sudan, in Yemen, dove i bombardamenti avvengono anche con armi italiane. A Idlib in Siria si è parlato di uso di armi chimiche, di gas. Sappiamo che in guerra la verità è la prima vittima, ma chiediamo a gran voce che sia appurata. Nel contempo chiediamo un deciso impegno a porre fine a questa follia, evitando il rischio reale dell’assuefazione e rassegnazione di fronte ad una terza guerra mondiale combattuta ‘a pezzi’”.
Alla vigilia del triduo pasquale all’esterno della chiesa di Sant’Antonio si potrà portare un fiore da porre sotto la croce: un segno di solidarietà e di scelta della nonviolenza. Verrà consegnata una preghiera per educare e diffondere alla pace e si terminerà con un breve momento di preghiera silenziosa.
Tra i riti della passione di Cristo, forse questa giornata è quella che dovrebbe far riflettere tutti gli uomini e le donne che si dicono di buona volontà.